Vincitore del Premio Nobel per la letteratura 2025, László Krasznahorkai è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti, che descrivono la vita in Ungheria, il suo paese natale (che ha lasciato nel 1987, e che ha criticato di recente, schierandosi contro Viktor Orbán) – Viaggio tra i libri dell’autore di “Satantango” e “Melancolia della resistenza”, che nel 2026 tornerà con “Panino non c’è più”

Come abbiamo raccontato, il Premio Nobel per la letteratura 2025 è stato assegnato allo scrittore ungherese László Krasznahorkai, già vincitore nel 2015 del Man Booker International Prize.

La motivazione dell’Accademia di Stoccolma fa riferimento alla “sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte“.

Autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti, il vincitore del più ambito riconoscimento letterario ha spesso descritto la società ungherese trattando temi come la povertà, la libertà e, più in generale, la politica.

La critica a Viktor Orbán e all’Ungheria, che ha lasciato nel 1987

A conferma della sua attenzione per le questioni politiche più delicate e attuali, in un’intervista del 2024 al Corriere della Sera, Krasznahorkai ha affrontato, tra l’altro, i rapporti tra l’Italia e la sua terra natale (lasciata nel 1987), e in particolare tra la premier italiana Giorgia Meloni e Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria: “(…) Quella che lui – Orbán, ndr propone è una versione malata, aggressiva e frustrata del patriottismo. E questo potrebbe essere letale per gli ungheresi. Perché in gran parte gli ungheresi non sono coraggiosi, consapevoli, creativi e attivi, bensì codardi, pusillanimi, e passivi. Non hanno bisogno di profeti, ma di falsi profeti. Perché temono in continuazione per la propria sicurezza. Ed è questo che Orbán ha colto bene, ed è per questo che ha gioco facile con loro. Orbán è la tragedia degli ungheresi”. Parole durissime verso il suo Paese d’origine, dunque.

László Krasznahorkai

László Krasznahorkai nella foto di Lenke Szilágyi

Racconta infatti, sempre al Corriere, che “sotto il comunismo, nel periodo del consolidamento di Kádár, quando io ero giovane, l’immutabilità, la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe stato esattamente identico al giorno prima era una nostra esperienza fondamentale…”; una frase che, meglio di altre, prova a spiegare lo stretto rapporto che c’è tra la Storia ungherese, in parte vissuta in prima persona dallo scrittore e sceneggiatore, e le trame delle sue opere.

In attesa dell’uscita del nuovo romanzo, Panino non c’è più, che sarà pubblicato da Bompiani nel 2026, con la traduzione di Dóra Várnai, i lettori e le lettrici italiane possono (ri)scoprire le opere finora pubblicate in Italia dell’autore ungherese che, come nella tradizione europea di Franz Kafka e Thomas Bernhard, “racconta l’assurdo e gli eccessi del grottesco” (come commentato dalla Swedish Academy).

I libri di László Krasznahorkai

Satantango

copertina di Satantango

Iniziamo questo percorso tra i libri di László Krasznahorkai con Satantango (pubblicato da Bompiani con la traduzione di Dóra Várnai), scritto tra il 1980 e il 1985, “un’epoca in cui la povertà esisteva ancora”. Così afferma l’autore, intervistato da Vanni Santoni per la rivista Le parole e le cose durante l’edizione 2025 di Testo, aggiungendo: “Oggi non esiste più… La povertà, che possedeva una propria cultura, è stata soppiantata dalla miseria“.

I protagonisti di questo romanzo vivono nella campagna ungherese, in una cooperativa agricola prossima alla chiusura. Tutti vogliono andarsene e restano in attesa del denaro che riceveranno al cessare dell’attività. Ma i loro piani saranno sconvolti dall’arrivo, improvviso, del carismatico Irimiás, sparito due anni prima e dato da tutti per morto. E così comincia per i lavoratori l’attesa, l’avvento di qualcosa che li può liberare ma che avrà conseguenze importanti sulle loro vite. Il romanzo, che sarà ripubblicato l’anno prossimo, è stato finalista al Premio Strega Europeo 2017.

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Melancolia della resistenza

copertina di Melancolia della resistenza

Nel 2015 Krasznahorkai viene insignito del Man Booker International Prize per Melancolia della resistenza (pubblicato in Italia nel 2018 da Bompiani con la traduzione di Dora Mészáros e Bruno Ventavoli). Come affermato dalla giuria del premio, “il libro nel suo complesso potrebbe essere descritto come una visione, satirica e profetica, dell’oscura provincia storica che va sotto il nome di civiltà occidentale“. La trama ruota attorno all’arrivo di un circo in una piccola città ungherese, dominata dall’incertezza e dalla decadenza. Ospite d’onore è una balena imbalsamata, la più grande al mondo. L’arrivo della compagnia circense fa esplodere il cambiamento, proprio mentre i cittadini sono in attesa di un segno…

Il ritorno del barone Wenckheim

copertina di Il ritorno del barone Wenckheim

Tra i romanzi dell’autore premio Nobel 2025 anche Il ritorno del barone Wenckheim (Bompiani, 2019 con la traduzione di Dóra Várnai). Protagonista di questo libro è il barone Béla Wenckheim, figura avvolta nel mistero che torna nel paese natale, nella sperduta provincia ungherese. A causa dei debiti di gioco è fuggito dall’Argentina e non desidera altro che riunirsi al grande amore di gioventù, la sua Marietta (come ama chiamarla lui) o Marika (come invece la conoscono tutti). Il suo arrivo, però, è accompagnato da un rincorrersi di voci e pettegolezzi.

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Guerra e guerra

copertina di Guerra e guerra

Sempre per Bompiani esce in Italia nel 2020 (con la traduzione di Dóra Várnai) Guerra e guerra. Ancora ambientazioni ungheresi, in questo romanzo: in un piccolo villaggio viene ritrovato un antico manoscritto dal valore inestimabile, che narra le avventure di quattro personaggi in diverse epoche storiche, tutte accomunate da uno stato di guerra permanente. György Korin, il protagonista, è un archivista solitario che decide di portare il misterioso volume con sé a New York,  per poterlo trascrivere, consegnarlo alla Rete e renderlo immortale. Il romanzo prosegue con la storia di questa missione, tra incontri e scoperte, tra la brutalità e la bellezza del Mondo.

Seiobo è discesa quaggiù

Copertina di Seiobo è discesa quaggiù László Krasznahorkai

E ancora nel 2021 Bompiani pubblica Seiobo è discesa quaggiù, una raccolta di racconti tradotta da Dóra Várnai. In queste storie, tra maschere del teatro No, icone russe, un giardino di alberi di pesco che fioriscono una volta ogni tremila anni, un airone che aspetta sulle sponde di un fiume giapponese, il premio Nobel 2025 Krasznahorkai si interroga sulla ricerca del sacro, sull’arte e la creazione attraversando città diverse, nel tempo e nello spazio: dalla Persia antica e la Firenze del Perugino, fino alla Kyoto contemporanea.

Herscht 07769

Herscht 07769

Nel 2022 la stessa Bompiani (sempre con la traduzione di Dóra Várnai) ha pubblicato Herscht 07769. Protagonista del romanzo la piccola città di Kala, in Turingia, che, proprio a causa della sua desolazione, attrae un gruppo di neonazisti. Se i pochi abitanti guardano con sospetto i nuovi arrivati, Florian Herscht è convinto di avere amici da entrambe le parti… ma crede anche che la fine del mondo stia arrivando e per questo scrive ossessivamente ad Angela Merkel. Parlando dello stile della sua scrittura e del romanzo in questione, Krasznahorkai ha sottolineato l’importanza delle parole e della musica: “(…) la melodia, il ritmo, e soprattutto la velocità la fanno da padroni. Sono loro a decidere tutto”.

In particolare, sempre a Le parole e le cose l’autore, a proposito del suo stile fatto spesso di frasi molto lunghe (Herscht 07769 è addirittura composto da una sola frase), spiegava: “(…) La frase breve a essere artificiale, è una gran bella invenzione, ma è artificiale, l’abbiamo creata noi, mentre il discorso letterario che porto avanti io è in realtà un’unica frase ininterrotta, alla fine della quale il punto fermo sarà messo dal Signore. Se vorrà farlo”.

Avanti va il mondo

Avanti va il mondo del premio nobel per la letteratura László Krasznahorkai

Spazio anche ai racconti. Tra i libri di Krasznahorkai troviamo poi Avanti va il mondo (2024, Bompiani, traduzione di Dóra Várnai): una raccolta di ventuno storie, tutte raccontate dalla stessa voce narrante. Il titolo dell’opera riprende quello di uno dei racconti. Krasznahorkai racconta un’umanità che si interroga e cerca di capire il mondo che nel frattempo prosegue sulla sua strada. In occasione di Letterature Festival internazionale di Roma 2025, l’autore è stato intervistato da Rai Cultura e ha affermato che la sua scrittura “nasce sempre da un’urgenza”.

I film di László Krasznahorkai

Nel corso della sua carriera László Krasznahorkai ha lavorato anche come sceneggiatore, scrivendo cinque film con il regista ungherese Béla Tarr. Due di questi sono tratti proprio dai romanzi del Premio Nobel 2025: Satantango (1994) è tratto dall’omonimo libro e, come raccontato da Internazionale, è stato molto apprezzato da Susan Sontag, la quale ha scritto – nonostante la durata di sette ore della pellicola – che “Lo rivedrei ogni anno della mia vita fino al giorno della mia morte”. Nel 2000 invece è stato realizzato Le armonie di Werckmeister, ispirato a Melancolia della resistenza.

Risale però al 1988 il primo lavoro tra i due artisti ungheresi: il film girato in bianco e nero Perdizione. Seguono poi L’uomo di Londra (2007) e Il cavallo di Torino (2011).

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