“Il cuore del polpo” racconta la storia dell’immaturità sentimentale e dell’insoddisfazione profonda di un uomo che potrebbe essere un vicino di casa, un amico, un fratello. Mariateresa Boffo dà vita a un protagonista che si avviluppa intorno ai suoi tre grandi amori, proprio come il polipo con i suoi tre cuori…

Quando si leggono storie di donne, spesso si affiancano a racconti di mariti confusi, compagni incompresi, padri violenti, fratelli e amici in crisi. Si parla di uomini che non sanno: cosa vogliono e cosa vogliono le donne da loro.

I soggetti che racconta Mariateresa Boffo, nata a Biella nel 1966, in Il cuore del polpo (Enrico Damiani Editore), sono figure fragili, che odiano non sentirsi al centro del mondo. Il suo è un romanzo che cerca di rappresentare e a dare voce a un problema odierno: la crisi della mascolinità.

Il cuore del polpo Boffo

Giovanni Ferraro ha una vita banale: è un liceale piemontese con pochi amici, vive l’insofferenza per la provincia, l’invadenza della madre, la sua prima cotta. Fino a diventare uomo, marito e padre, ma senza mai farsi adulto.

La storia di Ferraro si intreccia con i suoi tre grandi amori: Julie, francese incontrata a sedici anni in vacanza; Carmela, avvocatessa siciliana; e Bianca, moglie e madre di suo figlio Massimiliano. Donne che lo abbandonano o che, dopo il parto, invece di gioire, si allontanano pian piano.

Come il polpo con i suoi tre cuori, il protagonista si avviluppa intorno alle sue tre storie in un labirinto in cui non è possibile distrarsi. Quando muore sua madre (per colpa sua?) è l’ultima dolorosa esperienza di abbandono. Giovanni crolla, con conseguenze terribili.

Boffo, dopo la pubblicazione di Senza Mani (La Tartaruga) e la sua esperienza a Londra come Senior Commissioning Editor per Penguin Classics, scrive un romanzo incentrato sull’immaturità sentimentale e l’insoddisfazione profonda di un uomo che potrebbe essere un vicino di casa, un amico, un fratello. Una persona comune che affronta la trappola della normalità.

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