Così come nella drammatica realtà di queste settimane, anche nel thriller d’esordio di Grethe Bøeha i rapporti tra Nato e Russia non sono mai stati così tesi… Su ilLibraio.it Marco Buticchi, maestro italiano del romanzo d’avventura, presenta “Mayday”, il libro della sceneggiatrice e regista norvegese, e parla delle volte in cui la fiction anticipa la realtà…

Era il 1998. Alla tavola rotonda sul romanzo partecipavano alcuni scrittori italiani e stranieri. Appena iniziata la conferenza, Corrado Augias mi chiese a bruciapelo come mai gli autori di romanzi d’avventura riuscissero spesso a prevedere gli avvenimenti futuri. Io risposi che ne conoscevo uno soltanto dotato di certi poteri. Mi permetto di consigliarlo anche a chi mi sta leggendo perché sono convinto si farà strada nel mondo del romanzo. Si chiamava Jules Verne e dalla sua penna sono uscite decine e decine di indimenticabili romanzi d’avventura, spesso erroneamente derubricati a ‘letteratura per ragazzi’. Scherzi a parte, ad Augias risposi con un diplomatico “Il futuro è nell’aria, basta avere sensi acuti per annusarlo e capacità sufficienti per descriverlo”.

Sin dalle prime battute del romanzo d’esordio di Grethe Bøe, Mayday (in libreria per Longanesi), ho incominciato a sentire il profumo di un futuro talmente vicino e ben descritto da apparire contemporaneo: le tensioni internazionali, le violazioni degli spazi aerei in un mondo che diventa improvvisamente troppo piccolo per accogliere anche i prepotenti, le mire espansionistiche di moderni dittatori, la minaccia di una guerra globale che appare irreale ai giorni nostri eppure è concreta e tangibile più di quanto si possa immaginare.

Insomma, Ylva, la protagonista di Mayday, mi è entrata nella testa sin dalle prime adrenaliniche battute del romanzo. Non soltanto perché si tratta di una donna senza paura descritta da un’altra donna o per l’abilità della giovane pilota nel condurre jet militari supersonici. Ma per il connubio che ho trovato in lei: un sapiente dosaggio di tecnologia militare avanzata (ma comprensibile) con antichi insegnamenti che consentono di sopravvivere in condizioni estreme.

Qui mi fermo perché ogni parola detta vi priverebbe del piacere di scoprire le innumerevoli sorprese celate tra le pagine. Un solo inciso ancora. Come dicevo poco sopra, anche di questa brava scrittrice e della sua capacità di vedere più lontano del presente sono convinto sentiremo parlare a lungo. Fidatevi!

IL ROMANZO E L’AUTRICE – Grethe Bøe ha studiato Filosofia e lavora nel cinema. È stata assistente di ripresa di Steven Spielberg e ha scritto e diretto film e serie tv premiati a livello internazionale, tutti ambientati sullo sfondo delle zone artiche. Mayday è il suo primo thriller che, oltre a essere stato un grande successo in Scandinavia, è stato da subito opzionato per la trasposizione sul grande schermo.

E veniamo alla trama del libro, apprezzato (come abbiamo letto sopra) anche dal maestro italiano del romanzo d’avventura Marco Buticchi: i rapporti tra Nato e Russia non sono mai stati così tesi. Basterebbe una scintilla per far scoppiare una crisi, ma nessuna delle due è disposta a fare un passo indietro. Anzi, la Nato decide di avviare una delle più grandi esercitazioni di sempre nei cieli norvegesi e i russi rispondono con una prova del loro addestramento. Quando un caccia russo prende di mira un elicottero da trasporto norvegese nella zona di confine tra i due Paesi, Ylva Nordahl, pilota di F-16, con il suo copilota John Evans, sono incaricati di scortare il mezzo per garantirne la sicurezza. Ma in volo accade l’irreparabile. Entrambe le forze militari parlano di invasione. Ed ecco la temuta scintilla, che sta per trasformarsi nel più temibile degli incendi. Ylva e John devono lottare per sopravvivere. E Ylva sa che la sua testimonianza potrebbe sventare la catastrofe: dovrà attingere alla sua competenza militare ma anche agli insegnamenti del popolo sami che sua madre, una nomade dei ghiacci, le ha trasmesso quand’era bambina. E dovrà attingere soprattutto al coraggio di chi sa che il futuro del mondo è nelle proprie mani.

 

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