Il nuovo romanzo di Antonella Frontani narra una storia che insegna a non fermarsi alle prime impressioni, perché solo con il dialogo si creano ponti e si abbattono pregiudizi – Su ilLibraio.it un estratto da “Quando le stelle vengono meno”

Quando le stelle vengono meno (Garzanti), il nuovo romanzo di Antonella Frontani, narra una storia che insegna a non fermarsi alle prime impressioni, perché solo con il dialogo si creano ponti e si abbattono pregiudizi.

La trama ci porta a Torino, città dell’autrice, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva, che con Garzanti ha già pubblicato i romanzi Tutto l’amore smarrito, L’equilibrio delle illusioni e Dopo la solitudine.

Antonella Frontani foto di Yuma Mertellanz

Antonella Frontani (foto di Yuma Mertellanz)

Nel capoluogo piemontese in cui è ambientata la storia, il buio della notte fa spazio al chiarore dell’alba, che timidamente dà vita ai colori dell’elegante palazzo di via Armando Diaz numero 7. A quest’ora la strada è ancora silenziosa. Finché, attraverso i vetri doppi delle finestre, non arriva il suono struggente di un saxofono, che turba la quotidianità degli inquilini. O quasi. La musica, infatti, non ha svegliato la bella Gemma, abituata alle notti insonni, che si tormenta da ore pensando a dove sia Marcello, suo marito, non ancora rientrato a casa. Anche il suo vicino di casa, Nevio, apre le palpebre stanche e guarda il giovane vicino a sé con una tristezza profonda e ingiustificata. Almeno lui non è solo come Egle, già vestita per la sua corsa mattutina, l’unico modo per togliersi dalla testa un amore non corrisposto.

Solo il figlio di Gemma, Tommaso, è rimasto addormentato, troppo stanco dopo una notte da leoni. Eppure queste note stanno per cambiare proprio la sua vita. Perché a suonare è un vagabondo, che vive per strada portandosi dietro la sua cagnolina e la custodia del suo sax. Ma dietro all’apparenza di un volto emaciato e di un groviglio di capelli, c’è un uomo che ha trovato nella musica la redenzione. E che può insegnare a un intero palazzo la bellezza delle piccole cose, come il profumo degli oleandri che circondano il numero 7.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

SETTEMBRE
BATMAN
ORE 8.00

Il marciapiede è un osservatorio interessante. L’andatura dei passi, il tipo di calzature, l’inclinazione dei piedi sono dettagli fondamentali per capire il tessuto sociale di un territorio. Con le sue ricchezze e le sue miserie. Briscola passa ore guardando centinaia di piedi sfilarle davanti, prima di addormentarsi. È un meticcio di media taglia. Media bellezza. Anche medio coraggio, per la verità. Non è un bel cane, ma c’è qualcosa di buffo che lo rende immediatamente simpatico. Sarebbe perfetto per interpretare la parte di un bastardino in un film per ragazzi. Non è forte, ma può diventare molto feroce se deve difendere ciò che le sta a cuore: il cibo e il suo padrone. Briscola è una femmina, tra l’altro, quindi dotata di un potente istinto materno e una grande generosità. Il suo istinto primario non è quello di cercare cibo ma di difendere il suo padrone e la sua generosità le impone di non indietreggiare mai, neppure di fronte a un molosso. «Briscola! Stai ferma, porca miseria…» sbraita il suo padrone che tenta da un’ora di toglierle una zecca tenacemente annidata nel pelo delle orecchie. Il mantello a pelo lungo espone la cagnetta a ogni sorta di parassita: cimici, pulci, zecche, appunto… Il suo padrone non è da meno: alto, magro e dotato di una folta capigliatura informe, quasi rasta, probabilmente abitata da pidocchi vigorosi. Il colore della pelle è indefinito: difficile capire se è chiara, perché da giorni evita il contatto con l’acqua. Il padrone di Briscola è un uomo mite ma dall’aspetto forte; le spalle ben tornite, le mani eleganti, nonostante le unghie sporche e rotte, lasciano intravedere tracce di una vita che un tempo deve essere stata normale. «Madonna, quanto è bello questo gabbro…» esclama contemplando un punto dell’asfalto su cui è seduto. Sta parlando ad alta voce. Nessuno lo ascolta ma lui non cerca interlocutori. Il dialogo è sempre tra sé e sé, un confronto che lo lascia ogni volta soddisfatto. «Questo tipo di pietra viene usata spesso come ornamento, nonostante non sia tra le più belle», continua con aria distinta anche se biascicando le parole. «Il gabbro è una roccia intrusiva a grana grossa simile al basalto e alla dolerite…» Nessuno dei passanti fa caso a lui, né a quello che dice. “Forse nessuno di loro conosce il gabbro”, deve essere il pensiero che attraversa la mente di Briscola mentre ascolta il suo padrone scrutando le scarpe che le passano davanti: tutte improbabili per appassionati di scienze della Terra. «È una roccia scura», urla a questo punto il suo padrone, «formata soprattutto da plagioclasio e pirosseno!» Quanto gli piace la sua voce quando diventa autorevole. Almeno alle sue orecchie… «È molto diffusa, soprattutto nella crosta oceanica, lo sapevi?» è la domanda retorica che fa a sé stesso. «Fa parte della sequenza ofiolitica che si forma su entrambi i lati di una dorsale medio-oceanica», continua passando la mano nella capigliatura che da qualche ora lo tormenta con un prurito insopportabile. «Mentre le lave a cuscino e le dighe stratificate di basalto formano la parte superiore della sequenza, il gabbro si solidifica costantemente in blocchi dalla peridotite fusa lungo le pareti della camera magmatica sottostante, quando le pareti si separano. Ecco che nel corso di milioni di anni, questo ha creato uno strato di gabbro al di sotto di tutti gli oceani del pianeta.» S’arresta un attimo, il tempo della pausa che precede l’applauso che fa a sé stesso. È solo un intermezzo, poi riprende per chiudere il suo speech solitario. «In verità è una delle rocce ignee intrusive meno belle. Niente a che vedere con i graniti e le sieniti, ma ha il pregio di essere dura, ecco perché viene usata spesso per la massicciata ferroviaria, proprio come è stato fatto qui…» conclude convinto di trovarsi in prossimità della ferrovia. Si sbaglia, si trova sul marciapiede di una strada che non riconosce. Ha parlato a lungo convinto di aver esposto con chiarezza i suoi concetti; non sa che neppure una parola del suo discorso solitario era decifrabile. Non è uno dei suoi momenti di lucidità, oramai sempre più rari. Da tempo i ricordi, sempre più vividi, non trovano riscontro nella realtà. La sua memoria, splendido gioiello di perfezione, a volte perde il collegamento con la parola. Ricorda tutto, ma spesso non sa più parlarne lucidamente. Una folata di vento lo scuote all’improvviso. Per fortuna è ancora caldo, l’autunno è lontano e anche il freddo che verrà. I colpi di tosse lo fiaccano oramai da un po’. I vestiti sono sempre gli stessi, quando arriverà l’inverno dovrà solo indossarli tutti insieme invece che trasportarli nel carretto che trascina con sé. Tornerà a indossare il grande cappotto nero che ama portare appoggiato sulle spalle. Addosso a lui, diventa un grande mantello che ricorda quello di un supereroe. Ecco perché, da quando è comparso in città, per i residenti dei vari quartieri in cui sceglie di bivaccare, è diventato Batman. Secondo la zona della città in cui finisce, viene definito clochard o barbone. Dipende dalla ricchezza altrui e dalla distanza che ne scaturisce… Tra i luoghi deputati alla sua accoglienza, anche il viale che costeggia il Po, nei pressi di uno splendido condominio e del suo giardino che emana, per molti mesi all’anno, un intenso profumo di oleandri…

© 2022, Garzanti S.r.l., Milano

(continua in libreria…)

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Abbiamo parlato di...