In “Sleeping Beauties”, Stephen King e il figlio Owen raccontano una storia di abusi di potere e violenze sessuali in un carcere americano. Un romanzo che riporta sulla carta le eroine femminili del maestro dell’horror e le rilegge in chiave attuale: se in “Carrie” la sessualità femminile ruotava attorno alla verginità e alla sua perdita, ora l’attenzione è posta sulla violazione del corpo della donna…

In Sleeping Beauties (Sperling & Kupfer, traduzione di Giovanni Arduino) Stephen King e il figlio Owen affrontano un tema scottante e attuale: l’abuso di potere che sfocia in violenza sessuale.

Il nuovo romanzo del re dell’horror, scritto a quattro mani con il figlio più giovane, anche lui autore, è ambientato in un carcere femminile in cui una delle guardie penitenziari approfitta delle detenute. Le Sleeping Beauties, le belle addormentate della storia, infatti sono loro, congelate in un limbo che è la prigione, in cui il loro benessere è nelle mani del personale della struttura.

E poi c’è lui, Don, l’orco della fiaba. Colui che dovrebbe prendersi cura delle detenute e vegliare sulla loro sicurezza, ma che invece approfitta del suo potere e addirittura giustifica il suo comportamento facendo appello a una logica contorta. Che però riprende motivazioni che a tutti sarà capitato di sentire almeno una volta nella vita. L’uomo “predatore” circondato da un harem di donne “tentatrici”, che in realtà “se la sono cercata”.

“Si agghindavano per essere palpate, punto e basta. Quand’era che la specie femminile aveva fatto marcia indietro? Ormai, in quegli anni politicamente corretti, non potevi nemmeno rischiare un complimento a una donna. E una pacca sul culo o una strizzatina di tette non erano forse una sorta di complimento? Bisognava essere stupidi per non capirlo. Se Don pizzicava il sedere a una tizia, lo faceva non perché era brutto, ma perché era un sedere di alta classe. Era un gioco, niente di più”. Scrive così la coppia King & King per trasporre su carta la psiche del molestatore.  Una visione che si basa su un assunto antico quanto il patriarcato: che le donne esistono in funzione allo sguardo maschile. Che si fanno belle per loro e desiderano suscitare attenzione sensuale.

Unica paladina delle detenute la direttrice del carcere, Coates, che non ha dubbi sulla colpevolezza di Don, “uno stronzetto e un maia­le” che “avrebbe finito per beccare”.

Se in Carrie la sessualità femminile ruotava attorno alla verginità e alla sua perdita, ora l’attenzione è posta sulla violazione del corpo della donna. Per questo Sleeping Beauties è il frutto di un incontro tra le eroine femminili à la Stephen King e l’attualità.

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