Un’indagine “radicale” sulle “colonne d’Ercole della monogamia”: in libreria “Solo storie di sesso” di Francesco Pacifico, una raccolta di racconti che vanno ostinatamente contro una concezione patriarcale della coppia e una visione proprietaria del sesso e dell’amore – Su ilLibraio.it due estratti

Solo storie di sesso (nottetempo) di Francesco Pacifico è una raccolta di racconti che punta a esplorare tutto lo spettro di possibilità che si apre tra il senso di proprietà e il solipsismo. L’autore, si legge nell’ambiziosa presentazione, ha voluto scrivere un libro per un’utopia postorgasmica: “non troverete in questi racconti nessuna ricetta, e pure nessun ritorno agli anni settanta, ma un’indagine sincera e radicale sulle colonne d’Ercole della monogamia“.

Solo storie di sesso

Dopo aver pubblicato (anche all’estero) romanzi come Il caso Vittorio (minimum fax), Storia della mia purezza (Mondadori), Class (Mondadori) Le donne amate (Rizzoli) e Io e Clarissa Dalloway – Nuova educazione sentimentale per ragazzi (Marsilio), Pacifico torna con una raccolta di storie di persone che sviluppano un proprio linguaggio del sesso – e del rapporto di coppia inteso nel senso più ampio e più profondo – scoprendo un modo diverso da quello tradizionale per connettersi agli altri.

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it due estratti: 

Storia orale della pandemia intervista

Intervista 1

“…Soprattutto cose abbastanza violente, in realtà. Di solito andavo a casa di questo ragazzo e stavamo insieme tre giorni o anche di più, così, perché sentivo il bisogno di isolarmi soprattutto da casa mia”.
Eri a casa dei tuoi, al paese?
“Sì, ero rimasta bloccata lì. Ero andata lì per il weekend e mi sono trovata bloccata per tre mesi. Frequentavo già questo ragazzo, che a casa aveva una mansarda tutta sua”.
Raccontami un pomeriggio, una serata, una notte emblematica di quel periodo.
“Una volta abbiamo fatto tre giorni insieme senza uscire da questa mansarda, e in una di queste serate praticamente io volevo assolutamente provare qualcosa di più estremo, quindi sono arrivata da lui, sono entrata, non ho neanche aspettato di mettere giù la borsa e gli ho detto: ‘Ok picchiami, hai un quarto d’ora in cui puoi picchiarmi come vuoi’”.
Avevi già fatto cose così?
“Sì sì. Ho avuto una relazione sadomaso abbastanza estremo con una persona che consideravo il mio dom, cioè il mio dominante, poi ho avuto altre esperienze in cui magari il sesso prendeva quel tipo di piega. Con lui invece era nata come… era nata diciamo come scopata semplice. Poi io gli ho parlato di queste cose e lui si è dimostrato molto interessato. E quindi ha approfondito certi aspetti, io ho visto che lui era molto portato per certe cose quindi l’ho spinto in quella direzione”.
Praticamente tu quella volta sei andata lì e dal nulla…
“Ma ne avevamo parlato. Però non lo avevamo ancora fatto. Non a quei livelli. Semplicemente, avevo passato una giornata molto asfissiante a casa dei miei genitori, quindi sono arrivata lì e volevo solo smettere di pensare…”
Tu hai fatto un percorso di conoscenza di te stessa per cui smettere di pensare può prendere la forma di dire “picchiami”.
“Diciamo che la violenza secondo me è un modo per anestetizzarsi. Almeno per me funziona”.
E lui fino a quell’occasione ne aveva solo parlato con te. Mi puoi rifare il dialogo?
“Io sono entrata, ero… A volte quando sento il bisogno proprio di alienarmi divento abbastanza insensibile anche all’altro, a quello che l’altro prova, quindi gli ho detto: ‘Guarda, io ti do un quarto d’ora, picchiami, fammi male come vuoi’. Lui all’inizio era molto a disagio”.
Be’… ci credo… sarebbe anche un reato… cioè, se tu cambi idea…
“Lo so lo so. Diciamo che avevamo parlato per messaggio di certe cose. Lui mi ha detto che avrebbe provato a darmi quello che volevo ma non era certo di sapere come fare. Abbiamo fatto delle prove. Semplicemente gli ho detto: ‘Ok ti spiego’. Mi sono tolta i vestiti, mi sono messa in ginocchio sul letto (adesso ti spiego perché). Ho detto anche a lui di svestirsi. Gli ho detto: ‘Ok, tirami uno schiaffo’”.
Ma in ginocchio con le mani appoggiate o in ginocchio in equilibrio, dritta?
“No, con le mani sulle cosce. Era una cosa che mi aveva insegnato il dom. Gli ho fatto vedere come dare uno schiaffo senza prendere l’occhio, senza rischiare di lasciare degli ematomi. Può venirti l’occhio nero se prendi in questa direzione, e non qua”. Devi prendere sempre zigomo guancia. “Esatto. Quindi ha cominciato a fare alcune prove lente”.
E lui era nudo, mentre faceva le prove? Immagino non fosse eccitato.
“In quel momento no, stava imparando. È una persona con cui ho sentito connessione, c’era confidenza. Quindi questa cosa si poteva fare senza rischiare di annullare…”
È una storia dolcissima.

[…]

Intervista 4 (chemsex)

“Io ho proprio vissuto come un’imposizione il coprifuoco. Sono una persona che sa stare a casa, però l’idea che mi fosse imposto mi rendeva molto molto molto difficile farlo. Quindi questo è stato. Cioè i primi due mesi di coprifuoco è stato così, poi è arrivato un momento più di assestamento, sempre un assestamento ovviamente rabbioso, ma un assestamento”.
È stata una reazione violenta a quel periodo?
“No [ride], mi è sempre piaciuto scopare. Però sicuramente è stata una reazione. Il fatto che stesse passando nella dimensione pubblica che si potesse vivere senza la pelle, l’odore dell’altro… per me è stato una cosa devastante”.

(continua in libreria…)

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Fotografia header: Francesco Pacifico - foto di Musacchio e Ianniello

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