“Grande come l’universo” è il secondo capitolo della saga di Stefánsson sulla famiglia di Ari, sempre ambientato in Islanda. Per cercare di capire il padre e il proprio rapporto con lui, nel momento in cui la sua morte è ormai vicina, deve affrontare un viaggio attraverso la natura islandese, ma anche nel tempo, verso le generazioni precedenti

Grande come l’universo (Iperborea) è un lungo romanzo corale, ambientato in Islanda. Con questo secondo capitolo, lo scrittore islandese Jón Kalman Stefánsson prosegue la saga sulla famiglia di Ari cominciata con il romanzo I pesci non hanno gambe – edito sempre da Iperborea nel 2015.

Stefánsson racconta un secolo di storia attraverso i due angoli opposti dell’Islanda – il villaggio di Kefavlik a sud-ovest e Nordfjordur  ad est – e il viaggio che il protagonista deve compiere, come uomo e come scrittore, guardandosi costantemente indietro alla ricerca del proprio passato e delle parole appropriate da mettere in salvo e tramandare, per ricordare e per vincere il silenzio e l’oblio del tempo.

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“Le persone possono trasformarsi in una lacrima o in un pugno – a volte la differenza tra le due cose è molto sottile” e racchiude la storia di un’intera famiglia. Dopo aver mandato all’aria il suo matrimonio, la scrittura ed essere fuggito lontano, Ari torna in Islanda per incontrare il padre malato e vicino alla fine. Ma il muro di silenzi che li divide lo obbliga a un viaggio indietro nel tempo che intreccia i destini di tre generazioni e le diverse anime di un paese. Un paese di pescatori stretto tra un mare che dà e prende la vita, e un cielo infinito che nutre i sogni e il bisogno di poesia, dove il nonno Oddur, l’eroe dei fiordi, crede solo nella sua lotta per la sopravvivenza, mentre nonna Margrét incontra un uomo che le insegna a leggere le stelle.

È lo spirito ribelle di Margrét che Ari sembra ereditare attraverso le donne della famiglia, dalla zia Veiga che durante la guerra si abbandona all’amore e diventa la “puttana dei tedeschi”, alla zia Lilla che compone i suoi unici versi alla morte della figlia perché non sia mai dimenticata.

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Stefánsson costruisce un affascinante viaggio su più dimensioni: nello spazio attraverso la natura d’Islanda, nel tempo attraverso le generazioni della famiglia di Ari, nella lingua e nella scrittura, con cui Ari si confronta continuamente in quanto scrittore.


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