Una vicenda familiare che percorre le venature della Storia, tra i ricordi degli anni ’30 fino ad arrivare agli anni ’50: “Tre vivi, tre morti” è il romanzo di Ruska Jorjoliani, autrice nata a Mestia in Georgia e che ha fatto di Palermo la sua seconda casa

Tre vivi, tre morti è il romanzo di Ruska Jorjoliani, autrice nata a Mestia in Georgia e che ha fatto di Palermo la sua seconda casa.

È una vicenda familiare che percorre le venature della Storia, tra i ricordi degli anni ’30 fino ad arrivare agli anni ’50, in un valzer di vite che vede protagonisti Modesto e Aurora, una coppia sposata da tempo, due insegnanti che affiancano alla propria routine una quotidianità nascosta, fatta di amanti, segreti e parole non dette.

tre vivi tre morti

Il loro sottile equilibrio, che geograficamente si svolge tra Firenze, Roma, l’Abruzzo e la Russia, viene stravolto dall’arrivo di una lettera indirizzata a Modesto: qualcuno è a conoscenza di un fatto che risale alla sua vita da soldato e che rischia di mettere in discussione la sua intera esistenza.

A partire dal titolo, il romanzo proietta il lettore in una dimensione leggendaria e onirica: evoca infatti il tema medievale dei tre vivi e tre morti, molto in voga nell’iconografia a partire dal XIII secolo, nel quale tre nobili si trovano a confrontarsi con altrettanti scheletri, simbolo della sorte che tocca a ognuno indipendentemente dal lignaggio e dalle azioni.

La leggenda, ripresa anche all’interno del romanzo, è un monito per Modesto, che non riesce a sfuggire al suo passato, per Aurora sempre in attesa di essere salvata e, allo stesso tempo, incapace di prendere in mano la propria vita, così come per tutti i personaggi che gravitano attorno a loro.

A differenza del memento mori medievale, però, il libro di Jorjoliani non sembra voler puntare totalmente l’attenzione sul bilancio finale e passivo con la Morte; al contrario il confronto avviene con la Vita.

La lettera ricevuta da Modesto è un espediente, un invito alla presa di coscienza delle proprie azioni, alla responsabilità dell’individuo verso se stesso e verso la collettività, a livelli differenti. È la richiesta di definire con sincerità chi vogliamo essere nella sfera personale, ma anche di riflettere su cosa possiamo diventare in tempo di guerra, quando tutto sembra sospeso e lecito, e su come possiamo evolvere in quanto società in tema di diritti e doveri.

“Ora so che qualcosa si forma quando si raccolgono in luogo anche cose minime”.

In questo momento così delicato e incerto per il mondo intero, poi, è il desiderio di prendere consapevolezza del peso che hanno le nostre azioni: non alla fine, quando c’è tempo solo per le parole e il rimpianto, ma ora, quando ogni gesto può determinare un cambiamento.

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