In “L’ultima notte di Willie Jones”, il primo libro tradotto in Italia di Elizabeth H. Winthrop, l’autrice tocca i temi eterni della giustizia, della colpa e del perdono, in un caleidoscopio di personaggi che vivono in un ambiente corrotto dal pregiudizio e che compiono scelte terribili, ma proprio in queste dimostrano umanità…

Elizabeth H. Winthrop è autrice di tre romanzi: Fireworks (2006), December (2009) e The Why of Things (2013). Nata e cresciuta a New York, vive con la sua famiglia a Gloucester, Massachusetts, dove insegna inglese e scrittura creativa all’Endicott College. L’ultima notte di Willie Jones (Solferino) è il suo primo libro tradotto in Italia.

L’ultima notte di Willie Jones

Il protagonista del romanzo, Willie, ha diciotto anni, è nero ed è condannato a morte per un delitto che forse non ha commesso: lo stupro di una ragazza bianca. È il 1943, intorno a lui la contea di New Iberia, in Lousiana, piagata da una miseria senza scampo e oppressa dal Ku Klux Klan.

La sedia elettrica destinata a Willie è in viaggio da Angola a Martinesville su un furgone guidato da un ex detenuto, mentre il padre di Willie cerca disperatamente di raggiungere il figlio per vederlo un’ultima volta, trasportando a dorso di mulo una pietra tombale che non sarà mai in grado di pagare.

Intanto, il procuratore distrettuale, che ha ottenuto la pena capitale, deve fare i conti con la propria coscienza e con sua moglie che non riesce più a guardarlo in faccia. E una madre, il cui unico figlio combatte nel Pacifico, sfida l’autorità del marito cercando calore nel contatto con quei bimbetti straccioni, neri come la notte, che vivono ai margini della sua proprietà.

Winthrop tocca i temi eterni della giustizia, della colpa e del perdono in un caleidoscopio di personaggi, che vivono in un ambiente malsano e corrotto dal pregiudizio, compiono scelte terribili, ma proprio in queste dimostrano umanità.

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