Vanessa Diffenbaugh, autrice di “Le ali della vita”, si racconta a tutto campo: “L’amore? La panacea di tutti i mali. I libri? Sono una bella cosa…”

In occasione dell’uscita del suo nuovo libro Le ali della vita (Garzanti), romanzo che racconta la storia di una madre e di un figlio, di amore e paure inconfessabili, della forza di un abbraccio contro la solitudine del cuore, l’autrice, Vanessa Diffenbaugh, ha incontrato giornalisti e blogger al Fioraio Bianchi Caffè di Milano.

All’incontro ha partecipato anche ilLibraio.it. Ecco una selezione delle sue dichiarazioni.

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-Su Il linguaggio segreto dei fioriil primo romanzo che l’ha fatta conoscere al pubblico italiano:

“Non posso sapere se ci sarà mai il seguito de Il linguaggio segreto dei fiori, ma, nella prima stesura, c’era un finale totalmente diverso: Victoria tornava dalla figlia 15 anni dopo, e doveva forgiare un rapporto con un’adolescente; l’editore non accettò questa proposta… ma quando ho iniziato a scrivere il nuovo libro, sono partita proprio da quel finale mancato”.

-Sul nuovo libro, Le ali della vita (Garzanti), il secondo romanzo:

“Dicono che scrivere il secondo romanzo sia molto difficile, e in effetti è stato così anche per me: inizialmente non pensavo potesse essere così, perché sono una persona che non legge molte recensioni, non si preoccupa di quello che scrivono i giornali, penso solo ai miei lettori. Proprio il pensare a cosa avrebbero apprezzato i lettori della nuova storia e al perché avevano apprezzato il vecchio romanzo mi ha messo sotto pressione. Sono una lavoratrice assidua, soprattutto nei momenti di difficoltà: l’anno scorso, tutti i lunedì, andavo in hotel e scrivevo per 36 ore di seguito… così ho realizzato una nuova bozza, dall’inizio alla fine”.

-Sull’amore per la natura:

“Sono cresciuta in una cittadina della California del nord circondata da zone verdi e frutteti, ovviamente in un ambiente del genere non c’era molto da fare per i ragazzi, quindi passavamo molto tempo in bicicletta, immersi nel verde. Nel primo romanzo ci sono i fiori e nel secondo compaiono le piume: credo che un romanzo sia ‘vivo’ quando ha un elemento naturale al suo interno”.

-Sull’essere madre (anche giovanissime):

“Ci sono pro e contro a essere delle madri giovanissime: si ha meno esperienza, ma sicuramente più energia, anche per giocare con i propri figli. Non c’è un modo giusto per essere madre. Ad esempio Letty, nel romanzo (Le ali della vita, ndr), commette un errore iniziale, ma cerca poi di fare del proprio meglio per essere una buona madre, pur essendo giovane”.

-Sull’amore:

“L’amore per me è la soluzione ai problemi: la neuroscienza ha dimostrato che l’amore ricostruisce le sinapsi perdute; è un pensiero ottimista, lo so, ma credo sia possibile amare e cambiare, cerco di vivere così”.

-Sulla lettura:

Rileggo tantissimi autori: la rilettura è bellissima, soprattutto se uno vuole essere scrittore. Nella prima lettura si viene catturati dalla storia, inviluppati dai personaggi; con la seconda lettura, invece, si capiscono tante cose. Attualmente sto rileggendo John Steinbeck, che non è uno dei miei autori preferiti, ma lo sto facendo perché mi sono trasferita a Monterey, dove ha ambientato Uomini e topi; è un libro di 75 pagine, ma carico di emozione, non ho mai pianto tanto“.

-Sulla promozione della lettura:

Penso che i ragazzi debbano leggere quello che vogliono: mia figlia legge un sacco di ‘sciocchezze’, e si fa prendere molto dalle cosiddette ‘letture leggere’… va bene così; inizierà a capire cos’è il mondo del libro, conoscerà i personaggi e scoprirà un mondo nuovo. I libri sono una cosa bella, credo si debba evitare solo che i nostri figli leggano libri troppo violenti o troppo ‘strambi’, ma non si deve privarli delle letture che preferiscono, non si sa mai che un giorno si stufino, e decidano di iniziare un buon libro”.

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