Ne “L’arte del viaggio” Cesare de Seta compie un viaggio attraverso una moltitudine di città lontane e vicine, antiche e nuove, ne racconta il passato e le trasformazioni in atto, e prova a immaginarne il futuro…

Ci sono molti modi per viaggiare come ci sono molti viaggiatori. Cesare De Seta – storico dell’architettura, critico d’arte e romanziere – si definisce un “viaggiatore quasi sedentario”, ma dietro questa sprezzatura salgariana si nasconde una miscela di suole consumate in viaggio e profonda conoscenza del mondo. Ed è proprio da questa miscela che emerge un’opera come L’arte del viaggio (Rizzoli), con i suoi ritratti di una moltitudine di città, raccontate non solo attraverso la loro arte e la loro architettura, ma attraverso il loro “volto”. E come scrive De Seta “Guardando una città si finisce per guardare in sé stessi”.

città futuro

Città molto lontane o vicinissime, molto antiche o nuovissime, – Milano, Roma, Orvieto, ma anche New York e Brasilia – ma tutte hanno in comune i segni di una rapida trasformazione che ne sta stravolgendo i tratti. Negli ultimi decenni, infatti, il cambiamento ha raggiunto un’intensità e un ritmo mai conosciuti nei millenni precedenti. E oggi le città sono preda dell’esperanto della modernizzazione, tendono cioè ad essere ricondotte a un unico linguaggio globale uniforme, e finiscono così per assomigliarsi sempre di più tra di loro.

Questo viaggio cerca di capire quale forma avrà in futuro il nostro paesaggio urbano, una volta attraversato dalle vie consolari romane e oggi invece da una rete invisibile che trasporta messaggi e informazioni ancora più che uomini. Ma senza le previsioni catastrofiche che ciclicamente e inutilmente si abbattono sulle nostre sorti. Una cosa è certa, nelle città continueremo a vivere e a morire ancora a lungo, e solo chi è in grado di capire dove sono le loro radici lontane saprà indovinarne il futuro.