Lorenzo Gasparrini, attivista femminista e filosofo specializzato in studi di genere, torna in libreria con il pamphlet “Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia”, un libro che prende di mira le argomentazioni maschiliste più radicate nel dibattito pubblico, smontando una a una le posizioni di chi non ha voglia di assumersi la responsabilità di ciò che dice – Su ilLibraio.it un estratto

Lorenzo Gasparrini, romano classe ’72, filosofo specializzato in studi di genere, torna in libreria con il pamphlet Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia (D Editore), un libro “infuocato” che prende di mira le argomentazioni maschiliste più radicate nel dibattito pubblico e nelle conversazioni private, dimostrando con le armi della logica e dell’ironia la debolezza di queste posizioni.

Si tratta di una raccolta acuta ed estremamente veemente in cui Gasparrini, attivista femminista, si espone su temi che fanno discutere, mettendo al centro del discorso la libertà di parola e la cancel culture. Molto spesso, infatti, dietro frasi come “Non si può più dire niente” si nasconde una lamentela vuota, esternata con insofferenza per giustificare un atteggiamento chiuso e ostile. Lo stereotipo della femminista fanatica, aggressiva e polemica resiste, eppure le voci più pedanti, lagnose e insistenti non sono proprio quelle di chi si ostina a non riconoscere i problemi di genere.

Dopo aver firmato libri come Perché il femminismo serve anche agli uomini (Eris), Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni (Settenove), NO. Del rifiuto e del suo essere un problema maschile (Effequ) e Non sono sessista, ma… Il sessismo nel linguaggio contemporaneo (Tlon), Gasparrini si dedica a una collezione di tipi umani ricorrenti (dove figurano 27 profili), smontati uno per uno al fine di portare alla luce gli aspetti meno consci del maschilismo introiettato.

Un libro che nasce per imparare a ribattere colpo su colpo alle provocazioni di chi non ha l’abitudine a confrontarsi con un contraddittorio, e non ha voglia di assumersi la responsabilità di ciò che dice.

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Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it un estratto:

La coda del difensore degli uomini

Anche questo particolare portatore di coda è molto diffuso a ogni livello di età, istruzione, ceto sociale. Lo riconoscete per la sua aria scettica davanti a qualsiasi argomentazione di genere, pronto a rispondervi che gli uomini fanno da sempre i lavori più gravosi e pericolosi e poi le donne gli tolgono i soldi la casa i figli col divorzio e le leggi che le favoriscono.

Lo scambio della causa con l’effetto è da tempo immemore una strategia diffusissima tra le code di paglia – gli MRA (Men’s Rights Activists) ne sono l’esempio più fulgido. Una rapida carrellata delle loro argomentazioni farà capire immediatamente cosa alimenta la loro paura, la loro bella codona di paglia. È quasi superfluo far notare che in questo elenco ci sono sia obiettivi perseguiti da molti femminismi da parecchio, sia obiettivi politici, sociali e di comunicazione del cosiddetto mascolinismo. Un’accozzaglia molto ambigua e facilmente spendibile per propagande inquietanti. Non appena si va a vedere quali sarebbero le discriminazioni subite dagli uomini tanto da volerle ricordare a livello internazionale, accade un fenomeno curioso: si scopre che a volere quelle discriminazioni sono altri uomini.

Il maggior numero di morti di morte violenta in guerra e sul campo di battaglia di genere maschile rispetto a quello di genere femminile. Ma non mi dire. Questa sarebbe una discriminazione? Da sempre si crescono i maschi alla lotta, al combattimento, alla bella morte in guerra. Poi ci si stupisce che muoiano più maschi in guerra? Bene: quando i maschi si ribelleranno a questi valori? Quando non permetteranno più nessuna guerra deponendo le armi? Quando smetteranno di credere che nella guerra non c’è nessuna gloria? I morti delle guerre sono colpa dei femminismi? La maggior parte dei generali che comandano gli eserciti, dei politici che decidono una guerra, di che sesso è?

Gli uomini fanno la maggioranza dei lavori comunemente considerati pericolosi, usuranti o che comunque sottopongono a intenso stress psicofisico rispetto alle donne. La stragrande maggioranza delle morti a causa di incidenti sul lavoro colpisce gli uomini. Soprattutto in occidente, è dai tempi della Bibbia che all’uomo è stato detto che dovrà lavorare, che quello è il suo destino. Quand’è che gli uomini si ribelleranno a una società che permette lavori disumani e poco sicuri, invece di pensare di essere discriminati perché le donne non li fanno? La soluzione sarebbe far fare anche alle donne lavori disumani, invece di impedire che si muoia perché consumati dal lavoro, o perché si lavora in condizioni di pericolo?

Riguardo l’affidamento dei figli in caso di divorzio, le corti decidono quasi sempre in favore delle donne. E ditemi, da quale cultura provengono i e le giudici? (Le giudici da poco, in Italia fino al ‘63 era proibito per legge che una donna potesse essere giudice – a proposito di discriminazioni). Perché, dopo millenni di “partorirai con dolore” e “famiglia naturale”, dovrebbero decidere diversamente? E’ “naturale” che i figli siano affidati alla madre, no? Anche da quando, in Italia, le leggi sono cambiate, andateci nelle aule di tribunale, le udienze sono pubbliche. Andate a sentire chi davvero i figli in affido cosa fa e cosa dice. O vogliamo sostenere che le corti sono tutte femministe?

Gli uomini vengono descritti come violenti e spesso si ascrive esclusivamente a loro la responsabilità di nuove fattispecie di crimini ad hoc, come il femminicidio, negando le cause socio-psicologiche dei fenomeni e negando il corrispettivo di violenza femminile (omicidi di uomini e bambini da parte di donne). Premesso che il femminicidio non è un crimine ad hoc, perché non conta il sesso della vittima ma il motivo per cui viene uccisa, forse – ma forse eh – gli uomini sono descritti come violenti sempre per quella cultura che li vuole guerrieri e lavoratori fino alla morte. È quella cultura che viene chiamata patriarcato, e che tanti femminismi descrivono da secoli – ma è più facile pensare che sia tutto un complotto delle donne, vero? Così stanno tranquille a badare alla casa. Il posto dove le ammazzano di più.

Ah, un’altra cosa: nessuno nega che le donne non ammazzino uomini e bambini. Si nega una cosa molto ovvia: che lo facciano per una cultura che insegna loro che è ammissibile uccidere tuo marito perché non corrisponde alla tua idea di marito, o tuo figlio perché non corrisponde alla tua idea di figlio. Parlare dei femminicidi non è un modo per nascondere o negare altre morti.

Gli uomini vengono inoltre criminalizzati a livello culturale e morale (tanto da considerare talvolta una loro “estinzione” come un non-danno o un beneficio) in maniera eccessiva e con accanimento, a volte derisi in maniera gratuita sui mass media (cosiddetto “male bashing”). Quando andiamo a vedere di che sesso sono tutte queste persone che criminalizzano? O vogliamo sostenere che i mass media sono principalmente comandati da donne e scritti da donne che ce l’hanno con gli uomini?

Le donne possono andare in pensione prima degli uomini (ancora oggi in Italia), nonostante la loro speranza di vita sia più alta. Questo ha portato l’Italia ad essere oggetto di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Sul fatto che le donne siano pagate meno per gli stessi incarichi, e che siano sottoposte a umilianti domande e ricatti per la loro eventuale intenzione di avere figli, niente da dire? Troppo comodo prendere solo quello che piace della situazione di lavoratori e lavoratrici. Ci si lamenta di un doppio standard finché non fa comodo usarlo?

Gli uomini muoiono, in media, 5 anni prima delle donne; tuttavia agli uomini non sono riconosciute né pubblicizzate campagne di prevenzione della salute maschile per malattie specifiche, come ad esempio il tumore alla prostata, a differenza di quanto avviene per le donne, ad esempio con la settimana di campagna contro il tumore al seno. Del perché gli uomini muoiono prima abbiamo già parlato; perché non agire sulle cause invece che sugli effetti? E poi, tra le donne non è un tabù parlare di cosa succede al proprio corpo, gli uomini invece sono educati dal patriarcato all’esasperazione delle loro prestazioni fisiche, e a non parlare mai di quello che nuoce loro. Chiedetelo agli andrologi, a proposito di prostata, quanto spendono come associazione per far capire che a farsi controllare gli uomini ci devono andare prima di avere problemi seri.

Gli stati impongono “quote rosa” per le donne, ma solo ai vertici delle aziende e della politica, mai nei posti di lavoro comunemente ritenuti usuranti (miniere, acciaierie, cantieri). Di nuovo: perché non impedire che quei lavori siano usuranti, invece di pretendere che altri e altre li facciano? Forse perché ribellarsi al sistema di sfruttamento lavorativo è più impegnativo che sbraitare di discriminazioni a favore delle donne? E poi: quale cultura impedisce a una donna di lavorare in miniera, in un altiforno, in un cantiere? Immaginate i suoi “colleghi” che belle giornate le farebbero passare? Chiedete alle archeologhe o alle architette, per esempio, che dirigono cantieri, cosa passano. Colpa del femminismo o del patriarcato? Le quote rosa servono a pareggiare una discriminazione in partenza con una forzatura alla fine del processo di reclutamento o di formazione: ma è il sintomo che nel reclutamento per alcuni lavori c’è qualcosa che non va. Vediamo quanti minatori e operai sono pronti a lottare per avere delle colleghe, e allora sì che potremo parlare di lotta maschile alla discriminazione.

Una madre può non riconoscere un figlio. Un padre non ha lo stesso diritto. Un uomo che rifiuta di riconoscere il figlio può essere costretto tramite test del DNA, dove un rifiuto a sottoporsi al test comporta la presunzione di paternità. Forse a qualche distratto sfugge che al momento del parto uno dei due genitori c’è per forza, mentre il problema da risolvere è chi c’era al momento del concepimento. Vi siete distratti? Serve un disegnino?

Nel caso in cui un adolescente, che abbia un’età inferiore a quella del consenso prevista nella nazione di residenza, abbia rapporti sessuali con donne adulte (situazione che si configura come violenza sessuale in molti ordinamenti statali) dai quali derivi la nascita di un figlio, può essere chiamato ad ottemperare ai doveri di paternità, nonostante l’età. Casi di questo tipo si sono verificati negli Stati Uniti d’America. E quindi da pochi casi in un solo paese, con un contesto di leggi e usi particolare, facciamo una rivendicazione internazionale per tutti gli uomini. Sempre più facile che impegnarsi e battersi per cambiare le leggi lì dove agiscono, giusto?

La maggioranza dei centri anti-violenza non assiste le vittime maschili di violenza domestica. In effetti è strano che dal carrozziere non si riparino elettrodomestici. Quanti uomini lottano come hanno lottato le donne per avere dei CAV? Si aspettano davvero che le autorità pubbliche (tutte femministe, si sa) finanzino iniziative in questo senso, visto che non finanziano neanche i “normali” CAV? Perché quando gli uomini vanno a denunciare, i loro colleghi di genere in divisa li prendono in giro? Se lo sono mai chiesto questi poveri uomini discriminati? No, altrimenti dovrebbero ammettere l’importanza del patriarcato, una cultura inventata dagli uomini per perpetuare il potere tra loro. Ma questo è troppo femminista.

A parità di reato gli uomini ricevono pene 63% più severe e le donne hanno il doppio delle possibilità di non essere incarcerate se colpevoli. Gli uomini sono: il 93% dei morti sul lavoro; il 79% delle vittime di suicidio; il 79% delle vittime di omicidio; il 99.99% dei morti in servizio militare; il 50% delle vittime di violenza domestica; il 50% delle vittime di stupro. E quasi il 100% di quelli che non sanno leggere le statistiche alla faccia di qualsiasi evidenza reale.

Fa paura il patriarcato, e gli uomini lo sanno bene molto più delle donne. Per questo si mettono una bella coda di paglia dietro la quale se la prendono con chi è vittima più di loro, invece di lottare insieme.

(continua in libreria…)

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