“Abbiamo fatto tutto con grande cura, perché il libro fosse prezioso, elegante, attraente e desiderabile come per Pia lo erano le amarene che golosamente mangiava direttamente dall’albero. Perché tutta la bellezza, la gioia e la profetica e profonda coscienza ecologica di questo libro vengano senza tregua seminate”. Cristina Palomba, editor di Ponte alla Grazie, parla su ilLibraio.it della nuova edizione de “L’Orto di un perdigiorno” di Pia Pera, con la prefazione di Emanuele Trevi

Sono passati quasi vent’anni da quando l’agente di Pia Pera si è presentata in  casa editrice per parlarci dell’Orto di un perdigiorno. Ricordo sulla scrivania di Luigi Spagnol un manoscritto enorme, stampato su una carta spessa e giallina – forse riciclata – , le correzioni fatte a mano con il bianchetto e la penna. Era il diario del suo ritorno in campagna, dopo tanti anni passati in città, a Milano per l’esattezza, a scrivere, lavorare, pubblicare, pensare.

Ma poi questa vita frenetica l’aveva stancata, Pia aveva voglia di pace, terra, giardini e alberi. E così ha recuperato un vecchio podere di famiglia, appena fuori Lucca, con un ampio terreno ormai abbandonato.

Tutto era da inventare: la casa da restaurare e arredare, il giardino da disegnare, l’orto da piantare, i vialetti da tracciare. Si trattava di far diventare quel pezzo di terra il suo personale angolo di Eden. In fondo, era un’operazione letteraria perché prima di affondare le mani tra i lombrichi era necessario immaginarlo, scriverne la trama. Mentre si dedicava alla creazione del suo Paradiso, Pia teneva anche un giornale di bordo in cui raccontava con entusiasmo la sua nuova vita di apprendista ortolana.

Da questo corpo a corpo con la terra e con la pagina scritta, è nato l’Orto di un perdigiorno che è atterrato nei nostri uffici nel 2002, per andare in libreria nel 2003.

L' orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolanoLa copertina della nuova edizione

Per noi è stato amore sin dalle prime pagine, anzi dalle prime righe. Abbiamo convocato Pia Pera, che è venuta a trovarci da Lucca. Aveva scelto noi come editori perché avevamo pubblicato Il signor giardiniere, un romanzo francese  che era diventato il manifesto ecologista degli ambientalisti e degli amanti di alberi, natura, giardini. E noi avevamo scelto subito lei, perché aveva scritto un libro meraviglioso.

Tra zolle e pagine era nato un sodalizio. Luigi trovò la magnifica copertina della prima edizione con uno dei suoi colpi di genio: stava sfogliando come per caso un vecchio libro inglese che tenevamo in redazione senza sapere che farcene. E all’improvviso quell’immagine, che non c’entrava nulla col libro di Pia, dell’uomo che regge un’enorme foglia come fosse un vessillo, una bandiera, o un grande ombrello da sole. Non un orto, non il lavoro nei campi, non la campagna toscana: uno slittamento, per dire al lettore che non stava per leggere un manuale di coltivazione dell’orto ma letteratura, il libro di una grande scrittrice che aveva scelto di raccontare come ci si prende cura di un orto e di un giardino.

pia-pera-lorto-di-un-perdigiornoLa prima copertina

E allora, nell’anno in cui Emanuele Trevi ha tratteggiato uno straordinario ritratto di Pia in Due vite, vincitore del Premio Strega, abbiamo pensato a una nuova edizione di questo libro:  i magnifici acquerelli di Stefano Faravelli restituiscono in immagini quella sensualità, bellezza e gioia che Pia ha sempre trovato nella Natura.

Due vite, Emanuele Trevi

Emanuele Trevi ha scritto la prefazione, come era giusto e naturale che fosse. Abbiamo fatto tutto con grande cura, perché il libro fosse prezioso, elegante, attraente e desiderabile come per Pia lo erano le amarene che golosamente mangiava direttamente dall’albero. Perché tutta la bellezza, la gioia e la profetica e profonda coscienza ecologica di questo libro vengano senza tregua seminate. L’arte di Pia Pera ha ancora molti frutti da donare.

Abbiamo parlato di...