Mason Currey racconta le abitudini di 151 scrittori e artisti alle prese con un nuovo libro: da Truman Capote a Stephen King, passando per Murakami e Umberto Eco, su ilLibraio.it una serie di curiosità d’autore

Come si fa a coltivare, sollecitare, incanalare l’estro creativo? In Rituali Quotidiani, in libreria per Vallardi, Mason Currey disegna 151 inaspettati ritratti di creativi geniali, colti nella loro quotidianità privata e professionale: quando si alzano e si coricano, quando mangiano e lavorano, quando passeggiano o leggono o si preoccupano. Questi squarci curiosi rivelano abitudini, vizi, segreti, manie, capricci e fobie dei più grandi miti della letteratura, dell’arte, della scienza, della musica, del cinema…

Hemingway, per esempio, riusciva ad alzarsi alle cinque mezzo o sei del mattino, anche se prima aveva bevuto fino a tardi (ed è risaputo che era un gran bevitore), e scriveva fin a quando non trovava un punto dove potersi fermare e ricominciare il giorno dopo: adorava le ore mattutine perché “a quell’ora non ti disturba nessuno ed è sempre fresco o freddo, così puoi metterti al lavoro e riscaldarti scrivendo”.

Murakami è più metodico: scrive dalle quattro di mattina per cinque o sei ore, e nel pomeriggio si dedica allo svago, tra la lettura, il nuoto, l’ascolto della musica. A chi lo accusa di condurre poca vita sociale risponde appellandosi ai propri lettori, ai quali: “non importa niente dello stile di vita che conduco, purché alla fine ogni nuovo libro sia meglio di quello precedente. E questo non dovrebbe forse essere il dovere, e la priorità assoluta, di uno scrittore?”.

Umberto Eco, il cui capitolo è stato inserito appositamente per l’edizione italiana, dice di non avere una ritualità da seguire quando scrive, ma di riuscire a produrre anche nei momenti meno sospettabili: per esempio quando nuota o nel bagno di un treno.

Truman Capote si definiva “un autore assolutamente orizzontale”: l’autore di A sangue freddo, infatti, non riusciva a pensare se non steso a letto o sul divano, con una sigaretta e un caffè (che poi a seconda del momento della giornata si trasformava in un tè alla menta, uno sherry o un martini). Tra le sue “manie” di scrittore rientrano anche il non poter sopportare la vista del posacenere con più di tre cicche dentro, il non cominciare o finire un romanzo di venerdì e il sommare i numeri di un numero di telefono o di una stanza d’albergo per verificare che portassero a un numero fortunato.

Il più stakanovista sembra essere, invece, Stephen King che scrive ogni giorno (comprese festività e il proprio compleanno) e non smette prima di aver raggiunto le 2000 parole quotidiane.

(continua in libreria)

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