Lavoro agile, lavoro in mobilità, Smart working… Se ne parla sempre di più, anche in Italia. Sulla carta conviene sia alle aziende sia ai lavoratori. Ma, come ricorda su ilLibraio.it Lorenzo Cavalieri, esperto in materia, non mancano dei dubbi…

Lavoro agile, lavoro in mobilità, Smart working. Modi diversi per descrivere un organizzazione in cui i dipendenti possono ottenere di lavorare da casa propria quando ne hanno bisogno, ma anche organizzazioni in cui non esiste il concetto di “tua postazione”, in cui ti siedi a lavorare dove ritieni, nella tua sede di lavoro o in altre strutture messe a disposizione dall’azienda. Si lavora da casa, si lavora in mobilità.

Oggi lo Smart working è una realtà consolidata per tante aziende anche in Italia e da qualche mese c’è anche una legge che lo regolamenta, coprendo i punti finora sospesi dell’assistenza e delle coperture assicurative.

Vincono tutti (sulla carta). Le aziende sono felici perché hanno meno criticità nella gestione del personale, risparmiano spazi (con notevoli risparmi economici), e implementano la cultura del lavoro per obiettivi, responsabilizzando i dipendenti.

I lavoratori sono felici perché migliorano l’equilibrio lavoro-vita privata, e organizzano il proprio tempo in modo più flessibile .

Certo, si tratta anche un po’ di una moda e c’è anche un po’ di retorica markettara. Per questo vale la pena fare gli avvocati del diavolo e sottolineare qualche aspetto critico che chi si occupa di lavoro dovrà tenere monitorato man mano che si diffonderà e si amplierà l’utilizzo del lavoro agile. Non abbiamo certezze e non esistono ancora studi significativi in merito. Poniamo quattro domande, che speriamo la comunità scientifica di sociologi, psicologi e economisti del lavoro possano col tempo raccogliere:

– qual è l’impatto dello Smart working sulla concentrazione (e quindi sulla produttività) dei singoli?

– Come si sviluppa la qualità delle relazioni tra colleghi in contesti dove le persone che gravitano intorno a te cambiano continuamente o hanno una presenza fisica molto più intermittente?

– lavorare in mobilità sotto il pungolo degli obiettivi di performance che impatti genera sui singoli e sui gruppi di lavoro in termini di stabilità emotiva-inquietudine-ansia?

– lo Smart working fa bene a tutti i ruoli e a tutte le attività di un’organizzazione? I processi creativi e decisionali migliorano o peggiorano?

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L’AUTORE – Lorenzo Cavalieri è laureato in Scienze Politiche e ha conseguito l’MBA presso il Politecnico di Milano. Dopo aver ricoperto il ruolo di responsabile commerciale in due prestigiose multinazionali, si occupa dal 2008 di selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane. Attualmente dirige Sparring, società di formazione manageriale e consulenza organizzativa.
www.lorenzocavalieri.it è il blog in cui raccoglie i suoi articoli e interventi.
È in libreria per Vallardi  Il lavoro non è un posto.

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