Da Marcela Serrano a Dino Buzzati, passando per Gesualdo Bufalino e per Anne Bradstreet, una selezione di frasi sull’inverno tratte dalla letteratura, grazie a cui catturare l’essenza della stagione più fredda dell’anno e riscoprire il valore delle sue molteplici sfumature, naturali e simboliche…
Le giornate si accorciano, le temperature si abbassano e d’un tratto eccolo che arriva: l’inverno, la stagione per antonomasia delle sciarpe e delle nevicate, delle bevande calde davanti al camino e dei libri sfogliati sotto le coperte, mentre magari con il pensiero si fa già il conto alla rovescia per il Natale.
Una stagione accolta con gioia da chi ama i panorami imbiancati o gli sport come lo sci, il pattinaggio e lo snowboard, un po’ meno forse da chi preferisce il tepore della primavera, le passeggiate in spiaggia durante l’estate o l’atmosfera nostalgica dell’autunno – ma che senza dubbio è caratterizzata a sua volta da un fascino irresistibile.
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Nel corso del tempo, non a caso, tanti scrittori e scrittrici hanno dedicato un pensiero alle sue atmosfere evocative, permettendoci di riscoprire tanti aspetti – anche metaforici – del periodo più freddo dell’anno attraverso la loro fantasia e sensibilità.
Da Marcela Serrano a Dino Buzzati, passando per Gesualdo Bufalino e per Anne Bradstreet, ecco quindi una selezione di frasi sull’inverno tratte dalla letteratura, grazie a cui catturarne meglio l’essenza e riscoprire il valore delle sue molteplici sfumature naturali e simboliche…
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Cominciamo da una frase sull’inverno dell’autore italiano Vasco Pratolini (1913-1991), che in Cronaca familiare (Rizzoli), nel 1947, paragona questa stagione a una delle tante fasi della vita umana, durante la quale è importante recuperare le forze per tornare quanto prima a sbocciare nuovamente:
L’uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore.
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Un concetto che, in maniera non tanto diversa, viene espresso anche dalla poetessa statunitense Anne Bradstreet (1612-1672), nella cui opera Devine and Moral Meditations (composta fra il 1664-72) leggiamo non a caso una profonda riflessione a proposito dell’importanza dell’inverno inteso come momento di passaggio:
Se non ci fosse l’inverno, la primavera non sarebbe così piacevole: se non provassimo l’avversità, il successo non sarebbe tanto apprezzato.
Restando in tema di poesia e di termini di paragone, non possiamo non citare poi uno dei grandi intellettuali italiani del primo Novecento, Giuseppe Ungaretti (1888-1970), che nella raccolta Vita d’un uomo tutte le poesie (Mondadori) inserisce un distico intitolato proprio Inverno, il quale recita così:
Come la semente anche la mia anima ha bisogno del
dissodamento nascosto di questa stagione.
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In maniera ben diversa, eppure altrettanto evocativa, si esprime invece Dino Buzzati (1906-1972), che nei suoi Sessanta racconti (Mondadori) editi nel 1958 ci fa dono di un pensiero dedicato all’inverno, all’amore e alla condivisione, nonché a certi momenti della giovinezza che segnano per sempre la nostra vita:
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
E proprio alla percezione del mondo che abbiamo da giovani è dedicata anche una frase sull’inverno di Gesualdo Bufalino (1920-1996), che troviamo nell’opera Bluff di parole (Bompiani) del 1994. Qui, infatti, l’autore, poeta e aforista italiano, con una punta di malinconia, si auspica quanto segue:
Riessere giovani una notte di mezzo inverno… per cinque minuti, un minuto… Il tempo di prendere a braccetto il vento e arrampicarsi fino a una cara finestra… E qui baciare pioggia e labbra insieme, confondere un perdifiato con un batticuore, esalare le sillabe d’un nome breve entro un odore di gelsomino… Per cinque minuti, un minuto…
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Diversa è invece la percezione di Marcela Serrano, contenuta nel romanzo Dieci donne (Feltrinelli, traduzione di Michela Finassi Parolo e di Tiziana Gibilisco). Qui, infatti, la scrittrice cilena classe 1951 ci offre un omaggio a una stagione autentica, che pur con le sue spigolosità ci incoraggia a fare i conti con la nostra interiorità:
Mi sono affezionata all’inverno perché […] non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante, perché una si raggomitola su sé stessa e si protegge e osserva e riflette, e credo che soltanto in questa stagione si possa pensare per davvero.
E concludiamo con una delle frasi sull’inverno più celebri del filosofo Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), contenuta nelle sue Confessioni (Garzanti, traduzione di Giorgio Cesarano) e in grado di farci trovare un senso all’inverno anche quando desideriamo che finisca, perché ci ricorda che è durante la loro assenza che ricordiamo al meglio la primavera e l’estate:
Se voglio dipingere la primavera bisogna ch’io sia in inverno.

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