Comunque venga vissuta, la festa di Natale resta un momento magico, capace di ispirare le nostre azioni e di rimettere in prospettiva i nostri pensieri. Per prepararci all’arrivo di questa ricorrenza e riscoprirne i significati, ecco una selezione di alcune tra le più belle frasi sul Natale scritte da grandi autori e autrici del passato, da Charles Dickens a Louisa May Alcott, passando per Alda Merini e J. R. R. Tolkien…

Armonia, calore umano, condivisione… Cos’è il Natale, se non la festa che riesce a far passare in secondo piano le difficoltà dell’anno appena trascorso, e che ci riconcilia con i nostri affetti più cari e con i valori in cui crediamo davvero?

Che venga vissuto con uno spirito più laico o più religioso, più tradizionale o più moderno, infatti, si tratta comunque di un momento magico, capace di ispirare le nostre azioni e di rimettere in prospettiva i nostri pensieri. Non stupisce, quindi, che molti grandi nomi della letteratura abbiano scritto qualcosa sul Natale, descrivendo con il loro talento le sensazioni che proviamo anche noi man mano che il 25 dicembre si avvicina.

SCOPRI LA SEZIONE “CITAZIONI” DEL NOSTRO SITO

Ecco, quindi, una selezione in cui sono raccolte alcune tra le più belle frasi sul Natale messe nero su bianco da famosi autori e autrici del passato, da Charles Dickens (1812-1870) a Louisa May Alcott (1832-1888), passando per Alda Merini (1931-2009) e John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), così da prepararci al meglio all’arrivo di questa ricorrenza e riscoprirne i tanti significati

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Cominciamo con una poesia di Thomas Stearns Eliot (1888-1965) contenuta nel volume La coltivazione degli alberi di Natale (Bompiani, a cura di Roberto Sanesi), che in pochi versi riesce a farci immergere subito nell’atmosfera giusta:

Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale
e alcuni il possiamo trascurare:
il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale,
il rumoroso (essendo il bar aperto fino a mezzanotte),
e l’infantile.
Ben diverso è quello del bimbo
che crede ogni candela una stella, e l’angelo dorato
spieganti l’ale alla cima dell’albero
non solo una decorazione, ma anche un angelo.

Un augurio, quello di restare sempre un po’ bambini, che calza a pennello con questo periodo di luci colorate, regali e allegria, e che anche secondo il filosofo Arthur Schopenhauer (1788-1860) ci permette di vivere appieno questa ricorrenza. Come scrive nei suoi Parerga e paralipomena (Adelphi, a cura di A cura di Giorgio Colli e Mario Carpitella), infatti:

Colui che ha una grande ricchezza in sé stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre.

Una delle frasi sul Natale di Arthur Schopenhauer

Sulla stessa scia si inserisce anche il pensiero di un altro scrittore associato spesso al Natale, ovvero Charles Dickens (1812-1870), autore sì del commovente Canto di Natale (Garzanti, traduzione di Sergio Ferrero) che ha ispirato tante trasposizioni cinematografiche, ma anche del romanzo Il circolo Pickwick (Garzanti, traduzione di Gianna Lonza), in cui troviamo questo passaggio altrettanto toccante:

E veramente numerosi sono i cuori ai quali il Natale arreca un breve periodo di gioia e di felicità.
Quante famiglie, i cui componenti si sono dispersi qua e là lontano, nell’irrequieta lotta per la vita, si trovan riuniti di nuovo e s’incontrano di nuovo a Natale in quella felice compagnia e reciproca buona volontà, che è una così larga fonte di gioia pura e sincera, e così lontana dalle ansie e dalle tristezze del mondo, da essere annoverata, nella credenza religiosa delle nazioni più civili e insieme nelle rudi tradizioni dei più rudi selvaggi, fra le prime gioie della vita futura, largite ai beati e ai felici. Quante vecchie memorie e quante simpatie sopite ridesta il tempo di Natale!

Un’occasione speciale, insomma, che non per niente in Eretici (Lindau, traduzione di Cristina Cavalli) l’autore Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) sceglie di definire con una frase tanto allusiva quanto capace di dirci tutto, senza però svelarci più dello stretto indispensabile sull’essenza del Natale:

Nel corso del nostro anno triste e razionale, sopravvive una sola festività tra le antiche e allegre ricorrenze un tempo diffuse in tutto il mondo.

Una delle frasi sul Natale di Gilbert Keith Chesterton

Una festività unica a tal punto che, nel componimento Generoso Natale tratto da Il suono dell’ombra. Poesie e prose (1953-2009) (Mondadori), la poetessa Alda Merini (1931-2009) spera quasi rimanga sempre uguale a sé stessa, sempre presente perfino per Gesù bambino, che del Natale per tradizione è il cuore pulsante:

Oh, generoso Natale di sempre!
Un mitico bambino
che viene qui nel mondo
e allarga le braccia
per il nostro dolore.
Non crescere, bambino,
generoso poeta
che un giorno tutti chiameranno Gesù.
Per ora sei soltanto
un magico bambino
che ride della vita
e non sa mentire.

E veniamo ora a un celebre incipit della letteratura che, con il passare del tempo, si è trasformato in una delle frasi sul Natale più iconiche di sempre. Parliamo di Piccole donne (Salani, traduzione di Clara Rubens e Dida Paggi) di Louisa May Alcott (1832-1888), il quale come molti ricorderanno recita:

“Natale non sarà Natale senza regali”, borbottò Jo, stesa sul tappeto.
“Che cosa tremenda esser poveri!”, sospirò Meg, lanciando un’occhiata al suo vecchio vestito.
“Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla”, aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa.
“Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse”, disse Beth, col tono di chi s’accontenta, dal suo cantuccio.

Una delle frasi sul Natale di Louisa May Alcott

Avere qualcuno al nostro fianco, quando arriva il Natale, è in effetti il dono più prezioso – idea che per anni ha chiara in mente anche lo scrittore John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), padre non solo di alcuni romanzi fantasy di fama internazionale, ma anche creatore per i suoi bambini di vere e proprie Lettere da Babbo Natale (Bompiani, a cura di Marco Respinti), nelle quali immagina di mettersi nei panni del signore con la barba bianca tanto caro ai più piccoli, pur di strappare loro un sorriso.

D’altronde, ci troviamo nel pieno del primo dopoguerra quando l’accademico inglese, nel 1920, compone e illustra la prima lettera dal Polo Nord al suo figlio maggiore, per poi proseguire ininterrottamente fino al 1943. Di seguito una delle sue epistole più avvincenti, scritta per il Natale del 1925:

Miei cari ragazzi,

Quest’anno sono terribilmente impegnato, se ci penso le mie mani tremano ancora di più. Mi sono successe delle cose tremende, alcuni regali si sono rovinati, l’Orso del Polo Nord non mi ha aiutato e ho dovuto traslocare da casa proprio prima di Natale, così potete capire in che stato mi trovi: per questo ho un nuovo indirizzo e per questo posso scrivere solo una lettera per entrambi.

È iniziato tutto così: un giorno molto ventoso dello scorso novembre il mio cappuccio volò via e si infilò sulla cima del Polo Nord. Gli avevo detto di lasciar perdere ma l’Orso del Polo Nord, ODPN, si è arrampicato in cima per prenderlo e in effetti l’ha preso. Ma il Polo si è rotto a metà ed è caduto sul tetto della mia casa e poi l’ODPN è caduto nel buco ed è finito nella sala da pranzo col mio berretto sul naso, e tutta la neve sul tetto è caduta dentro casa, si è sciolta, ha spento il fuoco ed è finita giù in cantina, dove tenevo tutti i regali di Natale di quest’anno; intanto l’ODPN si è rotto una zampa.

Ora sta di nuovo bene, ma mi sono arrabbiato così tanto che ha detto che non mi aiuterà mai più. Penso di aver ferito il suo orgoglio, e che quello non guarirà prima del prossimo Natale. Vi ho mandato una foto dell’incidente e della mia nuova casa sul PN. Se John non riesce a leggere la mia scrittura tremolante (ho 1925 anni) può chiedere a suo padre di farlo. Quand’è che anche Michael imparerà a scrivere e mi manderà le sue letterine?

Con affetto a tutti e due e anche a Christopher, che ha un nome simile al mio, Father Christmas.

È tutto, a presto

Babbo Natale

(Le grafiche sono state realizzate con Canva)

Abbiamo parlato di...