“Quando sono entrato in tribunale per fare una richiesta di affido per un minore disabile mai avrei immaginato di arrivare fino a dove la storia di Alba mi ha condotto…”. Da non perdere la riflessione di Luca Trapanese tratta dal nuovo numero della guida “Leggere il mondo” (da scaricare gratuitamente) del progetto Il Libraio Scuola
Famiglia è… chi famiglia fa
Quando sono entrato in tribunale per fare una richiesta di affido per un minore disabile mai avrei immaginato di arrivare fino a dove la storia di Alba mi ha condotto.
L’Italia è l’unico paese in Europa che non consente ai single di adottare se non in casi molto speciali; siamo fermi a una legge sulle adozioni di oltre 40 anni fa. Eppure, la famiglia è il posto sicuro che tutti dovremmo avere.
Letture originali da proporre in classe, approfondimenti, news e percorsi ragionati rivolti ad adolescenti.
La discussione che oppone famiglia tradizionale e “non tradizionale” mi sembra pretestuosa, fasulla.
Rivendico il fatto che la nostra (quella composta da Alba e da me) sia considerata tradizionale. Perché prima di tutto c’è l’amore. E ci sono la fatica quotidiana, la voglia di rendere felice una bambina, i pomeriggi con i nonni, le feste, i giochi con i cugini… Quando un bambino viene cresciuto con un solido terreno di sentimenti al quale appoggiarsi, quella per me è una famiglia “tradizionale”.
La figura del padre oggi è cambiata: si può occupare del proprio figlio al pari di una madre non perché ci possa essere una differenza tra l’uno e l’altro, ma perché entrambi partono da una stessa vocazione. Oggi ci sono dei papà che fanno tutto, e credo che per molto tempo abbiamo avuto attaccata addosso un’etichetta sbagliata.
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La famiglia è costituita da chi si vuol bene e vuole il bene della nuova vita. Che la vita abbia un legame di tipo “genetico” è poco rilevante. Famiglia è dove c’è un focolare, dove c’è amore, dove c’è rispetto reciproco.
E non è solo dove ci sono i figli, ci sono anche famiglie completamente diverse in cui si ha semplicemente voglia di condividere l’esistenza.
Come facciamo a catalogare qual è la famiglia giusta?
La sua forma può variare. In base al numero dei componenti, della loro età, genere, parentela, stato. Può essere di sangue o acquisita o conquistata, a suon di sentimenti che spesso devono sfidare leggi retrograde.
È il posto dove sentirsi se stessi e coltivare le emozioni, che vanno di pari passo con i ricordi.
Si fa un gran parlare oggi di questo “contenitore” che molti vorrebbe restringere in una forma unica quando la cosa più importante non è questa ma il suo contenuto.
Ad animarla sono persone, umani ma spesso anche animali. Famiglia è tante cose, e tutte diverse tra di loro. Non c’è una patente da prendere per essere famiglia, non si partecipa a un casting per farvi parte. La famiglia è quella che ti capita, è quella per cui lotti, è quella che ti costruisci con chi vuoi tu, con le persone a cui vuoi bene. È quella per cui ti stanchi, con cui ti confronti, con cui condividi valori, progetti e prospettive.
La famiglia è ancora possibile se la lasciamo libera da schemi, convinzioni/convenzioni che non hanno niente a che fare con essa. La famiglia è amore, è il posto in cui ognuno è se stesso e contemporaneamente connesso all’altro nella sua totale libertà.
Il tema non è l’omosessualità ma la genitorialità, io non faccio la battaglia per le coppie omosessuali. I genitori devono essere giusti, non importa che siano due, cinque o uno. Se sono giusti, onesti, possono crescere figli sereni.
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È questione di qualità non di quantità. Alba è una bambina amata dal padre, e questo basta a essere famiglia.
Il percorso di adozione è complicato, lungo, non tutti ci possono riuscire se non c’è alla base giustamente una vocazione, ma questo percorso non deve essere precluso a priori a determinate categorie di persone.
La mia storia è la storia di una persona che, come tutte, ama, sceglie e soffre. Anche il mio desiderio di paternità è stato molto naturale, un istinto forte e vitale. L’orientamento sessuale è un fatto accessorio e non centrale ovviamente. Durante tutta la mia vita sono stato accanto alle persone disabili, me ne sono preso cura, e loro si sono spesso presi cura di me. Sono stati la mia “cura”.
Ho imparato ad accogliere le mie e le altrui imperfezioni come ricchezza e non come vergogna. Quando ho deciso di adottare un bambino per me non era importante che fosse disabile o meno.
Quando ho preso Alba in braccio per la prima volta mi sono sentito suo padre e ho sentito che lei era mia figlia.
Niente altro.
Né mi sono accontentato né mi sono immolato. Di certo avevo gli strumenti per affrontare la situazione, ma come ogni genitore mi sono chiesto: “Da dove comincio?”, “Come farò?”, “Che cosa ne sarà di Alba quando non ci sarò?” E poi mi sono buttato, come faccio sempre, con la determinazione di chi crede in se stesso, negli altri e anche in Dio.
L’AUTORE – Luca Trapanese (nato a Napoli nel 1977) da anni svolge attività di volontariato in Italia e nel mondo, ha fondato l’associazione “A ruota libera” e ha realizzato numerosi progetti legati alla disabilità, tra i quali la casa famiglia per bambini “La Casa di Matteo”, unica nel Sud Italia. Attualmente è assessore al welfare nel comune di Napoli. Nel 2018 ha adottato Alba, una bambina con la sindrome di Down, ed è felice di raccontare sui social la loro vita insieme. Con Luca Mercadante ha firmato Nata per te, diventato anche un film. Con Salani ha pubblicato Le nostre imperfezioni, Non chiedermi chi sono e Le avventure del Sottosotto (con Francesca Vecchioni).
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