È uscito di scena il giorno del suo ottantesimo compleanno: Gigi Proietti è stato un uomo di teatro, di cinema, di cultura. Lo ricordiamo con l’interpretazione di alcuni versi del poeta romano Trilussa

È uscito di scena il giorno del suo ottantesimo compleanno, il 2 novembre: “Che dobbiamo fa’? La data è quella che è”, aveva più volte ironizzato Gigi Proietti, venuto a mancare per gravi problemi di cuore, dopo essere stato ricoverato in una clinica di Roma. L’attore si trovava in terapia intensiva già da una quindicina di giorni, ma la famiglia non si era esposta, preferendo mantenere il massimo riserbo. Finché le condizioni non si sono aggravate.

Nel ricordarlo il pensiero corre subito alle sue memorabili interpretazioni: da quando, negli anni ’60, ha calcato per la prima volta il palcoscenico, a quando ha recitato in film come Febbre da cavallo e Tosca. A ogni modo a chiunque verrà in mente un’esibizione particolare: c’è chi non può dimenticarlo per il Maresciallo Rocca e chi per Er Cavaliere Bianco e er Cavaliere Nero, chi per Nun me rompe er ca’, in cui faceva il verso a Louis Armstrong ispirandosi agli chansonnier, e chi ancora per aver doppiato il genio di Aladdin della Disney.

Quel che è certo è che Proietti era un talento singolare: è stato un uomo di teatro, di cinema, di cultura. Un artista a tutto tondo, capace di mostrarsi sempre leggero e autoironico, ma allo stesso tempo profondo e sferzante. Era in grado di passare dall’interpretare Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone, a dare voce a star come De Niro, Hoffman e Stallone.

Versatile, istrionico e poliedro, un vero mattatore, profondamente innamorato della cultura: motivo che l’ha spinto a costruire un Globe Theatre shakespeariano nel 2003 nel cuore di Villa Borghese, e che l’ha sempre portato a mescolare l’alto e il basso, per rendere l’arte accessibile a tutti.

Si è fatto portavoce di grandi valori, osservando il mondo e le sue complessità con uno sguardo divertito e disincantato, insegnando a ridere di quello che faceva piangere. Per questo è riuscito a fare sue le poesie di Trilussa (pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri), poeta satirico romano, un po’ malinconico e crepuscolare, che nei suoi versi elabora amare riflessioni sulla vita, sulla società, sulla politica e sul potere.

Una volta saputa la notizia della morte, i social sono stati inondati di messaggi d’affetto e di stima nei confronti del grande attore.

E in questo difficile momento per la cultura, e specialmente per il teatro, ricordare un uomo come Proietti può essere un faro per impedirci di restare al buio.

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