La sesta edizione del Festival della Comunicazione si terrà a Camogli dal 12 al 15 settembre. Il tema scelto, ispirato da Umberto Eco, è “Civiltà” – Le novità e i protagonisti della rassegna

La sesta edizione del Festival della Comunicazione si terrà a Camogli dal 12 al 15 settembre. Ideato con Umberto Eco, diretto da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer, e organizzato da Frame in collaborazione con il Comune di Camogli, il Festival della Comunicazione (di cui ilLibraio.it è media partner) è un appuntamento importante nell’articolato panorama della comunicazione e del dibattito intergenerazionale. Attraverso un fitto di interventi, analisi, riflessioni sulle grandi questioni riguardanti attualità, futuro e innovazione, il Festival, come spiega la presentazione, esplorerà uno dei temi più importanti per la nostra realtà contemporanea e più cari a Eco: “Civiltà”.

Nel discorso tenuto al Palazzo delle Nazioni Unite di New York il 21 ottobre del 2013, Eco affermava: “Le civiltà si presentano come sistemi che funzionano non solo per preservare e trasmettere informazioni utili alla loro sopravvivenza in quanto civiltà, ma anche per cancellare le informazioni giudicate in eccesso. Per preservare la propria identità, una civiltà non deve solo comportarsi come un archivio di informazioni, ma anche come un filtro. È un dato di fatto che di frequente le società non ci facciano dimenticare ciò che sappiamo o sapevamo, ma ci impediscono di scoprire ciò che non sappiamo ancora. Perciò accade che una civiltà possa operare diversi tipi di cancellazione che possono spaziare dalla censura (la cancellazione di manoscritti, i falò di libri, la damnatio memoriae, la falsificazione di fonti documentarie, il negazionismo) fino alla dimenticanza causata da vergogna, inerzia e rimorso”. Concludeva Umberto Eco: “Nessuna civiltà – nel senso antropologico della parola, intesa come sistema di idee scientifiche e artistiche, miti, religioni, valori e abitudini quotidiane – può sussistere e sopravvivere senza una memoria collettiva. Schiacciati tra una memoria debole e il suo massimo eccesso, cosa potremmo suggerire ai nostri figli, che non sanno neanche che cosa accadde solo pochi decenni fa? In un mondo in cui si è tentati di dimenticare o ignorare troppo, la riconquista del nostro passato collettivo dovrebbe essere tra i primi progetti per il nostro futuro”.

Anche in questa edizione, dunque, il patrimonio trasmesso in eredità dal padrino del Festival “ci fornisce le chiavi per affrontare quella società globale e interconnessa verso cui ci stiamo avviando e che ci chiama a dare un nuovo senso al termine ‘civiltà’”, spiegano gli organizzatori.

Civiltà intesa come particolare relazione tra gli uomini e il loro immaginario simbolico (la memoria storica, i monumenti e i grandi lasciti intellettuali del passato), e civiltà come rapporto tra gli uomini e la loro quotidianità materiale: le conquiste tecniche e cognitive, le tecnologie e i beni di consumo, le economie, i mercati finanziari e le imprese, che cambiano radicalmente ritmi di vita, uso del tempo e delle risorse, abitudini e costumi, mode e aspirazioni.

In linea con la trasversalità del tema Civiltà – che porterà a spaziare dall’ecosistema mediale al confine tra post-verità e fake news, dalla cultura green ai linguaggi e lifestyle delle nuove generazioni, dalla contaminazione delle forme espressive alle dinamiche politiche nazionali e internazionali – il Festival vedrà coinvolti oltre 100 ospiti(sul sito ufficiale l’elenco completo, ndr): il mondo dell’informazione e l’universo scientifico e accademico, la cultura e lo spettacolo, la musica e la fotografia, l’innovazione e le imprese, senza dimenticare la politica, chiamata a confrontarsi con la magistratura e la società civile, con il diritto e l’economia, per un totale di più di 80 eventi tra lectio, presentazioni e dialoghi.

Torna il Premio Comunicazione che quest’anno sarà assegnato a Stefano Massini.

Il programma Dentro e intorno al Festival prevede 3 mostre – Incursioni d’arte nella civiltà (sull’intreccio tra arte, popoli e culture), DONUM (alla scoperta dei luoghi sacri e della meditazione nel Parco di Portofino), Strofinacci (progetto che ha coinvolto tutte le regioni d’Italia) – e una serie di spettacoli di teatro, musica e poesia: “Mimì” di Mario Incudine e Moni Ovadia; “Già, infatti, è così” di Andrea Vitali; “Tenebra è la notte” del rapper poeta Murubutu; “Sconfinando” di Giorgio Conte; lo show dei sette ragazzi musicisti della Compagnia del Cigno di Ivan Cotroneo; “La misteriosa fisarmonica della Regina Loana”, omaggio speciale a Umberto Eco di Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi; il reading “La mia casa di Montalbano” di Costanza Diquattro; e ancora “Clima, un po’ per celia e un po’ per non morire”di Mario Tozzi e Lorenzo Baglioni e “I canti delle TV rotta” di Fabio Genovesi.

Alle Colazioni con l’autore e Rassegne stampa del mattino si affiancheranno per la prima volta gli Aperitivi del Festival, dove il pubblico potrà godere di momenti di incontro informali e divertenti con i protagonisti della rassegna.

Per i più piccoli e le loro famiglie, una rosa di laboratori a tema appositamente realizzati in collaborazione con l’Università di Bologna e il CNR-Istituto Ingegneria del mare di Genova.

Aperte a tutti, infine, le 6 escursioni per terra e per mare, tra cui Plenilunio in mare e la Whale watching all’alba, per esplorare le meraviglie naturalistiche del Parco di Portofino e nell’Area Marina Protetta.

Spiega Danco Singer: “Stiamo avanzando verso una civiltà che è globale e interconnessa, in cui mercati, culture, individui e informazioni sono sempre più interdipendenti ma scossi da forze interne contrastanti, che ridefiniscono la socialità, il rapporto con l’altro e l’idea stessa di barbarie. Il Festival non solo è riconosciuto come una consolidata agorà di discussione sociale e aggiornamento culturale, ma è divenuto una community di altissimo valore arricchita dai protagonisti del mondo economico e imprenditoriale. “Ma civiltà”, conclude Rosangela Bonsignorio, “è anche e soprattutto identità globale in divenire: un progetto collettivo di futuro da immaginare e realizzare. Bisogna ripensare il concetto di civiltà e arricchirlo di un significato nuovo che possa includere, senza omologarle, le specificità dei popoli e delle persone, per affrontare sfide nuove e cogliere opportunità mai verificatesi prima”.

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