Il 39,1% dei dirigenti e professionisti italiani (contro il 17% di francesi e spagnoli) non legge neppure un libro l’anno. E anche il confronto con i laureati non lettori è impietoso per il nostro Paese… – Il commento

“E’ arrivato il momento di smetterla con i proclami d’amore per il libro e la lettura che non si traducono in azioni serie ed efficaci. Vi sono sistemi semplici per  definire cos’è una priorità: è dove si investe prima che altrove. E allora: 33milioni di euro è il budget del Centre national du livre francese, meno di 1milione  quello del nostro Centro per il Libro. La verità è che la classe dirigente, politica ma non solo, non sa cosa è un libro perché non legge nemmeno un libro all’anno: è così per il 39,1% dei dirigenti e professionisti italiani (contro il 17% di francesi e spagnoli). Il segno più o meno del nostro mercato, al netto di ciò che possiamo  fare noi come settore, è solo una conseguenza”. Ieri, alla Buchmesse, presentando i nuovi dati sulla lettura, con il segno meno che cala nei primi 8 mesi di quest’anno  (qui tutti i particolari), il presidente dell’Associazione Italiana Editori  Federico Motta, si è giustamente soffermato su uno degli aspetti più gravi, che in queste ore sta facendo discutere in rete, e che ben evidenzia questo grafico:

AIE

La nostra “classe dirigente” (e il riferimento non è certo solo alla politica) non è dunque composta da “lettori forti” come invece sarebbe normale immaginare. Anzi. Ma come può un Paese in cui professionisti, imprenditori e amministratori pubblici non si confrontano abitudinariamente con saggi, manuali, romanzi, affrontare le  complesse sfide del futuro? Certo, ci si augura che almeno questo 39,1% si informi e approfondisca online e legga i giornali, in versione cartacea o digitale che sia.

E se non stupisce la differenza con il dato francese (a questo proposito segnaliamo la nostra recente intervista a Pierre Dutilleul, presidente della Federation of European Publishers, sulla netta crescita del mercato librario in Francia nei primi 6 mesi del 2015), colpisce quella con la classe dirigente spagnola, dove i non lettori rappresentano il 17% del campione.

Via Twitter Laura Donnini, Amministratore delegato di Rcs Libri, ha parlato di “un segno di imbarbarimento” e di “vera emergenza nazionale”, e i commenti sui social network sono numerosi in queste ore. In molti dicono di non stupirsi, non pochi si indignano, c’è chi fa satira. Quel che resta è un dato che non può non preoccupare. A cui si aggiunge quello sui laureati non lettori: come si vede dal grafico, anche in questo caso il confronto con la Spagna e la Francia è impietoso.

“Non si può avere sviluppo civico, prima ancora che culturale e sociale, senza il libro”, ha sottolineato da Francoforte il Sottosegretario Borletti Buitoni. Non si può neppure crescere economicamente, aggiungiamo.

Certo, in queste ore, la politica italiano sembra avere altro a cui pensare. Come al solito.

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