Gian Arturo Ferrari parla con Il Libraio della sua passione per le serie tv di nuova generazione, dell’evoluzione della narrazione, e racconta com’è stato ospitare in casa sua il set di un episodio di “Gomorra”

Gian Arturo Ferrari, a lungo numero uno del gruppo Mondadori Libri, nei mesi scorsi ha pubblicato il saggio “Libro” (Bollati Boringhieri). Ma gli interessi dell’ex presidente del Centro per il libro vanno oltre il mondo dell’editoria, ovviamente. A questo proposito, intervistato dal Libraio, Ferrari parla della sua passione per le serie tv di nuova generazione (su tutte “House of Cards”, “Breaking Bad” e “Gomorra”) e dell’evoluzione della narrazione…

Cosa apprezza di queste serie?
“Rispetto a quelle del passato sono cambiati alcuni aspetti fondamentali: a parte poche eccezioni, e a differenza di serie cult come ‘Hill Street giorno e notte’,‘E.R.’ – che, tra l’altro, è stata ideata da uno scrittore, Michael Crichton, – e a decine di altre, non si parla più di episodi indipendenti l’uno dall’altro, in cui la costante è rappresentata dal cast dei personaggi. Le nuove serie, infatti, raccontano, seppur a puntate, un’unica storia. Si tratta di un cambiamento radicale, che ci riporta alla grande narrativa popolare dell’800, al feuilleton, a Balzac, a Dumas… Poi, nel ‘900, la serialità nella letteratura si è persa, e la narrazione ha assunto le forme dei romanzi e dei film. Ma non è stato affatto un passaggio naturale, sia chiaro…”.

Quindi le nuove serie rappresentano un ritorno al passato?
“Non solo, naturalmente. L’altra novità è che, rispetto ai romanzoni dell’800, gli sceneggiatori oggi tendono a violare l’unità di tempo, l’unità di luogo e, soprattutto, l’unità di azione”.

Con quali risultati?
“Nelle nuove serie le vicende si intrecciano, l’andamento è ‘frondoso’, il plot è decisamente più complesso… Questo modo di raccontare ha un vantaggio: garantisce più verosimiglianza. Del resto, le nostre vite non sono lineari, e gli intrecci non mancano…”.

Oggi si sente spesso dire che le serie tv sono i nuovi romanzi…
“Non è così, sono un’altra cosa. Quel che è certo è che per gli autori di serie tv si è aperta una prateria narrativa sterminata”.

Quindi le serie tv non ‘rubano’ lettori ai romanzi…
“Ma no. Il successo delle serie dimostra che le persone hanno bisogno di storie, e di storie lunghe e complesse in particolare”.

Un’ultima curiosità: è vero che una puntata di “Gomorra” è stata girata a casa sua?
“Confermo, ma non è questo il motivo per cui apprezzo la serie tratta dal bestseller del mio amico Saviano, una serie in cui il sistema di germinazione delle storie è sofisticato e sorprendente”.

Ci racconti com’è stato ospitare il set di una serie…
“A casa mia è stato girato il quinto episodio, quello in cui il banchiere milanese si butta dalla terrazza, la mia appunto. E’ stata un’esperienza interessante. Per una scena di pochi secondi si sono rese necessarie due notti di riprese”.

 

 

Breaking Bad

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