“All’internet non frega niente della tua stanchezza. Non importa a nessuno che sei sfatta, che hai lavorato tutta la settimana e poi cucinato e fatto le lavatrici e tolta i baffi…”. Torna l’autoironia di Giada Sundas, alle prese con i sensi di colpa e i commenti delle “mamme petalose”

All’internet non frega niente della tua stanchezza. Non importa a nessuno che sei sfatta, che hai lavorato tutta la settimana e poi cucinato e fatto le lavatrici e tolta i baffi col Silk Epil. A loro non frega nulla che hai dovuto ripetere i Sumeri e pagare la bolletta del gas e fare la cacca in ufficio veloce sennò tutti avrebbero capito che stavi facendo la cacca in ufficio.

Alle mamme dell’internet non frega un accidente che tu la domenica vuoi stare sul divano a fare schifo, mangiare le patatine paprika&polimeri e morire di gotta piangendo colesterolo mentre guardi video di cagnolini che rincontrano i padroni tornati dalla guerra.

Loro no. Loro ti sbattono in faccia senza pietà gli articoli dei blog illuminati fondati da madri petalose che si struccano con gli agretti e si strusciano pezzi di roccia sotto le ascelle al posto del deodorante.

Così, mentre scorri la bacheca, ti ritrovi i link dal blog thefalloppiosalad.net che ti ricorda che “i bambini che leccano i maiali nelle fattorie hanno il QI più alto della media”, o magari salta fuori l’articolo che “ho lasciato che mio figlio si impanasse nella terra come una spinacina e oggi è un ragazzo resiliente”, per non parlare dei vari “la scienza lo conferma: i bambini che coltivano i pomodori saranno adulti con la caldaia a condensazione”.

E potrebbe anche essere che tu sia una mamma molto sicura del suo operato, può anche essere che la tua coscienza sia linda e pinta, ma stai pur certa che qualcosa in te vacillerà di fronte alle foto della tua amica scattate durante la passeggiata nel bosco con i suoi sette figli, tutti vestiti coordinati, con la crema solare e la borraccina piena di acqua di ruscelli incontaminati; o quelle di quell’altra che “oggi pic nic! Seitan grigliato, hummus e ora merenda time” e la foto dei figli con i loro polaretti homemade al tea tree.

Poi guardi tuo figlio che sta giocando per terra con le costruzioni fatte coi denti da latte dei bambini cinesi, pensi che l’unica attività di oggi è stata fargli il trasferello trovato nelle brioche con la saliva e ti senti in colpa.

Allora con enorme fatica ti alzi dal divano ed esci. Ma dove vai? Al centro commerciale no, per carità, mica vorrai uscire da una parte e andarti a rinchiudere da un’altra? Non si fa. Bisogna fargli respirare l’arte a ‘sti bambini, un po’ di cultura gli farà bene. Vada per la mostra. Ma l’unica aperta è quella dell’artista svedese che dipinge solo buchi di culo. Bocciata. Forse una passeggiata in montagna? Che vuoi che siano tre gradi sotto zero, i bambini che stanno al freddo non si ammalano. Ma le mamme sì. Passo.  Cinema? Tutto pieno. Parco giochi? Piove a dirotto. Biblioteca? Chiusa.

Ci restano i gonfiabili. Quaranta minuti per trovare parcheggio, poi ne trovi uno strettissimo tra due monovolume. Scendi, apri l’ombrello, fai il giro, cerchi di aprire la portiera senza toccare l’altra auto, lo spazio è poco, provi a sganciare la cintura al bambino con una mano, strusci sulla carrozzeria bagnata, ti bagni, ti cade l’ombrello, imprechi ma non lo raccogli, tanto ormai…

Ti sporgi col busto dentro l’auto, ti si chiude la portiera sugli stinchi, ti cade la borsa dalla spalla portandosi dietro metà capelli e costringendoti a tenere il capo chinato, ti esce il culo dai pantaloni, qualcuno ti suona il clacson, riesci a sganciare la cintura, sei fradicia, recuperi l’ombrello, tiri fuori il bambino ma non trovi più le chiavi.

Dopo mezz’ora raggiungi l’ingresso, paghi dodicimila euro, prendi dei calzini antiscivolo in leasing e resti in piedi immobile a guardare tuo figlio venire inghiottito da nove quintali di acetato. L’aria è a corto di ossigeno, ci sono 38° e, per superare il rumore dei compressori, i bambini urlano più forte del solito.

Grazie mamme petalose, andate a farvi friggere le placente.

L’AUTRICE – Giada Sundas è una giovane madre molto seguita in rete. Sui social racconta la sua esperienza di “madre imperfetta ma imperterrita” con freschezza e ironia. Il suo romanzo d’esordio, edito da Garzanti nel 2017, si intitola Le mamme ribelli non hanno paura, e racconta la storia di Giada dal giorno in cui la piccola vita di Mya, sua figlia, ha cominciato a crescere dentro di lei. Nel 2018 è uscito il suo secondo, atteso libro, Mamme coraggiose per figli ribelli, in cui l’autrice torna a parlare del mestiere più difficile del mondo: fare la madre. Con la sua inconfondibile vena ironica…

Qui tutti gli articoli di Giada Sundas per ilLibraio.it.

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