Che cos’è la metonimia? E come si diversifica dalla sineddoche? Ecco il significato e alcuni esempi di utilizzo di questa figura retorica, sia nel linguaggio comune sia in opere poetiche della letteratura italiana… – La guida

Il significato della metonimia

La metonimia è una figura retorica di significato (chiamata anche tropo). L’etimologia della parola “metonimia” proviene dal greco μετωνυμία, il cui significato è “scambio di nome”.

Il funzionamento di questa figura retorica si basa sul trasferimento del significato di una parola a un’altra. Le parole tra cui avviene lo scambio devono appartenere allo stesso campo semantico ed essere legate da un rapporto logico qualitativo, cioè di tipo spaziale, temporale, causale o materiale.

Ecco le relazioni logiche su cui si possono basare le sostituzioni, e i rispettivi esempi di metonimia nel linguaggio quotidiano:

  • contenente/contenuto
    “bere un bicchier d’acqua”, a essere bevuta dovrebbe essere l’acqua e non il bicchiere, similmente a perifrasi del tipo “finire una confezione di biscotti”;
  • causa/effetto
    “sentire il campanello”, si dice cioè di sentire la causa del suono, e non il suono stesso; oppure “vivere del proprio sudore”, in cui il sudore è l’effetto del lavoro di cui in realtà si vive; e ancora “avere le guance rigate di pianto”, in cui si scambia l’effetto (le lacrime) con la causa (“il pianto”). Questo tipo di metonimia è chiamato anche metalessi;
  • simbolo/concetto
    “lottare per la bandiera”, espressione in cui la bandiera sostituisce la nazione da essa rappresentata, e “rispettare la Corona”, ovvero rispettare i regnanti rappresentabili tramite la corona che indossano;
  • autore/opera
    “ascoltare Beethoven” o “leggere Manzoni”, due esempi in cui il nome dell’autore si sostituisce a quello delle loro opere;
  • origine/prodotto
    “un bicchiere di chianti”, “una fetta di asiago”: in questo caso il luogo di produzione viene sostituito al nome di ciò che viene lì prodotto;
  • astratto/concreto
    “bisogna avere fegato”, in cui l’organo concreto simboleggia il concetto del coraggio; “beata gioventù”, in cui un’idea astratta sta per i singoli individui giovani;
  • materia/oggetto
    “gli ori”, espressione che viene usata per indicare un insieme di gioielli, allo stesso modo in cui “i bronzi di Riace” si rifà al materiale di cui sono composte queste celebri sculture;
  • persona/strumento
    “il primo violino dell’orchestra”, “un concerto di ottoni”: qui il nome dello strumento indica l’individuo che li suona, oppure “essere una buon forchetta”, in cui l’oggetto indica chi lo usa;
  • luogo/abitanti
    “l’Italia celebra la vittoria” è un modo per dire che a farlo sono i suoi abitanti, così come il termine “il Quirinale” viene utilizzato per indicare il Presidente della Repubblica;
  • oggetto posseduto/possessore
    “i colletti bianchi”, espressione atta a indicare una categoria di lavoratori che indossa camicie con i colletti bianchi, oppure “le toghe”, con cui si indicano i membri dell’ordine giudiziario.

Esempi di metonimia in poesia

Ecco alcuni celebri esempi di metonimia utilizzata da poeti italiani del passato:

“…
Mentre Rinaldo così parla: fende

Con tanta fretta il suttil legno l’onde

Che con maggiore a logoro non scende

Falcon ch’ai grido del padron risponde:

Del destro corno il destro ramo prede

Quindi il nocchiero, e mura, e tetti asconde

San Giorgio a dietro, a dietro s’ allontana

La Torre e de la Fossa e di Gaibana.

(L. Ariosto, Canto XLIII, Ottava 63, Orlando furioso)

 

“…

ma misi me per l’alto mare aperto

sol con un legno e con quella compagna

picciola da la qual non fui diserto.

…”

(D. Alighieri, Canto XXVI, Inferno)

 

“Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo

di gente in gente, mi vedrai seduto

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

il fior de’ tuoi gentili anni caduto
…” 

(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, in Poesie)

Sia in Dante sia in Ariosto osserviamo l’utilizzo della metonimia materia/oggetto, in cui “legno” sta a significare barca. In Foscolo, invece, “pietra” sostituisce la tomba del fratello.

 

“…
Tutta vestita a festa

la gioventù del loco

lascia le case, e per le vie si spande;
…”

(G. Leopardi, Il passero solitario, in Canti)

In questi versi di Leopardi troviamo una metonimia astratto/concreto: con la parola “gioventù” si indicano i giovani del paese. 

 

“…Io gli studi leggiadri

Talor lasciando e le sudate carte,

Ove il tempo mio primo

E di me si spendea la miglior parte,

D’in su i veroni del paterno ostello

Porgea gli orecchi al suon della tua voce,

Ed alla man veloce

Che percorrea la faticosa tela.
…”
(G. Leopardi, A Silvia, in Grandi idilli)

In A Silvia c’è invece una doppia metonimia. “Carte” sta per i libri o per le pagine dei libri composti di carta (metonimia materia/oggetto), ma anche l’aggettivo “sudate” scambia la causa (la fatica dello studio) con l’effetto (il sudore). 

 

“…
ma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini  

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar
…”

(G. Carducci, San Martino, in Rime Nuove)

Infine, tra i versi di Carducci, ecco una metonimia che sottostà alla logica contenente/contenuto: qui il poeta con la parola “tini” indica il mosto in essi conservato. 

 

Differenza tra metonimia e sineddoche

La differenza tra la metonimia e la sineddoche è molto sottile: la sineddoche, infatti, funziona con lo stesso identico meccanismo. A essere diversi sono i rapporti che intercorrono tra i termini il cui significato viene scambiato, poiché parliamo di sineddoche solo quando la relazione tra i termini è di tipo quantitativo, e cioè quando le parole sono legate da una logica del tipo:

  • parte/tutto
  • singolare/plurale
  • genere/specie

Differenza tra metonimia e metafora

Quando viene chiesto di riconoscere le figure retoriche, è facile anche confondere la metonimia con la metafora. Come fare quindi per distinguerle? In generale, quando ci si trova di fronte a una metonimia va tenuto a mente che il trasferimento di significato avviene all’interno dello stesso campo semantico (bicchiere-acqua), cosa non necessariamente vera per la metafora. Inoltre, per chiarirsi le idee è utile cercare di capire se i due termini in causa sono legati dai rapporti logici elencati in precedenza: in tal caso si tratterà di una metonimia o di una sineddoche, e non di una metafora. Se vuoi saperne di più, ecco l’approfondimento dedicato proprio alla metafora

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