In occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali in Italia, il Memoriale della Shoah di Milano ospita la rassegna “Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come combatterlo”. Il 25 novembre protagonista sarà Gherardo Colombo, che a ilLibraio.it spiega: “Tanta strada è stata compiuta verso l’abolizione della segregazione, come possiamo vedere nella storia, nella letteratura e nel cinema. Ma dalla cultura discriminatoria ancora non si è usciti del tutto”

In occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali in Italia, il Memoriale della Shoah di Milano ha dato il via a Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come combatterlo, il primo palinsesto di eventi del Memoriale dedicato a indagare – per meglio comprendere – pregiudizi e razzismi del passato e del presente.

In un contesto storico sempre più sensibile alla necessità di celebrare la diversità e incoraggiare l’inclusività, infatti, per la prima volta, la Fondazione del Memoriale della Shoah ha scelto di organizzare e proporre alla cittadinanza una serie di eventi legati da tematiche comuni per stimolare nei cittadini la riflessione e il dibattito.

Il progetto vede coinvolti protagonisti d’eccezione di diversi ambiti culturali: voci del teatro, della letteratura, del diritto, della psicologia, dell’arte danno vita a riflessioni, proposte, idee, per riflettere, insieme al pubblico, sulle origini del pregiudizio, alla base di ogni razzismo, e sui rimedi per contrastarlo.

Ad aprire la stagione è stato scrittore Paolo Rumiz, quindi gli incontri con lo psicanalista Massimo Recalcati, il drammaturgo Stefano Massini, lo storico Adriano Prosperi.

Il prossimp 25 novembre interverrà il magistrato Gherardo Colombo. In vista dell’incontro che lo vedrà protagonista, il presidente della casa editrice Garzanti spiega a ilLibraio.it: “Il pregiudizio è il presupposto della legge, e la legge a sua volta è l’alimentatore del pregiudizio. Credo che spesso nel corso della Storia si sia verificato questo fenomeno. Bene o male, perché una legge possa reggere, è necessario che esista, salvo che nelle dittature più spinte, qualche forma di consenso da parte della cittadinanza. E quando si vuole fare una legge che non incontra il consenso della cittadinanza, è necessario creare un pregiudizio, o giocare su un pregiudizio esistente, attraverso il quale convincere le persone che è bene che quella legge sia emanata. Del resto, senza il consenso va a finire che la legge non venga applicata. In Danimarca, per esempio, le leggi razziali sono rimaste lettera morta proprio perché il re ha svelato il pregiudizio sul quale si fondavano, scendendo in piazza e camminando tra la gente con la stella gialla di David appuntata sul petto”. E aggiunge: “Purtroppo il pregiudizio è a volte così radicato da impedire l’applicazione di leggi antidiscriminatorie. Negli Stati Uniti la schiavitù è stata abolita formalmente nel 1865, ma perché scomparisse davvero ci sono voluti decenni, e ancora oggi gli afroamericani sono spesso penalizzati. Tanta strada è stata compiuta da allora verso l’abolizione della segregazione, come possiamo vedere nella storia, nella letteratura e nel cinema. Ma dalla cultura discriminatoria ancora non si è usciti del tutto: negli Stati Uniti la schiavitù non c’è più, ma in prigione ci sono soprattutto neri”. Quindi conclude: “Se cercassimo di individuare oggi in Italia leggi frutto di una cultura del pregiudizio mi verrebbe da indicare il decreto sicurezza: chi viene da fuori, soprattutto dall’Africa, viene spesso additato con espressioni che diffondono il pregiudizio: scende in maniera costante da quasi vent’anni il numero degli omicidi, diminuiscono le rapine a le violenze sessuali, intanto che aumentano gli immigrati. Ciò nonostante cresce la convinzione che la nostra sicurezza sia messa a rischio e repentaglio proprio – ed esclusivamente – dall’immigrazione”.

Dopo l’incontro con Colombo, il 17 dicembre sarà la volta del giornalista Corrado Augias.

Dal 14 novembre il Memoriale ospita inoltre la mostra d’arte contemporanea Ricordi futuri 4.0. Cosa c’è in fondo al Binario, curata da Ermanno Tedeschi, che si propone di raccontare come nel presente e nel futuro sia cruciale richiamare i Ricordi, affinché, comprendendoli, non si ripetano gli errori del passato. Tra gli artisti che contribuiranno alla mostra, Fabio Mauri, Emilio Isgrò, Edoardo Schapira, Bruna Biamino, Vardi Kahana, Francesca Leone, Riccardo Codero, Orna Ben-Ami, Aldo Mondino e Alberto Burri.

Tutti gli appuntamenti di Premesso che non sono razzista sono gratuiti e aperti al pubblico fino a esaurimento posti; è consigliata la prenotazione.

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