Per molte persone l’odore dei libri rappresenta uno dei messaggeri di memoria più efficaci. Non a caso è in atto un esperimento per ricrearlo…

Nell’era digitale, in un mondo che ormai “vive” sui social, si continua a parlare del fascino dell’odore dei libri di carta. A questo proposito, Repubblica ha tradotto un reportage del New York Times (da cui è tratta l’immagine in alto, ndr), in cui si legge, non a caso, che “per molte persone l’odore dei libri, in particolare, rappresenta uno dei messaggeri di memoria più efficaci, specialmente ora che la pagina stampata cede il passo al digitale”. L’autore, Randy Kennedy, ricorda: “L’aroma della carta e della tela rigida in una biblioteca di contea del Texas occidentale dove ho lavorato da adolescente è rimasto con me per decenni, riportandomi alla memoria la giovinezza con violenza proustiana ogni volta che una zaffata di libro vecchio mi arriva alle narici”.

Nell’articolo si cita un “inconsueto esperimento, a metà tra il poetico e lo scientifico, tra i meandri olfattivi della storia, cercando di stabilire con precisione il collegamento tra l’odorato e la memoria, in questo caso la memoria collettiva”. L’esperimento ha visto coinvolta la Columbia e la Biblioteca museo Morgan a Manhattan, specializzata in libri rari e manoscritti.

L’esperimento vede l’utilizzo di un campionatore, che viene collocato delicatamente sopra gli oggetti (libri rari, mobili, tappeti) per catturare le molecole che creano un particolare odore. Verrà dunque ricreato il magico odore dei vecchi libri?

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