Dopo il successo del bestseller mondiale “milk and honey”, Rupi Kaur, giovane artista e poetessa, torna in libreria con la sua seconda raccolta di versi illustrati, “the sun and her flowers”

Rupi Kaur, giovane artista e poetessa di origine indiana, cresciuta in Canada, torna in libreria con la sua seconda raccolta di versi the sun and her flowers (Tre60, traduzione di Alessandro Storti), con cui è stata ai vertici delle classifiche degli Stati Uniti sin dal giorno della pubblicazione.

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Kaur ha iniziato a farsi conoscere su Instagram (dove è seguita da ben 3 milioni di follower), postando foto artistiche e poesie accompagnate da illustrazioni evocative. È proprio questa infatti la cifra caratteristica del suo stile, da cui hanno tratto ispirazione i cosiddetti instapoets, autori che pubblicano versi e pensieri sul social, spesso con immagini che ne rappresentano e ne enfatizzano il contenuto.

the sun and her flowers è diviso in cinque capitoli: l’appassire, il cadere, il radicare, il crescere, il fiorire. Parla di dolore, abbandono, celebrazione delle radici, amore e legittimazione di sé, riprendendo in parte temi già apparsi nella precedente raccolta-bestseller milk and honey (tre60), diventata un fenomeno mondiale.

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La sensibilità dell’autrice, inoltre, è orientata verso questioni legate al femminismo e al ruolo che la donna ricopre nella società: in molti dei suoi interventi e delle sue dichiarazioni ha dimostrato coraggio parlando apertamente di argomenti complessi e delicati, come per esempio la violenza sulle donne e la discriminazione nei confronti di coloro che appartengono a minoranze etniche. Proprio per questa sua attenzione, Kaur è diventata un punto di riferimento per tante lettrici.

“Da tanto tempo ero smarrita in un luogo in cui non c’era il sole. In cui non crescevano fiori. Ma di tanto in tanto dalle tenebre emergeva qualcosa che amavo e mi riportava in vita. Alla contemplazione di un cielo stellato. Alla leggerezza di una risata fra vecchi amici. A lettori che mi dicono che quelle poesie hanno salvato loro la vita. Eppure io stessa stento a salvare la mia, miei cari. Vivere è difficile. Ma dobbiamo rifiutarci d’inchinarci ai brutti mesi o ai brutti anni. Perché i nostri occhi bramano d’ingozzarsi di questo mondo. Ci sono ancora tanti specchi d’acqua turchesi in cui tuffarci. C’è la famiglia. Di sangue non d’elezione, la possibilità d’innamorarsi. L’importante è accettare di non essere i padroni di questa terra. Ma solo visitatori, trattiamola con mano delicata. Così che possa viverla anche chi verrà dopo di noi. Troviamo un sole tutto nostro. Coltiviamo fiori tutti nostri. Magari a volte non la sentiamo ma la musica è sempre accesa. Basta alzare il volume. Finché c’è fiato nei polmoni dobbiamo continuare a danzare”.

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