Carcinoma renale al quarto stadio. “Dal quarto stadio non si torna indietro”. Michela Murgia parla della sua malattia intervistata dal Corriere della Sera: “Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi”. Il 16 maggio in uscita il nuovo libro della scrittrice “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi”

Ammalarsi è normale, fermarsi è normale… la malattia non è una catastrofe, ma un pezzo della mia vita”, così nel febbraio del 2022 Michela Murgia parlava pubblicamente della sua malattia. E oggi torna a farlo, entrando nei dettagli, intervistata da Aldo Cazzullo per Il Corriere della Sera, a dieci giorni dalla pubblicazione del suo nuovo libro Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (Mondadori).

Nel primo dei 12 racconti del libro (dal titolo Espressione intraducibile, che ilLibraio.it pubblicherà il 16 maggio, giorno d’uscita del volume, ndr), racconti che sono legati tra loro, si parla di un “carcinoma renale al quarto stadio“. “Dal quarto stadio non si torna indietro”, ammette Murgia nell’intervista, chiarendo che la diagnosi del racconto è la stessa che la riguarda personalmente.

E più avanti aggiunge: “Posso sopportare molto dolore, ma non di non essere presente a me stessa. Chi mi vuole bene sa cosa deve fare. Sono sempre stata vicina ai radicali, a Marco Cappato“.

La scrittrice, che non può operarsi (“non avrebbe senso. Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello“), non vuole però sentir parlare di “lotta” contro il cancro: “Non mi riconosco nel registro bellico. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti“.

Nell’intervista non si parla solo della malattia. Murgia tra le altre cose si sofferma sulle sue tante vite, sul  rapporto con la sua terra, la Sardegna, e con la lingua sarda (“penso in sardo e traduco in italiano; sono due Michele diverse, una sarda e una italiana. Alla stessa domanda se penso in italiano do una risposta, se penso in sardo un’altra. L’Italia e la Sardegna sono due cose diverse…”). Racconta di aver cominciato a studiare il coreano, forte di una passione per il k-pop e per i Bts.

La copertina di Tre ciotole di Michela Murgia libri da leggere estate 2023

Parla inoltre di una precedente malattia, in quel caso scoperta per tempo, del suo rapporto con la fede, di amicizia. E racconta del “nucleo familiare atipico, in cui le relazioni contano più dei ruoli“, in cui ha scelto di vivere. Murgia ha predisposto tutto: “Ho comprato casa, con dieci posti letto, dove stare tutti insieme; mi è spiaciuto solo che mi abbiano negato il mutuo in quanto malata. Ho fatto tutto quello che volevo. E ora mi sposo… Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono“.

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Nel corso dell’intervista al Corriere non mancano i riferimenti ai politici di ieri e di oggi. “Spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio… perché il suo è un governo fascista“. E infine conclude: “Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista”.

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