Al via la campagna sui social network

Perché in Italia i libri cartacei e i libri digitali sono tassati in modo diverso (al 4 e al 22%)? E perché gli editori italiani hanno deciso di unire le forze per promuovere la campagna #unlibroèunlibro?
Per capirlo, va fatto un passo indietro: l’Unione Europea, infatti, quando ancora il mercato e-book non esisteva, ha stabilito che ogni bene digitale dovesse essere considerato un servizio ai fini dell’IVA, e che per i servizi non è applicabile altro che l’aliquota massima.
Allo stesso tempo, molti Paesi dell’Ue applicano un’IVA agevolata sui libri, considerandoli veicoli di crescita culturale e democratica. Ad esempio, l’IVA sui libri è zero in Inghilterra e Irlanda, è pari al 5,5% in Francia e al 4% in Italia e Spagna, al 5% in Polonia e al 6% in Belgio. 26 paesi su 28 dell’Unione hanno un’IVA agevolata sui libri.
Visto che le attuali regole europee impediscono l’abbassamento agli stessi livelli dell’IVA sugli e-book, sono due le vie per cambiare lo stato delle cose:
1) I 28 ministri delle finanze dell’Ue devono essere unanimemente concordi nel permettere agli Stati membri di derogare per gli e-book e di decidere autonomamente se assimilare o meno l’IVA degli ebook all’IVA dei libri. Si tratta, in ogni caso, di un percorso lungo;
2) L’altra possibilità è che l’Italia, come hanno già fatto la Francia e il Lussemburgo, per smuovere la situazione vada in infrazione, abbassando unilateralmente l’IVA sull’e-book. Fermo restando l’obiettivo di lungo periodo, è questo l’obiettivo degli editori italiani che stanno appoggiando #unlibroèunlibro.
In Italia l’IVA sugli e-book è pari al 22%, l’aliquota massima. L’attuale governo è sensibile al tema, e il ministro dei Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Ue, sta appoggiando l’Associazione Italiana Editori. Ecco il perché di #unlibroèunlibro. La speranza è infatti che il governo Renzi, oltre a far pressione con i ministri europei, valuti in tempi rapidi se andare in infrazione, portando l’IVA sugli e-book al 4%.
Se l’obiettivo non dovesse essere raggiunto, considerato il contesto di crisi economica, il mercato culturale continuerebbe a subire una pesante penalizzazione, con una forte riduzione degli e-book acquistati.
E ovviamente, in gioco c’è anche la promozione della lettura in un Paese, l’Italia, in cui i dati da questo punto di vista non sono mai stati confortanti…

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