“Il peso della neve” di Christian Guay-Poliquin racconta un mondo privo di elettricità, per un improvviso blackout, attraverso la storia di due uomini, un anziano e un giovane, costretti a convivere e a sopravvivere dentro una casa di montagna

In seguito a un brutto incidente, un uomo si ritrova nella stanza di una casa in mezzo alla neve. Ha le gambe paralizzate ed è in balia di un vecchio che non conosce. Il misterioso signore gli cura le ferite, gli prepara da mangiare e fa quel che può per riscaldare e illuminare l’ambiente, perché l’energia elettrica è saltata a causa di un improvviso e generalizzato blackout.

Ma nonostante l’apparente dedizione, il vecchio rimane un enigma per il suo paziente: potrebbe nascondere qualunque segreto, potrebbe nutrire istinti violenti, potrebbe essere capace di un gesto inconsulto. Come se non bastasse, inquietanti personaggi dai nomi biblici fanno visita ai due uomini portando viveri e notizie dal villaggio vicino, ma neanche loro sembrano persone di cui fidarsi. Con il livello della neve, sale anche la tensione. Di fatto, quella casa immersa in un mare di ghiaccio è una trappola senza uscita.

Il peso della neve

Il peso della neve di Christian Guay-Poliquin (classe ’82), proposto in Italia da Marsilio e tradotto da Francesco Bruno, non è solo un thriller psicologico, primo volume di una trilogia che intende esplorare e raccontare la natura umana messa alla prova in condizioni ambientali estreme, ma è anche una riflessione sulla capacità che hanno gli esseri umani di fidarsi.

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