Alfonso Berardinelli torna a far discutere con una riflessione che parte dalla crisi della lettura per arrivare a quella della critica letteraria e dell’editoria contemporanea. E che si può leggere parallelamente all’intervento di un autore giovanissimo, Giacomo Mazzariol, ospite dell’ultimo Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri

“Perché non leggiamo? Perché dovremmo leggere? Che cosa è accaduto negli ultimi anni e decenni all’atto di leggere? Che ne è del libro come mito, oggetto di culto, strumento primario di cultura? Perché si annuncia un declino ulteriore, prossimo venturo, della carta stampata? Dove sono finiti i lettori di giornali e settimanali? Chi ricorda più un individuo che legga, sfogli, usi le vecchie care enciclopedie in tre, cinque, dieci volumi che troneggiavano sugli scaffali, anche se pochi, delle librerie domestiche? Il mondo cambia e leggere libri, leggere su carta, ha cominciato a sembrare cosa del passato…“. Inizia così il lungo intervento-sfogo di Alfonso Berardinelli pubblicato dal Foglio, in cui il critico letterario si sofferma sull’impatto che sta avendo la cosiddetta rivoluzione digitale, arrivata anche nelle facoltà umanistiche delle università, dove si insegna “‘informatica letteraria’ e perfino i filologi, anzi loro per primi, sembra che senza un computer non siano più in grado né di studiare i classici né di produrre i loro eruditi e dottissimi libri destinati a un manipolo di loro simili”. Va detto che nella sua riflessione Berardinelli tocca diverse questioni, compreso il ruolo della critica letteraria (“stremata dalla
quantità di poeti e narratori in circolazione che si aspettano di essere recensiti, ammessi nelle storie letterarie, accolti nell’Eden di chi letterariamente esiste…”).

Insomma, una presa di posizione a tutto campo che, come già avvenuto in passato con Berardinelli, è destinata a far discutere (il critico, tra le altre cose, fa notare: “Negli ultimi vent’anni si sono moltiplicate le scuole di scrittura. La voglia di scrivere ha impregnato la società come mai prima. Mentre il libro da leggere è in declino, trionfa il libro da scrivere, che tutti aspirano a scrivere…”).

Sono tanti, come detto, i temi toccati da Berardinelli su cui varrebbe la pena riflettere (ad esempio, secondo il critico “ci vuole oggi genialità e originalità più per leggere che per scrivere”, e “stiamo entrando in una nuova epoca nella quale a essere pochi e geniali saranno più coloro che leggono libri che coloro che li scrivono…”), ma qui ci soffermiamo su un aspetto specifico: quando si parla di lettura, andrebbe sempre ricordato che, in realtà, in Italia non è mai stata un fenomeno di massa. Si dibatte di “crisi” da ben prima dell’arrivo del digitale, di internet e dei social. Basta osservare i dati, mai entusiasmanti (certo, si tratta di cifre che vanno contestualizzate, in passato come del resto oggi). A proposito di numeri, Berardinelli cita gli ultimi dati Istat, secondo cui i lettori di libri continuano a calare, e sono solo il 40,5% della popolazione. A proposito di queste statistiche, nel corso del Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, è stata presentata l’analisi dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori sul mercato del libro 2017. Spazio anche al tema, come detto certo non nuovo, ma che periodicamente torna a far discutere, della la crisi della lettura di libri, che oggi deve vedersela con la “concorrenza” del web, delle serie tv, del cinema, dei social, dei videogiochi, delle news online…

Secondo l’analisi dell’Associazione Italiana Editori, Istat, nella sua indagine quinquennale, inserendo nelle sue indagini la lettura di narrativa di genere, guide e manuali (per la casa, collaterali, etc ), evidenziava come i lettori fossero il 59,4% della popolazione italiana. Ben di più di quel 40,5% che la stessa Istat ha stimato nella sua ultima analisi annuale, che esclude una quota importante di libri dal perimetro considerato. Questo dato del 59,4%, si legge nel comunicato, trova conferma nell’Osservatorio Aie sui comportamenti di lettura (sui 15 – 75enni) che registra oggi come i lettori negli ultimi 12 mesi (anche solo in parte) di romanzi, saggi, gialli, fantasy, manuali e guide abbiano raggiunto quota 62%. Secondo l’analisi in questione, i comportamenti di lettura si fanno infatti oggi sempre più articolati: legge libri di carta il 62% degli italiani, ma legge anche ebook il 27% e legge audiolibri l’11%. Considerate tutte queste modalità, legge il 65% popolazione italiana con più di 15 anni. Un dato sì non entusiasmante, ma neppure deprimente, sempre se contestualizzato.

Sempre a Venezia è intervenuto Giacomo Mazzariol, autore giovanissimo, classe ’97, che nel marzo del 2015 ha caricato su YouTube un corto, girato assieme al fratello minore Giovanni, che ne è il protagonista. Giovanni ha la sindrome di Down. Il video ha avuto un’eco imprevedibile, ed è arrivato anche un libro di grande successo, Mio fratello rincorre i dinosauri (Einaudi Stile Libero).

Mazzariol appartiene a una generazione lontanissima da quella di Berardinelli, ed è cresciuto in un contesto culturale ovviamente ben diverso da quello del critico. Allo stesso tempo, a Venezia ha dimostrato di avere le idee chiare sul suo percorso (“Non sono uno scrittore, o almeno non ancora, per ora ho solo scritto un libro, che è diverso”) e sul successo dei libri nati sui social (“In molti casi nei testi degli Youtuber mancano storie fertili, che spingono a leggere altre storie, altri libri”).

Mazzariol, che sta lavorando sia al suo secondo libro sia alla sceneggiatura di una serie tv, si è detto anche preoccupato perché, come gran parte dei suoi coetanei, si sente troppo “abituato alla lettura veloce dei social”. Allo stesso tempo, ha difeso il “ruolo della scrittura, che non va smarrito, nonostante la difficoltà per gli scrittori di oggi di coinvolgere le nuove generazioni, abituate ai ritmi e alle trame delle serie”. Per l’autore di Mio fratello rincorre i dinosauri i libri “devono tornare ad avere come missione quella di regalare alla mia generazione un punto di riferimento”. Cosa che, a detta di Mazzariol, i social media non possono fare. In chiusura del suo intervento, ha omaggiato il ruolo della lettura soffermandosi su un aspetto spesso sottovalutato: “Si vede proprio che dietro ai libri c’è gente che pensa!”.

 

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