“Al momento il ministro non ha in programma di andare al Salone di Torino”: mentre proseguono le polemiche sul libro-intervista edito da Altaforte, casa editrice vicina a Casapound, l’ufficio stampa di Salvini spiega a ilLibraio.it che il leader della Lega non sarà al Lingotto. E su Twitter interviene il direttore Nicola Lagioia… – I particolari

Il rischio è che si parli più di un libro-intervista, Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio, che di una corposa inchiesta, Il libro nero della Lega, firmata per Laterza da Giovanni Tizian e Stefano Vergine che, documenti e ricerche alla mano, hanno provato a svelare le trame finanziarie e politiche del partito del ministro dell’Interno, ottenendo finora più attenzione dai media internazionali che da quelli italiani.

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Certo, il libro-intervista al vice premier, firmato dalla giornalista Chiara Giannini, con la prefazione di Maurizio Belpietro, direttore de La Verità e di Panorama, è pubblicato da Altaforte, marchio editoriale vicino a Casapound. La notizia sta facendo inevitabilmente discutere, tanto da spingere l’ufficio stampa di Salvini a puntualizzare che “con Altaforte non ci sono contratti, la casa editrice è stata scelta dall’autrice”.

altafortedizioni.it libro salvini

Come ricorda Repubblica, Altaforte, editore del mensile Il primato nazionale (“periodico sovranista”), è di proprietà di Francesco Polacchi, che è anche a capo del marchio di moda Pivert, “per il quale Salvini già finì nella bufera dopo aver indossato il giubbotto col picchio allo stadio un anno fa”.

Polacchi si dichiara militante di CasaPound (“Non mi vergogno di questo”) e, interpellato dall’AdnKronos, spiega: “Questo libro-intervista a Salvini è stato un’opportunità che abbiamo cercato di sfruttare al meglio nel momento in cui si è presentata grazie all’autrice, la giornalista Chiara Giannini. D’altra parte, siamo una casa editrice sovranista e in questo momento Salvini è il numero uno del sovranismo. Detto ciò, spiace se poi questo deve diventare un pretesto per attaccare il leader della Lega sullo stupro di Viterbo o su altre cose che non c’entrano nulla, così si fa solo il gioco della sinistra”. E aggiunge, a conferma di quanto dichiarato dall’ufficio stampa del ministro: “Con Salvini non c’è nessun tipo di rapporto personale”.

Sta di fatto che Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio dovrebbe essere presentato al Salone del libro di Torino. L’incontro, però, non è incluso nel programma ufficiale, ma si dovrebbe tenere nello stand della casa editrice. Nel caso, però, senza la presenza di Salvini. Contattato da ilLibraio.it, l’ufficio stampa del ministro ha infatti risposto che “al momento il ministro non ha in programma di andare al Salone del Libro”, e dunque non prenderà parte a presentazioni al Lingotto.

Via Twitter il direttore del Salone, Nicola Lagioia, rispondendo a uno scambio che ha visto protagonista il collettivo di scrittori Wu Ming (a seguito di un articolo uscito su Lavoroculturale.org), ha spiegato di aver posto il problema “ai vertici del Salone” e di essere in attesa di una risposta: “Le questioni degli stand non sono materia su cui decido. Ci sono presidenti, associazioni e fondazione che organizzano”. E ha ribadito che nel programma ufficiale, di cui Lagioia è responsabile, la presentazione del libro-intervista a Salvini non è inclusa.

Lo stesso Lagioia ha poi pubblicato un lungo post su Facebook per chiarire la sua posizione: “(…) Ci chiedete anche se e in quale veste ci saranno uomini politici al Salone. Abbiamo chiesto – ne abbiamo già parlato pubblicamente, lo rifacciamo – agli uomini politici che hanno piacere di visitare la nostra fiera di venire in veste istituzionale, come semplici lettori, non tuttavia per presentare propri libri o fare campagna elettorale. La politica quest’anno la lasciamo agli scrittori, ai filosofi, ai giornalisti, ai politologi, agli artisti in generale. Temiamo infatti che la retorica propria di ogni campagna elettorale semplifichi per forza di cose discorsi che al Salone vengono affrontati con un grado di complessità che fa la fortuna della manifestazione. La richiesta è stata accolta da tutti gli uomini politici con cui abbiamo avuto un’interlocuzione, diretta o mediata. Ci auguriamo venga rispettata. (…) Negli incontri del Salone del Libro vengono accolte tutte le opinioni. Nessuna libertà può definirsi tale se non è tuttavia priva di argini. Ritengo quindi, io e il comitato editoriale, a maggior ragione nell’anno del centenario di Primo Levi (è sempre, ogni istante, il tempo di Primo Levi) che all’apologia del fascismo, all’odio etnico e razziale non debba essere dato spazio nel programma editoriale. Mai. Neanche a ciò che può essere in odore di tutto ciò. Nel programma infatti non ne troverete traccia. L’antifascismo è un valore in cui io e l’intero comitato editoriale del Salone crediamo fortemente, così come ci crede la città di Torino.  La stesura del programma prevede com’è naturale una discrezionalità di chi se ne occupa. L’iscrizione per gli stand ha altre regole, anche perché qui il principio di opportunità culturale si intreccia con quello di legalità. Per quanto riguarda la gestione degli stand (è possibile che una casa editrice con simpatie fasciste o peggio ne abbia uno al Salone?), non avendone l’autorità e il potere decisionale né io né il comitato editoriale, invito chi ce l’ha a una discussione e un dibattito aperto sul tema. Da questo punto di vista, il Salone del Libro ha un comitato di indirizzo di cui fanno parte le associazioni di categoria della filiera del libro, vale a dire ADEI (Associazione degli Editori Indipendenti), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), AIE (Associazione Italiana Editori), ALI (Associazion Librai Italiani), SIL (Sindacato Italiano Librai), il Circolo dei Lettori, l’Associazione Torino la Città del Libro, così come ovviamente la Città di Torino e la Regione Piemonte. È questa l’occasione di un dibattito sul tema…”.

Lo scrittore Christian Raimo, tra i consulenti culturali del Salone, sulla sua pagina Facebook ha scritto che “è davvero assurdo indignarsi perché Salvini pubblica un libro con la casa editrice di Casapound, Altaforte. È molto evidente che, nel deserto di cultura politica, ci sia un tentativo di fare egemonia tra neonazionalismo, neofascismo, sovranismo, etc… Non è che Gramsci uno può conservarlo nelle biblioteche polverose di sezioni chiuse vent’anni fa, e poi meravigliarsi se l’ha letto qualcun altro e lo usa in modo ributtante per dare spazio all’ideologia penosa di Matteo Salvini. Le casematte ideologico culturali vanno occupate, di idee, di militanza, di dialettica, non tenute come case delle vacanze da riaprire il 25 aprile o il 1 maggio e scoprire che c’è gente che ci squatta dentro da decenni”.

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