“C’è qualcosa di molto sbagliato nell’idea della bocciatura come se fosse una condanna a morte, che comprometterà irrimediabilmente il futuro”. Su ilLibraio.it l’intervento controcorrente di Isabella Milani (pseudonimo di un’insegnante e blogger, autrice de “L’arte di insegnare”), che chiama in causa ragazzi, famiglie e professori: “Dobbiamo smettere di educare i figli con il mito del successo. Soprattutto, dobbiamo educarli anche ad affrontare il fallimento”

Non avete idea di quante lettere ricevo, a maggio e a giugno, da ragazzi e genitori preoccupati per la eventuale bocciatura, che mi chiedono pronostici o si informano per sapere se “gli insegnanti possono bocciarli”.

Poi ricevo quelle di genitori disperati che mi chiedono consigli su come gestire la disperazione dei figli che sono stati bocciati; oppure si informano se – legalmente – possono fare qualcosa per opporsi alla bocciatura. Ma mi scrivono anche ragazzi che sono stati bocciati e vogliono sapere se la bocciatura è stata giusta; o addirittura mi chiedono aiuto perché pensano al suicidio.

C’è qualcosa di molto sbagliato in questa idea della bocciatura come se fosse una condanna a morte, che comprometterà irrimediabilmente il futuro.

Ma a tutte le età essere bocciati è brutto: è obiettivamente una frenata brusca, qualcosa che viene sentita come un “non sei stato capace”, “gli altri sono migliori di te”, “non capisci”, “non hai voglia di studiare”, “i tuoi compagni vanno avanti e tu rimani indietro”. È una sconfitta, insomma. Non piace ai bambini, non piace ai ragazzi e neppure ai genitori. E per quanto possa essere incredibile, non piace neanche agli insegnanti.

Non è facile rispondere alle amiche che dicono allegramente “Mia figlia è stata promossa!” con un mesto “Il mio è stato bocciato”.

Non è facile pensare che nostro figlio possa soffrire, anche se è vero che non ha studiato e non si è comportato neanche bene. Ed è ancora più difficile – anzi è difficilissimo – quando sappiamo che ce l’aveva messa tutta.

Ci sono genitori che ne fanno una questione di vita o di morte, della promozione. Stanno dietro ai figli e non riescono a farli studiare in nessun modo. Le provano tutte: le urla, le minacce, le punizioni, le previsioni di tempi terribili o di punizioni ancora peggiori nel caso di una bocciatura. Provano anche a implorarli, questi figli che non hanno voglia di studiare; arrivano a piangere sperando di mettere loro dei sensi di colpa.

Ci sono genitori che obbligano i figli a frequentare scuole non adatte a loro, troppo difficili, perché quella certa scuola apre le porte a quel certo lavoro che è il sogno della loro vita (quella del genitore, però non quello del figlio, come sarebbe giusto). Sono incapaci di accettare che il figlio abbia delle obiettive difficoltà, e non credono neppure agli insegnanti che consigliano altri tipi di scuola.

Ci sono ragazzi che non studiano (lo dicono proprio loro, a volte: “la matematica non la studio perché non mi piace”) e poi si stupiscono quando capiscono che verranno bocciati. Altri che pensano di avere il diritto di essere promossi perché si sono messi a studiare molto nell’ultimo mese.

Bisogna chiedersi che significato ha la bocciatura.

Nella Scuola dell’obbligo non viene ammesso alla classe successiva chi proprio – nonostante moltissimi tentativi da parte degli insegnanti di dare una sufficienza o almeno un 5 che possa trasformarsi in 6 – non è stato possibile promuovere.E i tentativi di dare 6 sono moltissimi e consistono in domande facilissime, alle quali l’alunno dovrebbe poter rispondere con un minimo di sforzo se avesse aperto il libro almeno una volta o se fosse stato attento in classe. E consistono in avvertimenti continui, in discorsi fatti alla classe o, individualmente, ai ragazzi che rischiano la bocciatura. Consistono anche nel chiamare a colloquio i genitori, che portano mille motivazioni per evitare al figlio la bocciatura, comprese notizie tragiche che a volte si rivelano inventate. O spesso non si presentano neanche all’appuntamento, ma,nel momento della bocciatura, si stupiscono, si arrabbiano e protestano perché non sono stati avvertiti prima.

Noi insegnanti le tentiamo proprio tutte, già dall’inizio del secondo quadrimestre, ma lo facciamo perché pensiamo che nella scuola dell’obbligo si debba tener conto di tutto ma proprio di tutto per non bocciare.

I genitori di bambini e di ragazzi che non sono stati promossi pensano invece che la bocciatura sia frutto di chissà quali vendette o superficialità.

Non sto scrivendo questo articolo, però, per discutere sul fatto che a volte possono esserci  insegnanti che fanno ripetere l’anno e magari non servirebbe; o che danno un’insufficienza che in realtà è responsabilità loro, che non sanno insegnare; non voglio qui disquisire sulla professionalità degli insegnanti, e neanche sui comportamenti diseducativi dei genitori che combattono con le unghie e con i denti contro bocciature che sono la logica e giusta conseguenza della mancanza di  studio del figlio.

Scrivo per i ragazzi e per i genitori che sono disperati e disorientati per la bocciatura.

Da quello che negli anni mi hanno detto i genitori e dalle lettere che ricevo capisco che per alcuni la bocciatura è decisamente una tragedia. I ragazzi a volte reagiscono con apparente indifferenza e spesso ostentano totale menefreghismo. Altre volte si disperano, sorpresi che quello che era stato spiegato loro che poteva accadere, alla fine sia accaduto davvero. Quelli che mi scrivono temono principalmente la derisione dei compagni, il giudizio dei genitori, dei parenti e degli amici. Qualcuno dice di volersi suicidare perché non sa come affrontare questo insuccesso e pensa che non riuscirà mai più a risollevarsi.

Ecco come viene vissuta la bocciatura:

Cara prof. Milani sa oggi hanno esposto i cartelli e io sono stato bocciato… non so cosa fare… ora ho un coltello sulla mia scrivania e mi sento davvero uno schifo… Non so cosa fare Professoressa Milani, per favore mi aiuta presto, i miei mi odiano. Da questo giorno in poi ogni minuto e secondo sarà un colpo al cuore per me. Ora Prof. Milani mi sento veramente uno schifo.Vorrei tanto suicidarmi…

Potrei essere bocciato, all’ultimo anno di liceo. Non potrei più guardare nessuno in faccia, né i miei amici, né me stesso. Nessuno se lo aspetta da me. Ma ho sbagliato. Ho costantemente il cuore in gola, non riesco a dormire, né a mangiare, sono capitato qui per cercare un modo per farla finita. Non so cosa fare, l’unica soluzione che vedo è buttarmi giù. Aspetterò fermo qui ancora un po’.

Buongiorno, mi sono ritrovata per caso a leggere il suo blog questa notte, sono disperata. Sono la mamma di una ragazzina che ha appena compiuto 18 anni e quest’anno verrà bocciata per la quarta volta in prima Liceo.

Quest’anno ho cercato di spiegare più volte che se l’avessero bocciata anche quest’anno sarebbe stata espulsa dalla scuola, che poi non avremmo saputo come rimediare, che per mandarla a scuola lì spendo tanti soldi e che visto le amicizie strette che si è fatta nella classe sarebbe stato davvero un peccato perdere questa occasione,per tutto l’anno ogni volta che mi lamentavo dei voti mi sono sentita urlare in faccia che lei sa quello che fa… fino all’ultimo ha giurato e spergiurato che stava rimediando…e in effetti qualcosa in più ha fatto…. l’altra mattina è crollata..mamma guarda che è inutile che rinnovi l’abbonamento… io non so quanto ho pianto, davvero non lo so… e non perché sono ambiziosa, ma perché adesso non so più cosa fare… Stasera diceva che la sua vita è inutile che mi dà solo problemi e che sarebbe felice di poter morire… mi aiuti se può in qualche modo…

I genitori stessi temono il suicidio dei figli e mi chiedono qualche consiglio su come comportarsi.

O si infuriano, convinti che il loro figlio abbia subito una grave ingiustizia, e mi chiedono quali mezzi hanno per farla pagare agli insegnanti. Altri mi domandano se in qualche modo il figlio può sostenere un esame a settembre per poter riprendere a settembre nella classe successiva, come se si potesse davvero recuperare in due mesi quello che non si è fatto in nove mesi.


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Per tutti non essere ammessi è un evento molto traumatico.

A tutti loro dico: una bocciatura non è la fine del mondo. Non è qualcosa di irreparabile, che ti segnerà per tutta la vita. Arrivo a dire che una bocciatura non è determinante neanche nel caso che sia stata ingiusta. Ma è importante che i genitori smettano di vedere la bocciatura come una grande vergogna e come una sconfitta irrimediabile, e la accettino come una opportunità di rivedere comportamenti e impegno, anche loro. È necessario che gli adulti – genitori, insegnanti e, di riflesso, anche alunni – smettano di considerare la promozione come il motivo principale per cui si studia.

Dobbiamo smettere di educare i figli con il mito del successo. Soprattutto, dobbiamo educarli anche ad affrontare il fallimento, perché la vita ci mette di fronte anche a sconfitte ea insuccessi: si può perdere il lavoro, si può essere lasciati dalla persona amata, si possono vedere fallire i propri progetti. E bisogna saper andare avanti.

Ci sono insegnanti che per fare studiare gli alunni usano lo spauracchio della bocciatura. E lo stesso fanno a volte i genitori con i figli.

Ci sono insegnanti che agitano lo spettro della bocciatura come minaccia, quando i ragazzi si comportano male; o fanno promesse diseducative come “se ti comporti bene ti promuoviamo”. Quasi sempre sono soltanto parole discutibili, ma i genitori e gli alunni non lo sanno.


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Ci sono genitori che promettono premi (“ti lascio andare in campeggio”, “ti compero la bicicletta/lo smartphone/il motorino/il videogioco, ecc.) purché il figlio svogliato si decida a studiare almeno un po’, dimenticando che magari è solo grazie agli sforzi titanici degli insegnanti se è riuscito a prendere la sufficienza.

Ce ne sono altri che minacciano castighi (se vieni bocciato ti picchio, ti conviene non tornare più a casa, non vai in vacanza, non ti compero la bicicletta/lo smartphone/il motorino, il videogioco, ecc.), o ricatti psicologici (mi darai un grande dolore, ci farai soffrire).

Tutto questo carica la bocciatura di un peso assurdo, sia per i genitori che per i ragazzi.

Smettiamola tutti, di parlare della bocciatura. Diamo anche alla sconfitta un valore positivo, che è quello di fermarsi a riflettere su quale decisione è meglio prendere per il futuro. Come insegnanti non dobbiamo mai parlare della bocciatura come di una punizione. Come genitori, non dobbiamo punire il figlio bocciato (come non dobbiamo premiare il figlio promosso). Dobbiamo aiutarlo a superare il momento difficile. Ecco, per esempio, come ho risposto alla mamma della diciottenne bocciata per la quarta volta:

“… A questo punto dia per scontato che sua figlia, per un motivo o per un altro (non posso capire quale perché non la conosco) non è adatta per quel tipo di scuola. Evidentemente sta male e bisogna aiutarla. Come? Le dica qualcosa così, quasi con queste parole “Ascolta, ci ho pensato, in questi giorni. Alla fine, chissenefrega della scuola e dei voti. Non sono certo i voti quelli che contano nella vita. Si vede che tu hai un’intelligenza diversa da quella che serve. Troviamo qualcosa che ti piaccia fare e che non abbia bisogno di scuola. Per esempio un bel corso di qualcosa. Sei brava nel campo artistico. Per esempio potresti imparare a cucire. Lì il lavoro si trova sempre. Cerchiamo insieme e vedrai che ce la facciamo. Chi se ne importa della scuola. Hai tentato, ti sei alzata prestissimo,  ecc. Ora basta. Che cosa ne dici?”

Ecco, direi che dopo quattro bocciature è ora di toglierla dalla Scuola. Se non ce la fa è un supplizioper lei. La liberi. Vedrà che qualcosa trova. Cerchi, ad esempio, fra i corsi gratuiti che organizza il Comune o la provincia o la regione.”

Non è la fine del mondo se un figlio viene bocciato. La vita è sempre più importante della Scuola.


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L’AUTRICE – Isabella Milani è lo pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella Scuola. Per Vallardi ha pubblicato L’arte di insegnare – Consigli pratici per gli insegnanti di oggi. Qui il suo blog.

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