Ne “I giorni più lunghi del secolo breve” Andrea Coccia racconta il ‘900 da angolazioni inusuali: biografie perdute, ritagli di giornale e video d’epoca

Il Novecento è chiamato il “Secolo breve” da quando, nel 1994, lo storico e scrittore britannico Eric Hobsbawm pubblicò l’opera che diventerà pilastro portante del dibattito storiografico sulla contemporaneità: Il secolo breve, appunto. Ma perché tale definizione? I motivi sono sostanzialmente due: il fatto che la sua durata sia tradizionalmente compresa tra la prima guerra mondiale (1914) e il crollo dell’Unione Sovietica (1991); e l’incredibile densità di eventi che lo caratterizza.

Così, mentre al The Globe di Stockton-on-Trees il pubblico impazzisce quando un gruppo chiamato The Beatles attacca con I saw her standing there – la sera del 21 novembre 1963 -, tutti ignorano che prima della fine del concerto, a qualche fuso orario di distanza, il presidente Usa John Fitgerald Kennedy verrà ucciso.


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E nel momento in cui a Sarajevo Gavrilo Princip uccide l’Arciduca Francesco Ferdinando e la contessa Sofia, un avvocato indiano di nome Mohandas Karamchand Gandhi si trova a Città del Capo, in Sudafrica, per discutere un importante progetto di legge.

Oppure quel 9 novembre 1989, giorno in cui Kurt Cobain e i Nirvana si preparano a salire su un palco di Düsseldorf, a 500 chilometri di distanza sta per crollare il Muro di Berlino

I giorni più lunghi del secolo breve

Andrea Coccia, giornalista de Linkiesta, ha riassunto nell’ebook I giorni più lunghi del secolo breve (informant) tutto questo passato recente, ma visto da angolazioni inusuali: biografie perdute, ritagli di giornale e video d’epoca con cui l’autore ha costruito un racconto e una cronologia precisi come un orologio.

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