Il progetto Instagram “Sissy That Talk!” nasce con l’intento di esplorare l’universo drag, attraverso un ciclo di video-interviste a personaggi della scena culturale contemporanea, che raccontano chi sono e cosa fanno nella vita, mentre una make-up artist li trasforma in meravigliose drag queen – I particolari

La cultura drag è sempre più protagonista di narrazioni di successo, basti pensare alla serie Pose o al reality RuPaul’s Drag Race, arrivato quest’anno all’undicesima edizione.

Ma quante cose ancora si ignorano di questo mondo? Proprio con l’intento di esplorare l’universo drag, nasce il progetto Instagram Sissy That Talk!, un ciclo di video-interviste a tre personaggi della scena culturale contemporanea che raccontano chi sono e cosa fanno nella vita, mentre la make-up artist Erika Truffelli li trasforma in meravigliose drag queen.

sissy that talk

La maggior parte delle persone quando sente il nome “Sissy” pensa alla principessa austriaca; altri invece pensano allo slogan “Sissy that walk!“, che nel linguaggio queer è un invito a lasciarsi andare e a conquistare la passerella.

sissy that talk

Durante le interviste vengono affrontati argomenti che spaziano dal cinema queer al bullismo, dagli stereotipi di genere nel mondo del lavoro a quelli insiti nel linguaggio.

Oltre agli ospiti delle tre puntate (l’illustratore Mattia Surroz, la scrittrice Giulia Muscatelli e la regista e direttrice del Lovers Film Festival Irene Dionisio), c’è anche una madrina d’eccezione: La Mila, Miss Drag Queen Piemonte 2018.

Il progetto è stato ideato e scritto da Flora Ciccarelli e Giovanni Mauriello di uonnabi, un collettivo artistico di Torino con all’attivo una rivista online e la direzione di progetti editoriali, fotografici e audiovisivi, alcuni dei quali in collaborazione con Scuola Holden, Circolo dei Lettori e Paratissima.

sissy that talk

Come hanno spiegato a ilLibraio.it, l’interesse nei confronti della cultura drag parte da una riflessione sul genere e sulla società: “Il fatto che degli uomini scelgano di rinunciare ai privilegi che gli sono conferiti in virtù del genere maschile e decidano di performare, seppur temporaneamente, il genere femminile, rende l’arte drag dotata di una forte potenza politica. Ci è piaciuto renderci conto concretamente del processo di emersione della cosiddetta ‘femminilità‘ in dei soggetti che sono soliti viverla con delle modalità ordinarie, o comunque meno socialmente stigmatizzate”.

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