“La perfezione è una trappola sottile (…), è la distanza che prendiamo da noi stessi per non dover ammettere che non ci piacciamo del tutto…”. La riflessione sulla nostra idea di felicità di Roberta Marasco, in arrivo in libreria con “Le regole del tè e dell’amore”

Lo cantava Leonard Cohen, There is a crack in everything, that’s how the light gets in. Poi sui social ha imperversato l’arte giapponese chiamata Kintsugi e invece di far passare la luce, le crepe sono diventate cicatrici dorate. Chi ha più paura dell’imperfezione, nell’epoca di Facebook e di Whatsapp, in cui perfino il punto alla fine della frase è diventato un vezzo?

Siamo tutti orgogliosamente imperfetti. È uno dei motivi per cui i social ci fanno sentire meno soli. I nostri limiti conquistano like a palate, che si tratti dei capelli crespi, del dono della gaffe o di qualche chilo di troppo.

Ma neanche tutti i post e tutte le Bridget Jones del mondo riusciranno a rendere meno allettante la perfezione. Non importa quanto oro liquido versiamo sui nostri sbagli, la perfezione resta una tentazione irresistibile, una scusa inattaccabile, una rete di sicurezza senza eguali.

La perfezione è l’unica cosa che ci salverà dal fallimento, è il nostro modo per guardare lontano, è quel pizzico di assoluto che porta grandezza nella nostra vita. La perfezione è ancora più sicura dei sogni, perché non la raggiungeremo mai. I sogni prima o poi si realizzano, in qualche modo, la perfezione no, possiamo passare tutta la vita a inseguirla, ammantati dalla nobiltà dei nostri propositi, al riparo da ogni critica.

La perfezione ci porta lontano senza bisogno di muovere un passo, e nessuno verrà mai a dirci che siamo pigri. Ci assolve dal confronto, e nessuno verrà mai a dirci che siamo pavidi. Esigenti, tutt’al più. Intransigenti. Pazienti, perfino. Così pazienti da tenerci per noi il nostro manoscritto finché non ci diranno che è meraviglioso e intoccabile; da avere pochi amici, pochissimi, quasi nessuno, perché l’amicizia è una cosa seria; da non avere ancora viaggiato perché le cose noi quando le facciamo, le facciamo per bene. Da non esserci mai concessi di amare, perché c’era sempre qualcosa di sbagliato, di immorale, di sconveniente in quell’amore. Un dovere che ci chiamava altrove, un genitore, una sorella, un’amica, un cane, una morale, un lavoro. C’era sempre un faro puntato sull’imperfezione del nostro amore.

La perfezione è una trappola sottile, è il nome che diamo alle nostre paure per non doverle affrontare, è il modo in cui ci ripariamo dalle cadute e dal peso delle nostre scelte, è la distanza che prendiamo da noi stessi per non dover ammettere che non ci piacciamo del tutto.

Che cosa ce ne facciamo di un mucchio di sogni imperfetti? Di un lieto fine pieno di refusi? Di un amore fatto di però?

La felicità è proprio questo, forse. Non vedere i refusi, non sentire le stecche, non leggere i manuali di istruzioni, non guardare in basso prima di saltare, sorridere mentre ci rialziamo da una caduta. Una serie di scelte tutte sbagliate, fatte per i motivi giusti.

La felicità è perdonarci per aver riempito di crepe dorate il nostro vaso, per aver distrutto l’unica perfezione che abbiamo mai conosciuto davvero, quella dell’infanzia.

La felicità, a volte, è un tè pregiato preparato nel modo tutto sbagliato.

Marasco

IL LIBRO E L’AUTRICE – Le regole del tè e dell’amore arriva in libreria dall’8 settembre per Tre60.
L’amore di Elisa per il tè risale alla sua infanzia. È stata sua madre a insegnarle tutte le regole per preparare questa bevanda e ad associare, come per gioco, ogni persona a una varietà di tè.
Daniele, il suo unico grande amore, è tornato dopo tanto tempo. Ma Elisa ha imparato da sua madre a non fidarsi della felicità, a non lasciarsi andare mai, perché il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto. Prima di tutto dovrà trovare se stessa, poi potrà capire se Daniele può renderla felice.
Quando trova per caso una vecchia scatola di tè con un’etichetta che riporta la scritta ROCCAMORI, il nome di un antico borgo umbro, Elisa ne è certa: si tratta del tè proibito della madre, quello che le fece provare solo una volta e che, lei lo sente, nasconde più di un segreto. Forse proprio lì, in quel borgo antico, Elisa potrà trovare le risposte che cerca e imparare a lasciarsi andare e a fidarsi dell’amore, guidata dall’aroma e dalle regole del tè…

Marasco tre60

Roberta Marasco è una traduttrice che un giorno si è accorta di aver trascurato le proprie emozioni. Per la fretta, le aveva cacciate tutte da qualche parte dentro di sé, proprio come si fa con gli oggetti che non si ha il tempo di rimettere in ordine. Le emozioni, però, prima o poi tornano a galla, e le sue lo facevano cogliendola alla sprovvista e commuovendola nei momenti meno opportuni. Ha iniziato a scrivere per questo, per vivere le proprie emozioni e tornare a credere nei sogni. Per saperne di più visita la sua pagina Facebook o il suo blog, rosapercaso.


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