Il concetto di dignità ha subito nel corso dei secoli numerosi cambiamenti. E oggi rischia di assumere una funzione esclusivamente “cosmetica”: un vero scempio semantico e culturale. Ne parla un saggio, che ne ripercorre la storia, attraverso i terreni della storia, della filosofia, della politica, della letteratura, della religione e del diritto…

Una piccola enciclopedia sulla parola “dignità”, dall’Antica Grecia a oggi. Arriva infatti in libreria per Ediesse il saggio Il cammino della dignità – Peripezie, fascino, manipolazioni di una parola, firmato da Nicola Casaburi, insegnante e dirigente scolastico.

Oggi la parola “dignità” rischia infatti di assumere una funzione tutta ed esclusivamente “cosmetica”. Di fronte a tale scempio semantico e culturale non resta che mettersi a ripercorre la storia di questa parola, attraverso i terreni della storia, della filosofia, della politica, della letteratura, della religione e del diritto.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. Così recita l’articolo 3 della nostra Costituzione. Eppure nella Atene antica il termine nulla aveva a che fare con il campo dei diritti personali da tutelare.

Il concetto di dignità ha subito nel corso dei secoli numerosi cambiamenti. Associato all’idea di città in età greca, poi di impero in età romana, ancora di città al tempo dei comuni italiani e del Rinascimento, è diventato infine un concetto universalistico nell’età dei Lumi. E poi, ancora, approda al centro delle rivoluzioni americana e francese fino al nostro Risorgimento e, al suo interno, alla dialettica tra costruzioni sovranazionali e Stati nazionali. Infine, arriva ad intrecciarsi sempre più inestricabilmente con la sfera dei diritti. Casaburi mette in ordine questa storia individuando i punti di snodo più significativi.

Cosa si intende allora oggi per “dignità”? Nel suo profilo passivo, è il diritto di ognuno al rispetto integrale della propria libertà e, più in generale, della propria “persona”. Nel suo profilo attivo, invece, è esercizio delle virtù personali nel rispetto e nella difesa della libertà e, più in generale, della propria e altrui “persona”.

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