Nel progetto Sur-Fake l’artista francese Antoine Geiger rappresenta gli smartphone come “dissennatori che succhiano l’anima degli utenti” e li alienano dal mondo. E l’ultimo rapporto del Censis conferma l’aumento della presenza degli italiani su Facebook (ora al 50,3%), come pure la “dipendenza” da smartphone (un italiano su due ne possiede almeno uno)

Secondo l’ultimo rapporto del Censis sulla condizione sociale del Paese, riportato da Primaonline.it, è aumentata ancora la presenza degli italiani sui social network, con Facebook frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30, contro appena il 14,3% degli over 65, e un italiano su due possiede uno smartphone. È lecito quindi domandarsi quali siano le trasformazioni che un uso così massiccio della tecnologia provoca sulla nostra vita quotidiana.

Su ilLibraio.it ci siamo già interrogati su questo argomento in un articolo di qualche mese fa, dove Francesco Pecoraro affermava: “La mente connessa non si sofferma più di tanto su niente, ha bisogno di passare ad altro, ha fame di dati, utili o inutili non importa“. E ancora: “Non ci si guarda più, abbiamo quasi smesso di valutarci reciprocamente: non è importante sapere chi nel vagone è bello brutto elegante ricco povero disperato felice, chi ha indosso cosa”. Viaggiamo, visitiamo, camminiamo con il naso dentro al nostro smartphone, totalmente alienati da ciò che accade intorno a noi.

Il giovane artista francese Antoine Geiger ha rappresentato in un progetto fotografico la condizione moderna di una società “posseduta” dai device tecnologici: Sur-Fake ruota intorno allo schermo come oggetto di una sub-cultura di massa, che ci aliena dalla relazione con il nostro corpo e più in generale con il resto del mondo. Il fotografo vuole portare l’attenzione sulle false identità che creiamo in un mondo virtuale, che sovraesponiamo e che ci risucchiano nell’abisso digitale, interrompendo le relazioni con il “reale” e restituendo un’immagine dell’individuo concentrata unicamente su se stesso.

Per rappresentare il concetto dei device che ci “succhiano” l’anima, l’artista sembra richiamare l’immagine dei celebri Dissennatori, le guardie della prigione di Azkaban della saga di Harry Potter: questi mostri, infatti, si nutrono delle anime dei condannati e le succhiano esattamente come succede con gli smartphone nelle fotografie di Geiger.

Qui di seguito le immagini tratte dal sito dell’artista.

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