Il colossale spettacolo “Angels in America” di Tony Kushner torna in scena in Italia (al teatro Elfo Puccini di Milano) dopo il revival americano del 2018, in occasione dei 25 anni dal debutto: la “fantasia gay” che svelò il dramma dell’AIDS e l’individualismo rampante reaganiano – Per l’occasione ilLibraio.it ripercorre le opere e l’influenza del drammaturgo e sceneggiatore americano

Per il pubblico italiano, il nome di Tony Kushner è inscindibile dal suo capolavoro, Angels in America, la mastodontica opera teatrale in due parti – Si avvicina il millennio e Perestroika – che è stata portata in Italia grazie alla compagnia dell’Elfo Puccini di Milano. Arrivata per la prima volta nel 2007, facendo incetta di tutti i maggiori premi teatrali (UBU agli interpreti e Hystrio alla regia sopra tutti), torna dopo oltre un decennio sul palco che lo lanciò, con un cast che mescola vecchi e nuovi interpreti (Elio De Capitani – anche alla regia con Ferdinando Bruni, Angelo Di Genio, Ida Marinelli e Umberto Petranca).

Lo spettatore ha la possibilità di reimmergersi nella vivida, dolorosa rappresentazione della New York del 1985, seguendo le vicende di una giovane coppia gay, adombrata dallo spettro dell’AIDS, e di un giovane giurista mormone, protetto di Roy Cohn, il celebre avvocato senza scrupoli trasposto nella finzione scenica.

Il peso specifico di quest’opera è ragguardevola, e la riproposizione italiana segue a un anno di distanza quella di Broadway, che nel 2018 ha festeggiato il 25esimo anniversario dal suo debuttoin una nuova produzione del National Theatre con Andrew Garfield come protagonista.

Tony Kushner è ritenuto tra i più influenti drammaturghi e sceneggiatori al mondo, e proprio il dittico di Angels in America (Fantasia gay sui temi nazionali) ha imposto l’importanza della sua voce LGBT, ebraica e americana. Con il debutto nel 1993 prima a Londra, poi a San Francisco e infine a Broadway, Kushner ha costretto molti compatrioti a confrontarsi con temi brucianti come l’AIDS e il distruttivo liberismo reaganiano.

Guidato dall’influenza di Tennessee Williams, Angels in America ha vinto due Tony Award, i premi più prestigiosi americani del teatro, un Pulitzer per la drammaturgia, cinque Golden Globe e undici Emmy Awards per la versione televisiva prodotta da HBO (con Al Pacino e Meryl Streep) e adattata dallo stesso Kushner. Infine, Harold Bloom ha inserito quest’opera nella lista del suo Canone Occidentale.

La vena di critica politica è la cifra più forte in tutte le opere di Tony Kushner – nato a New York nel 1956, cresciuto in Louisiana e poi tornato a NYC – che infatti traspare chiaramente attraverso il personaggio di Roy Cohn: ispirato allo spietato avvocato che fece accusare e poi giustiziare Julius e Ethel Rosenberg, fu consulente del senatore Joseph McCarthy nella caccia alle streghe comuniste e poi avvocato personale di Donald Trump fino alla morte, avvenuta nel 1986 proprio per AIDS. Nello spettacolo, Cohn incarna il potere perverso di stampo repubblicano e, seppur malato, nega veemente di essere omosessuale, perché ritiene che ciò rappresenti un abbassamento del proprio status. Riproposto sulle scene oggi, Cohn è un’evidente riproposizione del trumpismo odierno, di un potere maschilista e omofobo.

L’introduzione dell’elemento gay-camp è essenziale, tanto da aprire la strada a un vero e proprio canone, innalzando il tenore del tema fino a quel momento rimasto relegato alla cultura underground. Da allora, i testi di Kushner hanno contribuito ad alimentare il dibattito sui diritti LGBT. La riproposizione di Angels in America durante l’ultimo anno ha contribuito a celebrare i 50 anni di Stonewall. Kushner, a proposito, ha dichiarato a Rolling Stone Usa: “È un ottimo momento per guardare indietro a dove eravamo. Gli spettacoli e i film servono a questo. Certamente Angels in America fornisce tanti spunti per dei paragoni di differenti epoche della storia gay, maschile”.  

Oltre alle tante opere teatrali uscite dopo Angels in America (tra cui The Intelligent Homosexual’s Guide to Capitalism and Socialism with a Key to the Scriptures, Slavs! Thinking About the Longstanding Problems of Virtue and Happiness,  Bright Room Called Day e Homebody/Kabul), Kushner si è dedicato a una collaborazione prolifica con il regista Steven Spielberg, curando le sceneggiature di Munich e Lincoln. Kushner ha inoltre curato la sceneggiatura del nuovo West side story, diretto sempre da Spielberg, nei cinema nel 2020.

Attualmente è in scena a Broadway una riscrittura di A Bright room called day, che racconta una vicenda ambientata nella Germania poco prima dell’ascesa al potere di Hitler. Chiesta a gran voce da tanti estimatori, è un lavoro che crea un parallelo con l’attuale governo Trump. Kushner scrisse la prima versione nel 1985, ispirato dalle tesi di Primo Levi sui campi di concentramento, come dichiarato dallo stesso autore in un’intervista a The Nation: “Ogni dramma morale relativo al libero arbitrio va perso e ne deriva l’orrore di essere completamente inermi, senza possibilità di scelta. Perciò il dramma deve essere messo in atto prima che la macchina genocida venga fatta partire”. Come poi va avanti a spiegare, lo spettacolo affronta la questione della nostra relazione con la storia, la linea sottile tra l’essere inebriati dalla nostra possibilità di azione ed essere paralizzati dalla disperazione.

 

Angels in America – Si avvicina il millennio e Perestroika – saranno in scena al teatro Elfo Puccini di Milano fino al 24 novembre 2019.

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