Intervista a Jonathan Stroud autore di La Porta di Tolomeo ISBN:8884513030

Avevamo lasciato il jinn Bartimeus e l’apprendista mago Nathaniel alle prese con la spericolata impresa di recuperare il prezioso Amuleto di Samarcanda nell’omonimo romanzo della giovane promessa inglese Jonathan Stroud. Dopo un secondo romanzo, L’occhio del Golem – in cui Nathaniel diventa il mago Mandrake e percorre una folgorante carriera nonostante abbia solo quattordici anni, Bartimeus viene ancora una volta convocato per aiutarlo a sconfiggere i nemici del Governo Britannico e viene introdotta una nuova eroina, Kitty, che non appartiene al mondo dei maghi, ma che dà loro parecchio filo da torcere -, esce ora in libreria l’ultimo e attesissimo capitolo della trilogia di Bartimeus, La Porta di Tolomeo. Un finale esplosivo, che porterà ancora una volta a intrecciarsi i destini dei tre protagonisti, così diversi, eppure, si scoprirà, con molto in comune. Si conosceranno i segreti del passato di Bartimeus e non mancheranno battaglie, magia e incredibili colpi di scena. Nel frattempo l’autore ha ottenuto un successo mondiale: i suoi libri sono balzati in cima alle classifiche, sono stati tradotti in quasi quaranta lingue, lui stesso ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi e il suo lavoro è stato apprezzato anche dalla critica. Infinitestorie lo ha incontrato per farsi rivelare il segreto del suo successo.

D. La Porta di Tolomeo si presenta ricco di sorprese e di grandi cambiamenti, a partire da Nathaniel.

R. Sì, Nathaniel è cresciuto e ha capito che cosa si nasconde dietro al mondo che ammira smisuratamente e al quale ha sempre desiderato appartenere fin dai tempi del suo apprendistato. Sono trascorsi tre anni da quando ha dovuto affrontare il temibile Golem, grazie al prezioso aiuto di Kitty e Bartimeus. In questo terzo romanzo cambierà molto. Nei primi due era cresciuto sviluppando orgoglio e ambizione, ma si era allontanato dal ragazzo promettente che era. Ho voluto far sì che il lettore si identificasse nuovamente con lui, da qui la decisione di farlo tornare sui suoi passi e di diventare più simpatico.

D. Dopo un breve excursus a Praga la vicenda torna a essere ambientata a Londra, una città dalle mille facce, che lei sembra conoscere molto bene.

R. La scelta di ambientare i miei romanzi a Londra è ben precisa: innanzitutto sono vissuto in questa città per sette anni, è quella che conosco meglio e che sono stato in grado di descrivere facilmente nei particolari. Inoltre è dotata di una propria magia ed è ricca di suggestioni letterarie che mi ricordano i libri di Arthur Conan Doyle e di Charles Dickens che leggevo da bambino. È quindi il luogo ideale che offre mille spunti narrativi per uno scrittore come me e mi ha permesso di unire in un’unica storia l’aspetto di evasione e di fornire un commento sulla realtà. Mi è piaciuto esplorare le molteplici facce di Londra: quella turistica, ricca di musei, quella istituzionale con i palazzi del governo e quella antica dei vicoli, dei pub e dei dock, dove ancora si insinua la misteriosa e sinistra nebbia.

D. La sua trilogia è caratterizzata da una sorta di marchio di fabbrica: le divertenti note a piè di pagina che rivelano il pensiero, spesso cinico, di Bartimeus. Come è nata l’idea di aggiungere questo elemento alla narrazione?

R. Quando studiavo letteratura inglese mi piacevano molto le note a piè di pagina. Mi è venuta quindi l’idea di aggiungerle nei miei romanzi per fornire un diverso livello di lettura. Lo trovo divertente e penso che dia vivacità alla storia. Inoltre fornisce una pausa al lettore che può decidere quando interrompere la lettura della vicenda principale.

D. Dove trova lo spunto per le sue avventure?

R. La mia grande passione per la letteratura e la mitologia mi è stata molto d’aiuto. Quando lavoravo come editor in una casa editrice prima di dedicarmi alla scrittura a tempo pieno avevo curato una Bibbia per i ragazzi che mi aveva ispirato, per esempio, il nome di Bartimeus. I ricordi di fiabe, leggende, racconti di fate sono stati per me molto preziosi e sono tornati alla mente nel momento giusto. Mentre scrivevo il secondo volume della trilogia, per esempio, a un certo punto Bartimeus si è trasformato in Tolomeo, suo antico e amato padrone, tuttavia non sapevo per quale motivo lo facesse. Mi sono reso conto del perché soltanto quando ho iniziato a scrivere La Porta di Tolomeo: volevo che nel mio libro ci fosse un pezzo di storia che apprezzo molto, quella dell’antico Egitto.

D. A differenza dei romanzi in cui la magia ha un ruolo principale, nelle sue storie trova ampio spazio un altro elemento, il potere politico.

R. Come spiegavo prima, nelle mie storie ci sono due livelli di lettura: quello magico e fantastico e quello reale in cui ci sono alcuni riferimenti al potere. I maghi sono anche politici, e spesso corrotti e malvagi. Tuttavia i riferimenti al mondo politico sono un elemento secondario, la cosa a cui tengo però molto è far capire ai miei lettori, siano essi ragazzi o adulti, che è importante essere tolleranti e superare le diversità imparando a collaborare. Non a caso, per vincere il nemico comune, i protagonisti dei miei libri, che appartengono al mondo dei maghi, dei demoni e dei comuni, cioè dei non maghi, dovranno unire le forze per sopravvivere.

D. Ci sveli un ultimo segreto: i protagonisti assomigliano a qualcuno che conosce?

R. Direi di no, anche perché sarebbero persone non proprio simpatiche. In realtà, quando penso a come sarà un personaggio cerco di farmene un’idea, poi inizio a scrivere. Appena i miei protagonisti hanno una voce propria inizio a dare loro corpo aggiungendo dettagli alla loro personalità e alla loro storia, descrivo i loro vizi e le loro virtù, i loro punti forti e i loro punti deboli. I loro tratti caratteristici sono sicuramente ispirati dalla realtà, ma non da una persona in particolare. Posso però dire che mi hanno fatto notare che Nathaniel mi assomiglia molto: è orgoglioso, serio e ansioso di ottenere risultati come lo ero io da bambino. Infine mi piacerebbe avere l’energia di Bartimeus e la sua originalità, anche se non potrei permettermi di essere bizzarro come lui: rischierei di diventare piuttosto antipatico.

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