“Una vita al giorno” di Massimo Vitali è un romanzo a metà tra fiction e autobiografia, in cui l’autore intreccia una storia attraverso la composizione di tutti quei piccoli momenti che danno senso alle nostre giornate, dagli incontri casuali in ascensore alle buste di plastica sotto i tergicristalli di una Volkswagen Polo rossa, dai calzini rimasti spaiati alle pedalate notturne con la musica nelle orecchie…

È la notte di Capodanno quando Massimo, in mezzo ad amici, conoscenti e perfetti sconosciuti, realizza con lucidità che tra pochi mesi compirà quarant’anni. “Il primo pensiero che mi passa per la testa è: ma come è possibile? Il secondo: e dove sono stato in tutto questo tempo? Cerco di darmi una risposta con uno dei mantra che imparato a ripetermi nei momenti di difficoltà: a volte ti godi di più la vita se non capisci. Me lo ripeto più volte, e poi capisco che non funziona. Sarà che ho bevuto, ma continuo a pensare: e ora cosa faccio?

La risposta non tarda ad arrivare. Forse l’unico modo per apprezzare la vita non è, come dicono tutti, vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma riuscire a trovare in ogni giorno un motivo per cui vale la pena vivere. Esistono tanti piccoli frammenti di quotidianità che danno un senso alle nostre giornate, basta solo farci caso. Dagli incontri casuali in ascensore, alle buste di plastica sotto i tergicristalli di una Volkswagen Polo rossa, dai calzini rimasti spaiati alle pedalate notturne con la musica nelle orecchie.

Massimo inizia a elaborare una nuova filosofia per affrontare il traguardo che lo porterà a varcare la soglia degli “anta”, ed è così che nasce Una vita al giorno (Sperling & Kupfer), un romanzo a metà tra fiction e autobiografia, in cui l’autore, Massimo Vitali, intreccia una storia attraverso la composizione di singoli momenti che hanno reso la sua vita degna di essere vissuta.

una vita al giorno massimo vitali

Il libro è composto da capitoli brevi e si presenta come una sorta di lista di buoni propositi, ma non uno di quei freddi elenchi ordinati da spuntare per controllare se ci siamo comportati bene, bensì un miscuglio di situazioni, scene e riflessioni che trasformano la normalità in qualcosa di unico e straordinario.

Per questo Una vita al giorno sembra rientrare nel filone dei libri “up-lit”, termine che sta per uplifting, quindi “letteratura edificante”; ovvero quei romanzi che, chiusa l’ultima pagina, fanno stare meglio (uno dei casi più noti di questa tendenza è stato il bestseller Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman, edito da Garzanti).

Con il suo nuovo libro Massimo Vitali, conduttore del programma radiofonico Ufficio Reclami e che ha già pubblicato con Fernandel Editore L’amore non si dice e Se son rose, di cui è attualmente in corso la realizzazione di un lungometraggio, sembra voler dire al lettore che la felicità non è un’utopia o una meta irraggiungibile, ma che alcune volte è così vicina da poterla trovare e riconoscere: “La felicità esiste ma non si tocca, non ha forma, non la puoi descrivere, non ha regole, non ha tempo. Con la felicità ci puoi andare a cena con un amico ma ci puoi anche pedalare verso casa con la bici da corsa, la puoi ritrovare per caso dentro la tasca di un cappotto che non mettevi da tempo, la puoi lasciare in bagno dopo averla trattenuta tutto il giorno, la puoi rincorrere dall’inizio alla fine di un romanzo, la puoi fissare a occhi storti dal fondo di una bottiglia vuota, la puoi spogliare nuda sopra un letto, la puoi annusare dentro un ammorbidente lana e delicati, la puoi vedere obliqua dal finestrino di un aereo che decolla, la puoi sgranocchiare da una radice di zenzero se ti piace lo zenzero, insomma, come ha scritto qualche anno fa la giornalista Marta Zaraska: ‘Troppa felicità può renderci infelici’, ma anche ricordando le parole della celebre filosofa Piperita Patty: ‘La felicità è una scelta quotidiana. Non la trovi in assenza di problemi: la trovi nonostante i problemi‘, se il problema è sapere cos’è la felicità, la risposta è che la felicità è qualcosa che può vivere dappertutto, anche a casa mia“.

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