“Allora vivevo scrivendo romanzi. Ne avevo pubblicati tre, fino a quel momento… Sono tutti romanzi in cui si perde qualcosa. A tutti piacevano questo tipo di storie”, racconta la protagonista del nuovo romanzo di Yoko Ogawa, “L’isola dei senza memoria”, in cui le persone perdono la memoria e la polizia ricerca chi è immune al dimenticare…

Su un’isola giapponese le persone perdono la memoria. Si tratta di un processo graduale: un mattino ci si sveglia con una sensazione di perdita e, usciti di casa, ci si ritrova a dire addio a ciò che si è dimenticato. Gli uccelli, i francobolli, gli smeraldi, il profumo, le rose… E poi se ne cancellano immediatamente le tracce, altrimenti si rischia di essere richiamati dalla polizia.

Questo accade nel nuovo romanzo della scrittrice giapponese Yoko Ogawa, L’isola dei senza memoria (Il Saggiatore, traduzione di Laura Testaverde). A narrare la storia è una scrittrice che all’inizio del romanzo ricorda la madre, una scultrice che, essendo immune alla perdita della memoria, collezionava in una serie di cassetti un campione degli oggetti scomparsi.

I ricordi erano già stati oggetto de La formula del professore (Il Saggiatore), in cui, a seguito di un incidente, la memoria di un anziano professore dura solo ottanta minuti.

Le perdite subite dagli abitanti dell’isola diventano sempre più tangibili e sconvolgono le vite di molti: professioni che non esistono più, luoghi non più agibili, attività impossibili da svolgere. La paura della perdita, però, è ormai radicata nella loro quotidianità: pur non sapendo cosa si dimenticherà, c’è la certezza della perdita imminente. Un senso di inquietudine quello che si legge nell’opera che richiama l’atmosfera de L’anulare (Adelphi).

“Allora vivevo scrivendo romanzi. Ne avevo pubblicati tre, fino a quel momento… Sono tutti romanzi in cui si perde qualcosa. A tutti piacevano questo tipo di storie”, scrive Yoko Ogawa, che vive su un’isola del Giappone meridionale, attraverso la voce della sua protagonista.

Non è un caso che le protagoniste vengano identificate dalla loro professione: nei suoi romanzi, infatti, Yoko Ogawa sceglie spesso di caratterizzare i personaggi attraverso la professione che svolgono, forse proprio per aumentare il senso di alienazione. E già in Vendetta (Il Saggiatore) aveva scelto una scrittrice come protagonista.

Nel romanzo c’è anche spazio per la metaletteratura: la scrittrice a sua volta sta lavorando a un libro su una stenografa che perde la voce di cui il lettore scoprirà la storia inframmezzata tra i capitoli.

Un aspetto che aleggia ne L’isola dei senza memoria è la solitudine, sia per la condizione familiare della protagonista, orfana, sia per la situazione di continua allerta che si genera in seguito alle cacce sempre più frequenti a chi non perde i ricordi.

Il libro, nonostante l’aspetto fantastico rappresentato dalle sparizioni, è una minuziosa rappresentazione dell’animo umano, a partire da quello della protagonista che si trova ad affrontare una serie di peripezie pur di proteggere un amico e, in qualche modo, anche se stessa.

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