“Pensare di andare a visitare il Museo Guatelli credendo di trovarsi davanti ad antichi utensili agricoli e domestici e di giochi fatti a mano per bambini di campagna, non è soltanto riduttivo, ma un grosso errore…”. A Ozzano Taro di Collecchio (Parma) ha sede uno spazio unico, il “museo del quotidiano”. Qui l’art director Giacomo Callo – del quale ilLibraio.it ospita il reportage – ha scattato l’immagine poi diventata la copertina del nuovo libro di Camilleri…

Pensare di andare a visitare il Museo Guatelli credendo di trovarsi davanti ad antichi utensili agricoli e domestici e a giochi fatti a mano per bambini di campagna, non è soltanto riduttivo, ma un grosso errore. Basta prendere un appuntamento e recarsi in quel luogo per rendersi conto che già entrati nella seconda sala si è catapultati dalla macchina del tempo e dei luoghi in una biennale dell’arte di Venezia, di un imprecisato periodo, di uno sconosciuto padiglione; insomma, l’effetto è stato talmente forte che non ho potuto che vedere tutto ciò come un’unica e gigantesca opera d’arte.


Immagini tratte dalla pagina Facebook del museo

Sì, arte, perché di questo si tratta; avete presente quella situazione rara e fantastica (e molto personale) di quando ci troviamo di fronte a un’opera e non capiamo più “cosa” stiamo guardando, cosa rappresenta, ma soprattutto come e con che tecnica è stata portata a termine, è stata portata a noi; l’effetto credo sia il solito da millenni “non capisco più dove comincia il significato e dove finisce la maestria e l’efficacia della realizzazione”, tutto si fonde, lì, in quel preciso momento ed è come se l’opera ci appartenesse un po’, solo perché abbiamo creduto di capirla. Ecco cosa mi è successo visitando il Museo Guatelli, ecco cosa ho pensato una volta uscito da quel luogo onirico, folle nella sua lucidità, nella sua semplicità: le vanghe, i picconi, i giocattoli, i topi morti e secchi degli anni ‘60, scatole di tutti i tipi e colori, tazze, tappi, grattuge e fiaschi. Ma è un elenco inutile e non vi nascondo che è da quando ho cominciato a scrivere questo pezzo che sento il desiderio di “non raccontarvi“ cosa c’è davvero in quel museo e da quanti pezzi è composto, c’è da parte mia una sorta di protezione. La tentazione è di spingervi verso una sorpresa che giocherà un aspetto fondamentale, e comunque non posso e non voglio trasmettere una visione che un normale resoconto potrebbe invece riuscire benissimo a fare. Forse sì, sarebbe interessante elencare tutte le cose esposte; immagino un dettagliato e numerato per tipologie “catalogo infinito”, ecco come si chiamerebbe, dotato di foto e didascalie e penso che mi piacerebbe da morire realizzarne uno simile, ma credo anche nella sua impossibilità, vista la quantità delle foto e la certezza di non riuscire a pagare tutto quel lavoro al quale grafici e fotografi sarebbero sottoposti. Penso quindi che l’unica cosa sia andare a vivere quell’esperienza; sì, va bene, potremmo comodamente digitare “Museo Guatelli”, cliccare su immagini e cominciare a farci un’idea. Ma si sa che le installazioni fotografate non rendono.

Camilleri

Io, comunque, rapito dall’ordinata slavina, di foto ne ho scattate veramente tante, addirittura una, la migliore, sono riuscito a utilizzarla per la copertina di un libro importante, l’ultimo di Andrea Camilleri dal
titolo Certi momenti edito da Chiarelettere; la foto rappresenta delle ciliegie disegnate e stampate con
colori sorprendentemente ancora vivissimi su una latta/contenitore, molto probabilmente di marmellata; ciliegie rossissime su un fondo celeste/Tiffany maculato di ruggine. Vorrei adesso ringraziare Ettore Guatelli perché se la copertina esiste, ci è piaciuta e sembrata adatta al libro e allo scrittore, è anche merito suo e di chi tiene in vita quel luogo infinito. Grazie.

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