“Lo trovai nella biblioteca di mio padre…”. Su ilLibraio.it lo scrittore Cosimo Argentina svela l’importanza che ha avuto per lui la lettura de “Il pane nudo” di Mohammed Choukri, “sincera tragedia quotidiana in salsa mediorientale”… – Torna la rubrica #LettureIndimenticabili

Sono tanti, troppi, i libri che mi hanno marchiato e che se non ci fossero stati forse io non sarei qui a scriverne. Ma se dovessi sceglierne uno che ha segnato il cammino di Argentina, bè, quello sarebbe Il pane nudo di Mohammed Choukri.

Lo trovai nella biblioteca di mio padre. Mio padre aveva circa tremila libri quasi tutti a sfondo lusitano o africano. L’Africa tutta, dal Maghreb al Capo di Buona Speranza. Trovai questo libro, edito da Theoria, copertina beige con un piccolo mosaico nel mezzo. Iniziai a leggerlo e…

Iniziava con il protagonista che assisteva alla scena del padre che strozzava e ammazzava il fratello disabile, e continuava narrando la storia di un’esistenza ferita. Lì non c’era il Maghreb colorato, non c’erano le luci di Paul Bowles, non c’era la tradizione di Mahfuz, niente deserto magico, ma solo dei porti malmessi e un popolo di accattoni che cercava di resistere a una esistenza dannata. Choukri mi aveva fatto comprendere cosa voleva dire scrivere. Scrivere era condividere con gli altri ciò che era capitato a un uomo perché la vita è una storia e alcune vite meritano di essere narrate e tramandate. Lui aveva imparato a scrivere in carcere. Da perfetto analfabeta a professore universitario. Dopo quel romanzo scrisse altro, ma non trovai in lui mai la forza esplosiva di quell’opera d’esordio.

Lì, in Il pane nudo, c’era il Marocco dei caffè dove si ritrovavano gli scippatori, le mura delle città erano infestate di ladri e ragazzi che si prostituivano e sulle rotaie della ferrovia si trovavano residui di animali travolti dal treno e poi fatti a pezzi dagli sciacalli. Le famiglie consumavano pasti frugali e nelle baracche vigeva la legge del più forte e i deboli restavano indietro e diventavano zavorre per la comunità.

Mi rimase talmente impresso, il libro, che quando nel ’99 esordii con Il cadetto, il mio primo romanzo pubblicato, chiamai il protagonista Leonida Ciocri, italianizzando il cognome dello scrittore magrebino. A distanza di anni provai a rileggere quelle pagine e ci trovai dentro la stessa potenza devastante e la stessa onestà nella scrittura e nella narrazione dei fatti. Pochi fronzoli, nessuna didascalia, solo sincera tragedia quotidiana in salsa mediorientale.

LA RUBRICA – Letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti. Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.
Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

L’AUTORE – Lo scrittore Cosimo Argentina (Taranto, 1963) nel 1990 si è trasferito in Brianza, dove vive ed insegna. Ha esordito nel 1999 con il romanzo Il cadetto (Marsilio). Tra i suoi romanzi, Cuore di cuoio ( Sironi, 2004, poi riproposto da Fandango nel 2010), Maschio adulto solitario (Manni, 2008, forse la sua opera più significativa), Vicolo dell’acciaio (Fandango, 2010), Per sempre carnivori (minimum fax, 2013) e L’umano sistema fognario (Manni, 2014). Ha scritto anche un libro sul mondo della scuola, Beata ignoranza (Fandango 2009).

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