Torna in libreria Mariapia Veladiano con una storia d’amore e di seduzione – Su ilLibraio.it un capitolo

Torna in libreria, lasciando Einaudi Stile Libero per Guanda, Mariapia Veladiano, autrice de La vita accanto, libro con cui ha vinto il Premio Calvino 2010 ed è arrivata seconda al Premio Strega 2011: il nuovo romanzo, Una storia quasi perfetta, è una storia d’amore e di seduzione.

La trama? Lui è il proprietario e l’anima di un’azienda di design per collezioni di moda, carte e oggetti. Lei, Bianca, insegnante di discipline pittoriche in un liceo delle arti, gli propone una serie di disegni ispirati ai fiori. Disegni bellissimi, luminosi, unici. Bianca vive in mezzo alle piante e ai fiori, e da essi trae la sua ispirazione. Lui se ne innamora e, come fa sempre, decide di prendere non soltanto l’opera ma anche l’artista, singolare e incantevole come quei disegni. Comincia il corteggiamento, ma presto si accorge di essere lui ad avere bisogno di lei, conquistato e allo stesso tempo sconcertato dalla sua purezza quasi spirituale, dalla sua natura appassionata ed esigente, dalla gratuità dei suoi gesti, dalla sua vita con il figlio Gabriele in una casa piena di piante e di acqua che fa pensare a un piccolo paradiso. Il mondo intorno osserva immobile. È la provincia elegante e crudele della chiacchiera, che spiuma la verità e la sparge dalle finestre dei palazzi. Tutti a vedere. Tutti preparati a dire che si sapeva che sarebbe finita così. La natura di Bianca alla fine però ci riserva una sorpresa: non è sempre detto che la vittima sia il perdente……

Su ilLibraio.it un capitolo dal libro (per gentile concessione di Guanda)

Anche lui scoprì dove abitava. Gli era bastata una telefonata.

Comunque suonò un pomeriggio al cancello. Era luglio appena iniziato, c’era un sole dalla luce chiara che faceva lacrimare, lei non veniva da due giorni, e lui non aveva ancora un contratto sui disegni.

Il giardino era quel che si dice un incanto. A destra l’azzurro trasparente di un grande Rhododendron augustinii lasciato crescere senza ordine riempiva tutto un angolo. I rami uscivano dalla recinzione e sfioravano i passanti che non potevano fare a meno di guardare dentro. E dentro c’era una vecchia fontana circolare in pietra liscia contornata da cespugli di carice dai fiori bianchi, alternati a piante sottili di capelvenere. Le foglie verdi trasparenti ondeggiavano con oscillazioni casuali che si riflettevano sulla superficie dell’acqua libera dalle foglie della Nymphaea alba. Un piccolo spruzzo di quasi vapore si diffondeva dal centro della fontana in un velo circolare che brillava alla luce del sole. La facciata della casa aveva una parete di finestre alte e strette, protette da tende bianche.

« Un paradiso » pensò lui fermo davanti al cancello.

Un paradiso che in realtà non era facile da vedere stando fuori. Bisognava essere alti come lui e trovarsi esattamente dove si trovava lui. Perché sia a destra che a sinistra una siepe fitta si appoggiava alla ringhiera, e impediva la vista. Erano arbusti misti, ligustro, gelsomino, lauroceraso, folti, ben curati. L’angolo sinistro era occupato da uno splendido Cornus alba che all’epoca della fioritura doveva essere una nuvola di luce.

Suonò.

Non sentì il campanello ma il cancello si aprì quasi subito. Il breve sentiero di accesso era coperto di una ghiaia bianca regolare che gli ricordò Pollicino. E anche la vite canadese sulle pareti della casa gli ricordò chissà perché Pollicino. Arrivava fino al tetto, solo le finestre libere, e il balconcino a sbalzo sull’ingresso.

« Bianca, sono venuto a vedere come sta. Mi fa preoccupare. »

Sorrise a una certa distanza da lei, senza darle la mano. Se era sorpresa lei non lo mostrò. Aveva aperto un’anta del portoncino di legno bianco ed era apparsa incorniciata da un sorprendente controluce. Alle sue spalle in fondo stava un’altra porta, questa volta a vetro, dalla quale entrava il sole chiaro che si confondeva con la sua figura. Portava un camicione a fiorellini, i suoi rami di lillà, lui li riconobbe subito, incrociato davanti. Era legato con un fiocco a sinistra, appena sopra il seno, che ne nascondeva la curva. Fra le mani stringeva un telo viola.

« Sto lavorando » disse senza invitarlo a entrare.

« Ma sta bene? »

« Sì. »

« Allora sono tranquillo » disse lui.

« Non sono venuta però avevo avvertito Costanza. »

« Sì, ma ero preoccupato lo stesso. »

Sorrise di nuovo.

« La nostra è una famiglia. Lei è già una di noi. E quando qualcuno della famiglia non lo si vede da un po’, si sente la sua mancanza. »

« Grazie » disse lei.

« Bene, allora ci vediamo. »

« Sì. »

« Quando vuole. »

Lui sorrise di nuovo. Non vedeva l’espressione del viso di lei, così in controluce. Solo i capelli come una buffa aureola disordinata, troppo sottili per stare raccolti.

Bianca lo vedeva bene invece. Alto nel verde del giardino.

Lui fece per andarsene e Bianca infine lo disse: « Può entrare. Mi fa piacere ».

Solo un passo e lui fu dentro.

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