“Con la cultura non si mangia” è una discussa frase attribuita “a un noto ministro di qualche anno fa”. Nel suo nuovo libro, non a caso dal titolo “Con la cultura non si mangia?”, Dario Franceschini (che dal 2021 è ministro della cultura del governo Draghi, dopo aver ricoperto lo stesso incarico per sei anni nei governi Renzi, Gentiloni e Conte 2) sottolinea come la cultura possa e debba essere non solo una leva di crescita civile, ma “il motore di uno sviluppo economico sostenibile, la chiave per iniziare a costruire il mondo che verrà, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina”. Nel saggio si parla anche di promozione alla lettura: “La vera sfida, quella che dovrebbe appassionare e coinvolgere tutti, istituzioni, autori, editori, distributori vecchi e nuovi, deve essere quella di allargare la platea dei lettori. Su questo fronte ci sono due luoghi comuni da sfatare…”

Come si ricorda nella scheda di Con la cultura non si mangia?, nuovo libro del ministro dei Beni e le Attività culturali Dario Franceschini, “con la cultura non si mangia” è una discussa frase attribuita “a un noto ministro di qualche anno fa”.

Nel 2018 anche Paola Dubini si era in parte rifatta a quella dichiarazione, intitolando il suo saggio «Con la cultura non si mangia» Falso! (Laterza).

In un paese come l’Italia, che dell’intreccio tra arte, storia, creatività, paesaggio ha fatto da secoli il tratto più forte della propria identità, per Franceschini (che dal 2021 è ministro della cultura del governo Draghi, dopo aver ricoperto lo stesso incarico per sei anni nei governi Renzi, Gentiloni e Conte 2) la cultura può e deve essere non solo una leva di crescita civile, ma il motore di uno sviluppo economico sostenibile, la chiave per iniziare a costruire il mondo che verrà, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina.

Con la cultura non si mangia

Tanti i temi toccati nel suo libro (tra i capitoli del volume, troviamo ad esempio “Soprintendenza, una bellissima parola”, “Pompei, da vergogna a modello” e “Via le grandi navi da Venezia”).

“La cultura non è solo il racconto di quello che siamo stati e che siamo, è il centro di una strategia per rilanciare lo sviluppo, per costruire un paese più inclusivo e accogliente, più forte nello scenario europeo e internazionale. Un paese aperto al futuro”, scrive Franceschini nel saggio, in cui un capitolo è dedicato anche al mondo del libro.

Va ricordato che, nel corso degli anni, Franceschini (che, tra le altre cose, è uno scrittore tradotto anche all’estero), si è dimostrato particolarmente attento al mondo del libro, delle case editrici e delle librerie, che ha concretamente sostenuto, in particolare durante il periodo difficile dello scoppio della pandemia.

“LA VERA SFIDA? ALLARGARE LA PLATEA DEI LETTORI”

Ma come scrive Franceschini, “la vera sfida, quella che dovrebbe appassionare e coinvolgere tutti, istituzioni, autori, editori, distributori vecchi e nuovi, deve essere quella di allargare la platea dei lettori. Su questo fronte ci sono due luoghi comuni da sfatare. Il primo è quello che dipinge le nuove generazioni come allergiche alla lettura, una visione stereotipata che non trova riscontro nella realtà. I dati testimoniano il contrario: giovani e giovanissimi rappresentano il segmento di popolazione italiana in cui si legge di più. Il tema è capire perché una volta entrati nell’età adulta si perde questa abitudine, ovvero si verifica una sorta di selezione della “specie”: resistono solo i lettori più determinati e motivati. La scommessa, dunque, è irrobustire e consolidare l’attitudine alla lettura, far scoccare la scintilla di una passione che possa resistere al tempo e all’ingresso nel mondo adulto, in una platea larga e non solo nel recinto di pochi motivatissimi divoratori di pagine. Con 18app abbiamo tentato di dare un impulso, un segnale, partendo da una consapevolezza: i consumi culturali si alimentano a vicenda, non sono in competizione fra loro. Tendenzialmente chi legge libri va a teatro, al cinema o ai concerti, visita i musei più della media. E comunque la stragrande maggioranza dei buoni viene spesa in libri”. Prosegue il ministro: “La seconda convinzione generalizzata, tutta da dimostrare, è quella che ci dipinge come un paese fra quelli in cui si legge meno in Europa. Più che il confronto con gli altri paesi, in cui può pesare anche l’assenza di uniformità nei parametri utilizzati nelle ricerche statistiche, credo ci interroghi la forbice interna tra Nord e Sud. È evidente che la diffusione della lettura ci aiuta a cogliere qualcosa di più profondo, ci restituisce elementi su disuguaglianze e criticità del nostro paese che devono rappresentare una sfida per la politica. Investire sull’istruzione, sulla cultura e sulla conoscenza significa offrire a tutti le stesse opportunità. La promozione della lettura in questo senso è un tema profondamente democratico, l’idea stessa delle biblioteche pubbliche nacque così: non per creare depositi di libri ma per rendere l’educazione e la libertà il più possibile diffuse”.

(copytighrt per l’estratto: La nave di Teseo)

 

Fotografia header: Dario Franceschini, foto © Emanuele Antonio Minerva

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