“In memoriam” è il premiato romanzo d’esordio di Alice Winn (nominato “romanzo del 2023” da Waterstones). Una storia che racconta le ombre della guerra attraverso gli occhi di due giovani uomini – Henry e Sidney – che trovano l’uno nell’altro la forza di superare l’insensatezza del conflitto. Un resoconto documentato e narrativo che si muove, con cupi adagi ed elettrici momenti di leggerezza, tra tragedia e amore
“Gli uomini parlano soprattutto del fango, dei topi e di Dio. Ci tocca censuare il fango e i ratti, ma Dio è sempre ben accetto. Ironico, no? È un lavoro monotono, ma meno odioso dell’altro: scrivere condoglianze. Sempre, di ragazzi che conoscono o di cui non so nulla, di soldati che sono morti da valorosi e di altri che hanno perso la vita in modi che mi rifiuto di descrivere, di uomini troppo anziani o troppo giovani per combattere al fronte. Non so più che parole usare per dire: ‘suo figlio si è spento pacificamente e ha reso onore all’Impero‘”.
In memoriam (Garzanti, traduzione di Federica Merati e Roberta Scarabelli) è il romanzo d’esordio di Alice Winn, giovane scrittrice che vive a Brooklyn, dove scrive sceneggiature.
Un debutto narrativo dirompente, che si è aggiudicato il Waterstones Debut Fiction Prize 2023 (e a seguire è stato nominato “romanzo dell’anno”, sempre dalla catena di librerie Waterstones), premio assegnato dai librai inglesi al “piacevolmente classico ma audacemente originale” In memoriam.
Il titolo del romanzo riprende gli omonimi versi del poeta inglese Alfred Tennyson, che il giovane studente inglese di origine tedesca Henry Gaunt carpisce in maniera ossequiosa e reverenziale durante l’ultimo anno di scuola. Ricorda perfettamente l’esatto momento in cui li sente per la prima volta: la voce baritonale del suo migliore amico Sidney Ellwood li recita, scandendoli con enfasi, nel cortile del collegio, durante un pomeriggio plumbeo tutto inglese.
Ed è proprio tra le aule del collegio che ritroviamo i due protagonisti intenti a passarsi con i compagni qualche copia sgualcita del Preshutian. I ragazzi, appoggiando i vasti fogli sul ginocchio per voltare agevolmente pagina, scorrono frettolosamente le notizie per giungere ad una sezione ben specifica. Si chiama In memoriam, ed è il necrologio che presenta i nomi dei soldati uccisi in guerra. Dei nomi a cui i collegiali ricollegano volti ben precisi: fratelli, ex-compagni, studenti intravisti di sfuggita tra una lezione e l’altra.
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Scene di quotidianità rotte da una guerra incessante e persistente, diventata quasi un punto d’arrivo per giovani ambiziosi pronti a sacrificarsi prematuramente per fugare le accuse di mancata virilità, anti-patriottismo e vigliaccheria.
“Mi chiedo cosa direbbe il mio In memoriam” dice sprezzante Sidney, quasi a contemplare un tragico – ed eroico – epilogo, accompagnato da roboanti descrizioni di gesta belliche. “Ragazzo vanitoso muore in uno strano incidente con l’ombrello. Indagini in corso” la sarcastica risposta di Henry, quasi ad allontanare ogni possibilità di arruolamento per l’amico, per cui prova un forte sentimento che sembra andare ben oltre la semplice amicizia.
L’arruolamento arriva però puntuale, ma contro ogni aspettativa è quello di Henry. Il giovane, ribellandosi alle richieste della madre, si dichiara infatti pronto a mettere al servizio della patria la propria forza fisica, forse per sfuggire da alcuni pensieri ossessivi che intorbidiscono le sue giornate al collegio. Abbandona così l’Inghilterra del cricket, della caccia e della brina sui prati nei pomeriggi d’estate per andare incontro a un mondo fatto di trincee e brandine cigolanti, di granate e fuoco di copertura.
E in questo scenario bellico che lo mette alla prova mentalmente e fisicamente le uniche cose che lo tengono ancorato alla realtà sono Tennyson e le lettere che Sidney gli invia dall’Inghilterra. In questi piccoli momenti di gradita “tregua“, l’amico gli riporta notizie sui compagni, sulle lezioni, sugli studi e sugli “Ardenti“, una “setta dei poeti estinti” per gli scambi in rima negli angoli dimenticati del collegio.
Henry torna a respirare quando sente parlare di hybris, il tutto mentre le granate esplodono sopra alla sua testa e gli viene ordinato di scrivere lettere alle povere madri per annunciare le morti dei figli al fronte. Lettere tutte uguali: patriottiche e disoneste.
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In collegio l’eco delle bombe e dei proiettili è pioggia, mentre in trincea è tuono insondabile. Eppure ci sono quei versi. Eppure ci sono due braccia che sottoforma di quartine rimate lo stringono forte, si fanno corpo caldo con cui condividere il misero spazio di una brandina. Il respiro di Sidney, accanto a Gaunt, lo rassicura e, lentamente, lo rende consapevole del cuore che batte. D’altronde, la letteratura lo insegna: la tragedia della guerra non può annientare l’amore.
In memoriam racconta ombre e luci dell’inizio del Novecento, attraverso gli occhi di due giovani uomini che trovano l’uno nell’altro la forza di superare l’insensatezza del conflitto e che ricercano consolazione nell’immortale lezione dei classici, appresa tra i banchi di scuola. E nel farlo Alice Winn unisce formule differenti, intrecciando fitti e strazianti dialoghi con epistolari e pagine di giornale. Un resoconto documentato della Prima guerra mondiale che si muove, con cupi adagi ed elettrici momenti di leggerezza, tra tragedia e amore.
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