La radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina e il collasso dell’Asse della resistenza che ha la sua testa a Teheran sono al centro del nuovo libro-reportage della giornalista Cecilia Sala, “I figli dell’odio” (dal 2 settembre) – I particolari
Molto si è detto delle tre difficilissime settimane di detenzione in Iran vissute da Cecilia Sala tra fine 2024 e 2025. Fortunatamente, la giornalista del Foglio (e autrice e voce del podcast Stories di Chora News) ha potuto fare ritorno in Italia e al suo lavoro da inviata in aree di crisi (e da divulgatrice sui social).
Sala, che ha seguito sul campo, tra le altre, la crisi in Venezuela, le proteste in Cile, l’Iran, la caduta di Kabul nelle mani dei talebani ad agosto 2021 e la guerra in Ucraina, torna il 2 settembre con un nuovo libro, I figli dell’odio, pubblicato da Mondadori, un testo utile a “comprendere i conflitti che definiscono il nostro tempo”, e “un Medio Oriente in trasformazione”.
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A Hebron, un gruppo di minorenni ebree innalza uno striscione contro i matrimoni misti. A Tulkarem, i ragazzini palestinesi appendono ai fucili le foto degli amici uccisi e si preparano a combattere i soldati israeliani. A Teheran, Abbas piange il cugino impiccato dal regime e prova un misto di terrore ed eccitazione per il grande attacco dello Stato ebraico alla Repubblica islamica. Nel suo reportage, Cecilia Sala si sofferma sulla radicalizzazione di Israele, sulla distruzione della Palestina e sul collasso dell’Asse della resistenza che ha la sua testa a Teheran.
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Nel nuovo libro, la giornalista, nata a Roma nel 1995, fa quindi attraversare a lettrici e lettori i check-point e i raid, e fa entrare nelle case delle vittime e dei carnefici, dei leader militari e dei sopravvissuti. Svela inoltre lo scontro generazionale che attraversa ciascuno di questi paesi, “divenuto una delle linee di faglia più rilevanti – e meno indagate – del nostro presente”. Perché mentre i “pacifisti esausti” tra gli anziani israeliani assistono impotenti alla deriva del proprio paese, una generazione di coloni giovanissimi è la più feroce di sempre in Cisgiordania. Mentre in Palestina un padre come Firas crede ancora nella diplomazia e rimpiange i tempi degli accordi di Oslo, il figlio Samih vede nei suoi tre fucili d’assalto l’unica risposta all’occupazione.
E mentre i vertici della Repubblica islamica dell’Iran tentano di nascondere la propria debolezza, le arrabbiate senza velo che sfidano le telecamere per il riconoscimento facciale sono diventate centinaia di migliaia.
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Il racconto sul campo si arricchisce di alcune interviste a figure chiave, come Hossein Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran, e Ronen Bergman, giornalista premio Pulitzer che spiega il fallimento di Israele nel difendersi dal suo nemico interno, l’estremismo armato. E ancora, Imad Abu Awad, analista palestinese, che non crede esista più una soluzione diplomatica né una militare e per risolvere i problemi del suo popolo spera in una guerra civile interna a Israele…
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Fotografia header: Cecilia Sala (nella foto di Stefania D'Alessandro/Getty Images)