“Borgo Polmone”, il primo romanzo di Stefania Bustelli, porta in un villaggio apparso dal nulla, un viaggio dantesco all’interno di un micromondo dai contorni irreali. L’autrice introduce così lettrici e lettori alla sua storia…

“[…] credo che vivrò per vedere la rovina di ogni cosa bella e grande che esista nel mondo, senz’altra speranza che i fuochi del giudizio che verranno a bruciare la maledetta idiozia dell’umanità.” – John Ruskin, Lettera al padre (maggio 1845)

Benvenuto a Borgo Polmone.

Percorri i tornanti collinari, fiancheggiati dagli alberi, per raggiungere il Borgo e una volta arrivato, dalla tua prospettiva bassa vedi due avancorpi rocciosi sporgersi verso di te, con brandelli di abitazioni penzolanti. Se ti guardi alle spalle, il panorama sconfinato ti fa sentire fragile e smarrito. Resti immobile un poco, in bilico sull’infinito.

Fin da piccola, ho imparato ad osservare il mondo creando un mio personale universo, dove poter riflettere senza essere disturbata. In quei momenti ciò che guardavo si trasformava, facendo largo a spazi inesplorati e nuove prospettive.

Borgo Polmone è carne. È materia che vibra e pulsa sotto il terreno. Questo luogo abitato da personaggi inquietanti ti attira a sé con la sua mole e sembra volerti inglobare nel suo delirio. Potresti fuggire, ma non lo fai. Lo segui.

Sulle pareti invecchiate, resti di graffiti. Il tempo e la pioggia ne hanno lavato via i colori, ma l’anima resta impressa sulla pietra, con qua e là un ciuffo d’erba e qualche sterpaglia. Sacra Famiglia, pellicani, balene.

Gli oggetti e le cose trasmutano, in un’altalena tra reale e irreale, tra fisico e metafisico. Ecco quindi che un borgo in pietra si trasforma in un polmone, un semplice marciapiede in una superfice da sfogliare, strato dopo strato, per scoprire l’universo al di sotto dell’asfalto e le figure di un affresco si staccano dalla parete per prendere vita.

Qui vivono adulti e bambini. I bambini giocano, a te non è permesso. Quel tempo è finito. Il Borgo ti ricorda di andare avanti. Le sculture di gesso sugli scaffali, come comparse di un cinema muto, osservano dall’alto i manufatti di argilla pronti per entrare nel forno. Senti questo odore di bruciato? È il corpo che si disfa sotto l’impeto delle fiamme, stanno punendo un’altra strega.

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Nel Borgo si mangia, ci si abbuffa. Il cibo non è mai abbastanza e mette a dura prova i muscoli del tuo stomaco. Condividi il pasto con esseri immondi e temi di diventare uguale a loro.

Quando scende la notte provi a dormire. Il sonno è arduo da raggiungere e nella stanza ormai buia, non c’è spazio per il silenzio, col mormorio di fondo di chi non trova pace.

E se riesci ad addormentarti, puoi anche sognare. Coraggio, concentrati. Fruga tra i ricordi. Eccolo il grande albero che ti sussurra nel sonno, con la chioma ampia e il fusto spesso. Sogna, ma fa attenzione.

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La musica e le canzoni dei cantautori italiani, il suono “sporco” della puntina che si posa sul giradischi di mio padre. Il teatro napoletano, la natura, i paesaggi, il cielo stellato delle notti estive molisane. L’assurdità dei sogni e l’angoscia degli incubi, gli inquietanti personaggi dei miei viaggi onirici, divenuti spunto per i protagonisti delle mie storie.

Son malato di infanzia e di ricordi e di freschi crepuscoli d’aprile. Sembra quasi che l’acero si curvi per riscaldarsi e poi dormire.” – Confessioni di un malandrino, Angelo Branduardi

Le emozioni prendono spesso il sopravvento su di me. E se la scrittura è un’esigenza, Borgo Polmone vuole spingere ognuno a guardarsi dentro, affrontare ed elaborare le proprie emozioni, anche le più spaventose e intime.

Buongiorno.

Dove va quel treno, in questo luogo senza destinazione? Sdraiati sull’erba con me e giochiamo a contare i vagoni, seguiamoli con lo sguardo mentre scompaiono nel fianco della montagna. Lo senti il fischio? È quasi un grido.

Aspetta. Qualcosa è celato alla vista. Borgo sottosopra, Borgo sotterraneo, il mercato ipogeo ti aspetta con i suoi venditori. Vuoi comprare qualcosa anche tu?

Continua a camminare.

Nel Vicolo del Vento la strada è ghiacciata. Hai già incontrato il vento impetuoso che ti rincorre senza sosta?

“La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.” Divina Commedia, Canto V Inferno

Un segno, un’eco di incredulità, una punta di disagio emotivo che si nasconde sul fondo dello stomaco e torna prepotentemente a galla, magari a distanza di giorni. Io ho preso un borgo e ci ho chiuso dentro tutto, il bene, il male, la morte, la vita. Sempre la vita.

Eccoti.

Quanto hai impiegato ad arrivare e cosa hai attraversato? Senti ancora quel senso di nausea? Borgo Polmone ti guarda dentro, ti incide il suo marchio indelebile e non vuole lasciarti andare. Rifletti. Vuoi davvero essere libero?

 

Stefania Bustelli borgo polmone libri ultime uscite settembre 2025

 

L’AUTRICE – “Onirico e crudele”: così viene definito Borgo Polmone (Il Saggiatore), esordio narrativo di Stefania Bustelli, autrice nata a Napoli nel 1989 ma cresciuta in Molise, e che ora vive e lavora a Vicenza.

Il libro, che viene avvicinato alle opere di autori come Tommaso Landolfi e Thomas Ligotti, porta in un villaggio apparso dal nulla: un involucro vivo infestato da anime tormentate, tra le cui strade soffia un vento gelido che trascina con sé le storie e i lamenti di chi è scomparso.

È qui che approda un viandante senza nome smarritosi. L’uomo non sa da dove venga, né come sia finito lì, ma è consapevole di dover fuggire da quel paese spettrale e di doverlo fare presto; di dover scalare la sommità di quell’organismo in disfacimento per lasciarselo alle spalle.

Sarà l’inizio di un viaggio dantesco all’interno di un micromondo dai contorni irreali, in cui il dolore sembra essersi trasfigurato nei muri delle case e pulsare nei volti dei suoi abitanti. Sul suo cammino il protagonista incontrerà alberi capaci di intrappolare nella propria resina interi esseri umani, donne che cercano di ricatturare la propria ombra fuggita, carcasse di balene abitate da uomini evasivi e misteriosi, banchetti antropofagi in cui si celebra il sacrificio.

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