Barbara Baldi è al suo esordio come autrice di fumetti con il graphic novel “Lucenera”. Forte di una lunga carriera come colorista e illustratrice per importanti pubblicazioni italiane (Sky Doll e Monster Allergy) e per case editrici internazionali come Pixar, Disney e Marvel, l’autrice si racconta in un’intervista a ilLibraio.it

Se il colore potesse parlare, nel graphic novel Lucenera di Barbara Baldi (Oblomov edizioni) avrebbe trovato una sua voce e una sua grammatica. L’arte espressionista e impressionista europea entra nelle pagine di questo fumetto e racconta la storia di due sorelle, i cui destini vengono separati da un volere altrui imposto dall’alto a seguito di una grave perdita familiare. Clara, la protagonista, che condivide con l’autrice una chioma fulva, dovrà affrontare il peso della separazione e dell’isolamento per trovare il proprio destino, in un’Inghilterra ottocentesca, gelida e ostile, rappresentata attraverso paesaggi realizzati con estrema cura e pathos emotivo. Come se ogni vignetta fosse un dipinto ad opera di un pittore impressionista.

lucenera

Barbara Baldi, quella della protagonista Clara è una storia di abbandono (due sorelle che si separano e che vivono destini separati) ma anche di affermazione. Lucenera è la sua opera d’esordio dopo una lunga carriera come illustratrice e colorista nel fumetto italiano. Da quale esigenza è nato? Quanto tempo ci è voluto per completarlo?
“Ho sentito il bisogno urgente di raccontare questa storia, che ho costruito lentamente nel corso di circa dieci anni. Il ruolo di colorista e illustratrice non mi bastava più ed era giunto il momento di esprimermi anche in altri modi.  Ho affrontato il fumetto per la prima volta quest’anno e devo dire che mi è piaciuto molto. Nonostante io debba ancora imparare diverse dinamiche, credo di voler continuare a scrivere storie nuove, basate soprattutto su esperienze personali”.

Lucenera di Barbara Baldi

Com’ è stato all’inizio?
“Inizialmente non mi sentivo pronta, non avendo mai studiato fumetto, ma con un po’ di slancio ho voluto provare ugualmente. Igor Tuveri mi ha definitivamente incoraggiata e messa alla prova, circa due anni fa. È grazie al suo sostegno che ho iniziato a lavorare seriamente al progetto, che ho poi realizzato in 5 mesi. La tecnica è mista. Ho alternato l’acquerello al digitale. Questa storia parla di me, anche se sotto forma di romanzo ottocentesco. Parla di alcune vicende dolorose che ho dovuto affrontare nella mia vita, come l’abbandono dei miei cani per via di situazioni spiacevoli in famiglia e di altre storie. Sentivo anche il bisogno di sottolineare la differenza tra le due sorelle, che conducono il lettore verso strade differenti”.

Lucenera è un’opera graficamente fortissima, con uno stile artistico che si discosta dai fumetti a cui ha lavorato finora come colorista. Sembra attraversare la storia dell’arte tra 1700 e 1800 e alcune vignette infatti ricordano dei quadri di Monet, Vermeer e Friedrich. Sono citazioni volute? Quali sono invece i suoi riferimenti nel fumetto?
“Le citazioni sono volute. Adoro le opere d’arte, mi trasmettono moltissimo pathos. Imparo molto dagli artisti del passato (e del presente) e vorrei che facessero parte di me in qualche modo. Ho passato ore davanti ai dipinti originali nel corso degli anni, e, in questo caso, ho voluto ricreare lo stesso tipo trasporto. Inizialmente, mi hanno aiutata molto anche i libri di alcuni autori per me molto importanti, come Gipi,  Manuele Fior, Pablo Auladell e George Gonzàlez. Il cinema è un altro elemento importante per i miei studi”.

lucenera

Nel libro la linea che separa illustrazione e fumetto è molto sottile e il colore ha un valore tale da risultare il vero narratore della storia. Che differenza c’è tra fare fumetto e illustrazione? La sua vocazione da colorista quanto ha influito in quest’opera?
“Ho voluto impostare il libro sulle atmosfere, utilizzando pochi dialoghi. Non conoscendo ancora bene il fumetto tradizionale, ho preferito intraprendere una mia strada personale. Vorrei che il lettore si immedesimasse nella storia attraverso la pioggia, il freddo, la nebbia e tutto ciò che potrebbe scaturire emozioni. Anche il sole diventa elemento di fastidio, se necessario. Ho imparato il mestiere nel corso di 30 anni, prima con tecniche tradizionali e poi digitali, grazie anche all’Accademia Disney e ad alcuni bravi autori che mi hanno insegnato a colorare. Il lavoro ‘a bottega’ è ancora oggi fondamentale, a mio avviso. Per questo mio libro ho scelto una tecnica pittorica, stendendo le pennellate esattamente come se avessi dovuto lavorare su una tela o su una carta per acquerello”.

Lei ha pubblicato la sua prima opera con Oblomov, casa editrice nuovissima nel panorama italiano. Perché questa scelta?
“Una casa editrice nuovissima e piena di sorprese. È solo grazie all’intuito di Oblomov (Igort) che ho potuto credere davvero in me stessa e realizzare questo libro. Nonostante il prezioso entusiasmo di diversi colleghi, editori e amici, ho voluto iniziare a lavorarci seriamente con la proposta ufficiale di Igor Tuveri. Ci siamo scelti a vicenda. Facebook è un’ottima vetrina, se gestita bene. Grazie a Facebook e al mio portfolio, non mi è mai mancata l’occasione di ricevere proposte di lavoro interessanti, come questa ad esempio”.

Ci consiglia qualche nome femminile del fumetto italiano che preferisce, tra le emergenti (e non)?
“Nonostante siano due autrici molto diverse da me, nello stile e nei libri pubblicati, consiglio vivamente Kalina Hristova Muhova e Sivia Rocchi. Amo molto il loro lavoro, che è fonte di ispirazione per me”.

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